Quella di Robin Soderling è una storia molto particolare. Parla di un giocatore che è stato in grado di migliorarsi colpo dopo colpo, torneo dopo torneo, fino ad essere capace di entrare in punta di piedi nei top ten per rimanerci. È una carriera che rientra a pieno titolo nella storia del tennis perché proprio lo svedese fu uno dei due giocatori (l’altro è Djokovic) capace di sconfiggere Rafa Nadal a casa sua, sulla terra parigina. E quella vittoria avrebbe permesso a Roger Federer di abbattere un tabù e di vincere il suo primo e unico Roland Garros che forse, altrimenti, non sarebbe mai arrivato.
MONONUCLEOSI – Tuttavia è anche la storia di un giocatore che è stato martoriato da un problema fisico diverso da quei soliti infortuni che capitano agli atleti. Una malattia che è in grado di fermare carriere, e c’è riuscita alla perfezione con l’ex numero 4 del mondo: la mononucleosi. I tentativi di recupero sono stati tanti e sono durati a lungo, ma non c’è stato nulla da fare: ancora lontano dall’avere trent’anni, Robin Soderling è stato costretto a dare l’addio al Tennis, ritiro che è rimasto circondato da un alone di mistero. Ed oggi, in un’intervista al sito dell’ATP, lo svedese ancora dimostra il suo rammarico: «È stato molto difficile per me affrontare il ritiro. Ero ancora giovane e avrei sempre voluto arrivare a giocare ben oltre i trenta. Ma ero molto malato, penso di aver capito cosa fosse veramente importante» così ha detto Robin. Il ritiro avvenne dopo la vittoria del torneo di casa di Bastaad nel 2011, il vero e proprio canto del cigno. Ma Soderling non è stata l’unica carriera ostacolata dalla mononucleosi: il caso più vicino è quello del croato Mario Ancic che, tuttavia, riuscì a tornare a giocare ad alti livelli, per poi arrendersi a altri infortuni. E molti forse non si ricordano che anche il Re Federer ne ha sofferto.
NUOVA VITA – Oggi lo svedese è riuscito a cambiare vita del tutto, ed ha sviluppato un’impresa leader nella progettazione e nella produzione di palle da tennis per tornei: «Ho lavorato come direttore del torneo di Stoccolma per due anni. Lì mi sono reso conto che ho sempre voluto rimanere in questo mondo. Da giocatore ero molto esigente sui materiali delle palline e allora mi è venuto in mente di passare alla fase di sviluppo tirando fuori una buona palla» Soderling è molto eccitato quando ne parla «ho iniziato come hobby, ad alcuni amici è piaciuta come idea e mi hanno consigliato la commercializzazione». Da allora è iniziata una vera e propria attività che l’ha portato ad essere il produttore ufficiale di alcuni tornei ATP come Stoccolma e Memphis e ad espandersi in oltre 50 paesi: «Mi piace questo lavoro, mi tiene occupato e sono convinto che possa dare realmente qualcosa ai giocatori». Inoltre Robin si sente di dare qualche consiglio ai suoi ex colleghi: «I giocatori a fine carriera devono iniziare a pensare al dopo. Io ad esempio pensavo solo al tennis, ed era un grave errore. Ora ho diverse cose a ci pensare». Insomma, per una carriera sportiva che termina in un brutto modo, ne inizia una imprenditoriale molto promettente.