Il tennis è ufficialmente fermo fino al 13 luglio ma come per quasi la totalità degli sport si susseguono le ipotesi su quando e come si potrà tornare a giocare. Lo abbiamo detto più volte non sarà facile, soprattuto per come è organizzato il calendario di questo sport, almeno di stravolgimenti particolari legati alla diffusione dell’epidemia o a importanti passi in avanti in campo medico, ma nonostante tutto si provano ad immaginare scenari futuri.
In un’intervista a Sky Sports ha parlato Novak Djokovic in veste non tanto di numero 1 della classifica Atp, ma come presidente del Consiglio federale per quel che riguarda gli interessi dei suoi colleghi. Il serbo non è sembrato ottimista neanche per il periodo che viene dopo la fatidica data del 13 luglio: “Ufficialmente, torneremmo il 13 luglio, ma il fatto che abbiano già cancellato il Wta canadese non è un buon segno. Dovremo vedere come si evolve la situazione soprattutto negli Stati Uniti”.
La sensazione che arriva dalle parole del serbo è che difficilmente si potrà giocare in sicurezza sul cemento nord americano quest’estate, nonostante le ultime indiscrezioni che parlano di un possibile trasferimento degli US Open sui campi di Indian Wells: “Esiste la possibilità che l’intero tour negli Stati Uniti venga annullato per il 2020 e che si torni ai tornei su terra battuta in autunno con Roland Garros e Roma”.
Il numero 1 del mondo, come sostengono anche molti colleghi è stato il più danneggiato dallo stop causato dalla pandemia di Coronavirus, in quello che poteva essere un 2020 di successi, inaugurato già con la vittoria agli Australian Open d’inizio anno. Proprio l’australiano Thanasi Kokkinakis ha dichiarato alla stampa del suo paese che, mentre Nadal e Federer (soprattutto lo svizzero data l’età e l’intervento) potrebbero sfruttare la pausa forzata per riequilibrare il divario visto ad inizio anno.