Una chiamata inaspettata, arrivata nella notte, ha svegliato Helena Sukova. Dall’altra parte della cornetta sono arrivate poche parole, ma concise: ce l’hai fatta! A dire queste semplici parole è stato Stan Smith, che ha così comunicato alla ceca di essere entrata nella Hall of Fame di Newport. La Sukova, ex n. 4 del ranking, è stata molto emozionata per essere entrata in un club di leggende. Il sogno che è diventato realtà, ha avuto la conferma ieri, quando durante la celebrazione la Sukova ha diviso lo scenario con Michael Stich, mostrandosi radiosa ha ricordato alcuni dei momenti più importanti della sua carriera. La giocatrice di Praga ha iniziato parlando dei suoi primi momenti sportivi:”Ho passato molto tempo nel club Sparta quando ero giovane, poco a poco ho iniziato a giocare a tennis. Quando ho avuto sette anni, i dottori mi hanno consigliato di smettere con questo sport, perché il mio corpo stava crescendo male, per esempio ho avuto la gamba sinistra più corta rispetto alla destra. Se devo essere sincera, ho preferito il calcio rispetto al tennis, perché credevo che il tennis fosse un sport dove si doveva solo correre in un campo, nulla di speciale. Però, tutto è cambiato dopo il referto del medico, ed ho capito che il tennis era lo sport adatto a me” ha confessato la Sukova.
“Quando mia madre ormai non c’era più, parlando con mio padre ho scoperto che da piccola ho avuto difficoltà con una delle mie anche, non consentendomi di fare sport in futuro. Nonostante tutto questo, ho avuto una grande carriera, a 14 anni sono stata in Fed Cup ed a 16 anni nelle prime cento. Non ricordo molto in realtà sulla mia carriera, dai 18 in poi ho pochi ricordi. Sicuramente i ricordi migliori si hanno delle vittorie, perchè sono emozioni uniche, arrivano dopo grandi sacrifici e dopo aver lavorato ogni giorno.”
La Sukova ha concluso lanciando un messaggio:”Credo che se sapessimo il segreto che rende forti noi tenniste ceche, lo daremmo anche agli uomini. Nel maschile c’è solo Berdych, poi nessun altro. Grazie a Jaroslab Drobny, Martina Navratilova o Jan Kodes, il nostro tennis ha sempre avuto delle stelle che ci hanno spianato la strada e permesso di fare le stesse cose degli atleti di altre nazioni. Prima i ragazzi volevano essere come Martina Navratilova o Ivan Lendl, adesso invece sognano di diventare come Petra Kvitova o Karolina Pliskova, abbiamo bisogno di queste ragazze e siamo felici per loro” ha così concluso la ex-top 5 ceca.