Federer ha schiantato il nostro povero Berrettini. Nadal non ha avuto pietà di Sousa. Djokovic ha passeggiato su Humbert. Così si è aperta la seconda settimana del torneo di Wimbledon. Ma cosa è successa nella prima settimana di gioco? Ripercorriamo assieme i momenti più importanti del torneo britannico.
UPSET ALERT. Wimbledon è partito con una, sterile, polemica sulle teste di serie. Principale oppositore del sistema è stato Rafael Nadal, scontento di essere tre e non due del tabellone. Polemica a dir poco sciocca dato che il diverso ranking esiste da quasi 20 anni e non è di certo una novità. E polemica ancora più inutile dato il rendimento stratosferico dello spagnolo. Il sistema di teste di serie di Wimbledon tiene conto sia della storia del giocatore nel torneo sia il suo rendimento sull’erba. Questo nasce dalla totale differenza dei manti erbosi rispetto alla terra rossa (differenza abissale) e in cemento (non abissale, ma poco ci manca). La storia della prima settimana svela che sì, c’è differenza, e pure tanta. A pagare dazio sono stati due grandi nomi: Alexander Zverev e Stefanos Tsitipas. Il primo ormai è in un tunnel da cui sembra molto lontano dal trovare la via d’uscita. Sconfitto al primo turno da Veselj, non propriamente McEnroe e infatti puntualmente sconfitto da Paire. Stesso fato ha colpito Tsitsipas. Il greco era sulla cresta dell’onda, con una stagione sul rosso di altissimo livello. Niente da fare. Thomas Fabbiano lo ha portato al quinto e lo ha eliminato. Tsitsi ha mostrato una sinistra allergia: i 5 set, oltre all’erba. Tratto comune dei due giovani. Un altro giovane emergente, Shapovalov, non ha passato il primo turno. Berankis ha spento i suoi sogni di gloria inglesi. Anche Thiem, tra i protagonisti della prima fase di stagione, è crollato al primo turno. Discorso però leggermente diverso. È incappato in Sam Querrey. L’americano è ostico per tutti su questi campi e infatti ha messo in fila tutti finora e, infatti, se la vedrà nei quarti contro Nadal. Altri crolli illustri sono stati Stan Wawrinka e Marin Cilic.
GRADITI RITORNI. Querrey non è l’unico ad aver stupito. Milos Raonic ha ripreso il posto che gli compete. Su questi campi ha un grande feeling con il gioco e forte della sua testa di serie numero 15 si è preso in mano la sua parte di tabellone, orfana di Zverev. Il suo gioco è tremendamente adatto ai campi inglesi ma non abbastanza da battere Guido Pella, protagonista di una buona stagione e meritatamente ai quarti di Wimbledon. L’argentino sfiderà Bautista Agut, dando vita ad uno dei quarti di finale meno prevedibili della storia del torneo. Un altro grande ritorno è Goffin. Già protagonista ad Halle, dove si è giocato la finale con Federer. Goffin sta meritando di giocarsi i quarti con Djokovic, dove difficilmente vincerà ma sta riprendendo le posizioni di classifica che gli competono. Nishikori ha spazzato via Kukushkin in 4 set e dovrà fronteggiare uno scoglio arduo: Roger Federer.
LA DURA VERITÀ. Roboanti cadute di giovani emergenti. Graditi ritorni di giocatori che latitavano da troppo. Tutto bello e tutto molto romantico. Ma poi bisogna stare con i piedi per terra. Alla fine siamo di nuovo lì, next gen o vecchie volpi. Siamo sempre a quei tre. Federer ha scoperto l’elisir di lunga vita e non molla un set nemmeno per sbaglio. Salvo nel primo turno quando Harris l’ha preso alla sprovvista. Dal 6-3 patito nel primo set della prima partita, non ha più mollato un set. Nishikori è avvisato e sa bene, fin troppo bene, a cosa va incontro. 10 partite, 7 vittorie dello svizzero. Nadal, nonostante le polemiche, sta mostrando i muscoli e triturando tutto quello che trova davanti a sé. Solo Kyrgios, in giornata buona sul campo ma non fuori, gli ha strappato un set giocando in maniera sublime ma si è poi arreso alla legge di Manacor. Gioca Rafa e vince Rafa. Djokovic come sempre è più silenzioso degli altri. Anche il serbo ha perso un solo set ma sembra impossibile trovare qualcuno che lo fermi. Siamo alle solite: gli anni passano, quei tre restano. Se ad inizio anno, i next gen sembravano pronti, con il Roland Garros e Wimbledon (dove il livello si alza e la visibilità aumenta) gli equilibri storici si sono ristabiliti.
MOMENTI NON BELLI, FUORI DAL CAMPO. È un’edizione particolare. Con tanti momenti strani sia di tennis (le illustri defezioni) ma anche di comportamento. Che ci fosse tensione si capiva con le polemiche prima. Ecco, durante è andata peggio. Kyrgios passa la serata al pub, gioca da dio con Nadal e nel dubbio gli piazza una fucilata delle sue al corpo e per discolparsi ne esce dicendo che con tutti i soldi che ha guadagnato Nadal una pallata non gli fa così tanto male. Altra occasione per tacere persa. Fognini, fresco di top 10, dimostra che maturare per lui è più complesso che battere Federer in giornata. Perde, male, contro Sandgren e se la prende non solo con il campo, contro il circolo e contro l’Inghilterra tutta. Mai esagerato. Sempre fuori luogo.
ITALIA. Nota amara Fognini. Nota agrodolce Berrettini. Certo non ha fatto una bella figura contro Federer. Ma era oggettivamente impensabile credere che Matteo potesse battere lo svizzero, suo idolo, sul centrale dove giocava la prima volta. Legittimo aspettarsi di più? Ovviamente si. Ma se guardiamo la stagione fino a qui del nostro tennista, non possiamo che inchinarci, fargli i complimenti e sperare che sia in grado di superare la brutta figura e prendere spunto per migliorarsi ancora. Anche Fabbiano ha giocato un bel torneo dimostrando che il nostro movimento è forte e solido.
I quarti del singolare maschile ripartono domani. I campi verdi regaleranno nuovi ribaltoni oppure i big three manterranno la tradizione? All’erba l’ardua sentenza.