Nel 2012 riuscì a superare il terzo turno di qualificazione agli US Open conquistandosi un posto nel tabellone principale incantando tutti gli appassionati di tennis azzurro. Aveva solo vent’anni e con una bella carriera davanti, oggi quella partita rimane l’unica giocata da Nastassja in uno Slam.
Continui alti e bassi e un fisico abbastanza fragile: prima il gomito, poi la schiena, tutti infortuni avvenuti nell’ultimo anno che non le hanno impedito di giocare con la tranquillità e la costanza giusta. Si era già capito che fosse una promessa nel 2009, quando appena diciassettenne debuttava nel torneo di doppio a Roma, al Foro Italico, dove ritornerà nel 2011 superando addirittura il primo turno, e nel 2012.
A Roma gli italiani apprezzano tantissimo il suo talento: con quel doppio 6-2 alla Cornet nel 2013 strega tutti, soprattutto per la qualità e l’intensità del suo gioco, considerando che colpiva la pallina con una potenza singolare, dall’alto dei suoi appena 178 centimetri. Al secondo turno, successivamente, perderà meritatamente contro Roberta Vinci in un derby tutto azzurro. L’inizio del 2013 è stato, ad oggi, il miglior momento della carriera di Nastassja Burnett: chiunque, pensando al futuro del tennis italiano femminile, avrebbe scommesso tutto su di lei. E invece, per ora, 5 titoli ITF, tutti su terra (Amiens, Olomouc, Monteroni, Madrid e l’ultimo, ad aprile, Santa Margherita di Pula) e appena una convocazione in Fed Cup, a Cleveland contro gli Stati Uniti.
Poco più in là, a fine 2013, riesce a raggiungere i quarti in un torneo WTA a Tashkent, prima del vero e proprio exploit nel febbraio successivo a Rio de Janeiro: semifinali partendo dalle qualificazioni dopo aver battuto Glushko, Torrò-Flor e Ormaechea, prima di soccombere sotto i colpi di Kurumi Nara al terzo set. E’ proprio questo il momento in cui la Burnett raggiunge la posizione numero 123 del ranking, la più alta della sua carriera. Da qui il nulla, o poco più, ma storie come quella di Flavia Pennetta, oppure di Stan Wawrinka, ci insegnano che non è mai troppo tardi per diventare protagonisti della scena mondiale. 24 anni e (speriamo) tante gioie davanti.