Dijana Djokovic è un fiume in piena: “Nole è un prescelto da Dio. Federer è un po’ troppo arrogante”

La mamma di Djokovic rilascia una lunga intervista a Blick, e non si risparmia in commenti, difendendo a spada tratta il figlio.

Di tanto in tanto, Dijana Djokovic ha rilasciato varie interviste grazie alle quali siamo stati in grado di conoscere meglio la storia di Novak Djokovic, da quando era bambino e cercava di sfuggire alla guerra in Serbia, fino a diventare ragazzo e poi uomo, e realizzare il suo sogno di diventare un giocatore di tennis.

In un’intervista per Blick, la madre di Nole offre maggiori dettagli sulla storia di suo figlio e parla anche di Roger Federer, di cui non sembra avere una gran opinione, oltre a esprimere il suo rammarico per avere suo figlio lontano e poterlo vedere molto di rado.

D: Parliamo della sua infanzia (di Djokovic, nda), e di come si è presto resa conto che Nole era un bambino speciale.

DD: “Fin da piccolo non era come gli altri bambini. Era molto maturo. Gli piaceva giocare, ma la sua attenzione era diversa. Da quando era nato, aveva i capelli folti e urlava forte come un asino (modo di dire serbo). Non avrei mai immaginato nemmeno nei miei sogni più grandi che mio figlio sarebbe un giorno diventato il migliore del mondo.
Quando aveva sei o sette anni, lo portammo in un campo vicino alla nostra vecchia casa a Kopaonik e lì, Jelena Gencic disse che dopo Monica Seles, non aveva mai visto un bambino con così tanto talento”
.

D: Ci parli ora delle difficoltà incontrate agli inizi e il modo in cui la famiglia ha dovuto dividersi.

DD: “Erano tempi difficili. Lavoravamo entrambi a Kopaonik ma non avevamo abbastanza soldi per pagare l’affitto dell’appartamento. Mio marito era quello che accompagnava Novak ai tornei e io rimanevo a casa con gli altri due bambini piccoli. C’erano giorni così brutti che non chiudevo occhio la notte, non sapevamo nemmeno come comprare il pane.
Ero disperata ma in qualche modo, se hai in mente un obiettivo, finisci per raggiungerlo. Penso comunque che fossimo una famiglia coraggiosa.
Certo è che se Novak fosse nato in un altro paese, le cose sarebbero andate molto diversamente”.

D: Ci racconti, se può, il modo in cui lei e suo marito avete cercato un modo per andare avanti finanziariamente.

DD: “Srdjan ha preso in prestito denaro da persone che avevano attività illegali. Volevano indietro quei soldi con alti tassi di interesse e per pagare i debiti, doveva chiedere soldi ad altre persone. Il classico cane che si morde la coda. Ci hanno chiesto maggiori interessi, sempre di più, sempre di più. Srdjan ha bussato a migliaia di porte per trovare uno sponsor.
Ha chiesto loro se qualcuno voleva investire in Novak, ma la gente non ascoltava. È un peccato per loro, avrebbero potuto guadagnare milioni oggi”.

D: Per permettere a Nole di coronare il suo sogno, e diventare un tennista professionista, si sono stravolti gli equilibri in famiglia, non è così? Sente di aver trascurato un po’ gli altri due figli?

DD: “Abbiamo trascurato i suoi due fratelli più piccoli perché tutto ruotava attorno a Novak. Una volta Marko e Djordje dovevano andare in un campeggio a Barcellona, ​​ma abbiamo cancellato tutto perché la famiglia è volata a Miami il mattino dopo per stare con Nole. Lui aveva bisogno di noi e noi volevamo farlo sentire come se fossimo con lui. Raggiunse la finale a Miami, ed è stata un’esperienza stupenda, e decisiva. Da allora, abbiamo dato tutto per lui. Mi dispiace per i nostri altri due figli, avevano anche talento, ma non potevamo sostenerli. Mio marito è rimasto senza energie. Non avevamo la forza di farlo di nuovo come con Novak”.

D: La fama e il successo hanno un impatto forte sulle persone, ma forse per uno come Nole, che viene dalla Serbia, hanno ancora più impatto.

DD: “A Londra del 2009, ero molto spaventata. Scotland Yard ci tenne tutti a casa, perché Nole sostenne la causa “Kosovo fa parte della Serbia” ed  fu minacciato da gruppi albanesi.
Un vicino mi disse che c’erano alcuni uomini fuori casa, probabilmente tossicodipendenti, che volevano rapire i nostri cani per chiedere un riscatto. Novak ha perso poi contro Marat Safin e tutti si chiedevano perché. E’ così ovvio! Nostro figlio era sotto pressione! Nessuno ne parlava”.

D: Cambiamo argomento. All’inizio della sua carriera, Djokovic ha avuto vari problemi di salute e ha avuto difficoltà respiratorie. Anche questo ha suscitato critiche, già da diversi anni.

DD: “Spesso Novak è stato attaccato dal pubblico o da esperti di tennis a causa dei suoi problemi di salute. Aveva una curvatura nella parete del naso e aveva difficoltà a respirare. Dopo l’intervento, le cose sono andate meglio. Nel 2010, ha scoperto che era intollerante al glutine e nel 2007, a Wimbledon, dovette abbandonare la sua semifinale contro Nadal perché aveva giocato con il sangue sulla punta del piede per cinque giorni. Lo hanno accusato tutti! Compreso McEnroe! Ho visto io però il suo piede la sera prima, e al mattino riusciva a malapena a camminare con le scarpe da ginnastica, gli avevo consigliato di non giocare. Dopo aver vinto il primo set su Nadal, si è fermato di nuovo per un Medical Timeout, e quando Nadal ha visto il sangue sapeva cosa stava succedendo e lo ha fatto muovere da un angolo all’altro, fino a quando Novak ha detto basta”.

D: La sconfitta più dolorosa nella carriera di Djokovic è stata quella che ha avuto nel primo round dei Giochi Olimpici di Rio 2016, quando è stato eliminato da Del Potro.

DD: “Quella sconfitta mi spezza ancora il cuore. Le lacrime che ho visto in quell’occasione sono le più grandi che abbia mai visto. Aveva tutto per vincere l’oro ma il sogno non si è avverato. Aveva quel problema al gomito e non poteva sopportare la pressione. Ha sentito di aver deluso il popolo serbo”.

In un’altra intervista passata, Dijana ammette che durante l’ultima finale di Wimbledon, quando Roger Federer aveva quel 40-15 per vincere il titolo, ha pregato afferrando la sua croce per cercare di portare fortuna a suo figlio ma in questa occasione, aggiunge altri dettagli.

DD: “La partita contro Roger a Wimbledon è stata la più difficile dell’anno scorso. Allo stadio, tutti lo hanno applaudito ed eravamo solo una manciata, noi fan di Novak. Non è una cosa che mi turba molto, ma in quel momento si, mi ha dato fastidio perché trovo Roger sia un po’ arrogante alcune volte. Quando ha avuto quei due match point, ho afferrato la mia croce del Rìo Don, un amuleto che indosso e che mi salva in tempi difficili. Mi sono detta: “Nole, puoi farcela. Lo hai già fatto altre volte. Fallo di nuovo”, e l’ha fatto. Dio l’ha salvato. Anche Novak crede in Lui. Si sente scelto da Dio. Porta una croce che gli porta pace e felicità”.

Per finire, Dijana esprime le sensazioni che prova quando è lontana da suo figlio e non riesce a vederlo quanto vorrebbe.
Capisce che deve avere la sua vita, avere la sua famiglia ora, ma vorrebbe essere di nuovo con lui, come quando era un bambino.

DD: “Quando ci ha fatto conoscere Jelena, ho pensato che non sarebbe stato molto rilevante dato che aveva solo 18 anni, ma le cose sono andate diversamente. Non ha aspettato e si sono sposati. È logico che sua moglie si sia presa cura di lui, come io ho fatto per mio figlio, come cucinare e gestire una casa. Non interferisco nella loro vita. Non vivono in Serbia, quindi ci vediamo raramente. Hanno la loro vita, la loro oasi. Ci sono alcune differenze tra la loro vita e la nostra e il modo in cui crescono i loro figli, qualcosa con cui non sono sempre d’accordo. Oggi mio figlio appartiene più al mondo che alla sua stessa famiglia. Mi manca il tempo che abbiamo trascorso. Mi piacerebbe stare da sola con lui anche solo per mezz’ora.
Parlarci, ridere insieme… Solo noi due! Ma è un lusso impossibile dato che ha molti obblighi e troppe persone intorno a lui. Vorrei prenderlo per mano e andare da qualche parte con lui. Un giorno lo farò!”

 

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