Decantare continuamente con aggettivi pomposi le imprese di Roger Federer, risulta essere, ad avviso di chi scrive, un’operazione tanto ritrita quanto poco originale da effettuare. Considerare invece i suoi meriti, specialmente tecnici, che si nascondono dietro questa “rinascita”, catalizza inevitabilmente il processo di comprensione della reale essenza di Roger Federer, un talento puro esaltatosi nel duro lavoro e nella ricerca di nuovi stimoli e di nuove sfide. E nel suo “nuovo” rovescio, specialmente nelle battaglie recenti contro Rafa Nadal, si riscontra tutta questa nuova linfa vincente.
L’IMPORTANTE SPINTA DI LJUBICIC – Non è assolutamente frutto di casualità o di intrecci favorevoli; dietro le convincenti prestazioni messe in mostra in questi mesi sulla diagonale sinistra, c’è un lavoro multidirezionale assolutamente fondamentale. Artefice di queste operazioni è stato Ivan Ljubicic, che nella sua carriera ha sempre giocato splendidamente di rovescio (tant’è che era uno dei tennisti a far soffrire maggiormente Nadal): vestiti i panni dell’allenatore, ha insistito fortemente per sviluppare ulteriormente le capacità tecniche del suo “allievo”, conscio della buona riuscita della trama vista la quantità sterminata di talento a disposizione. Il primo tassello ha riguardato l’aspetto psicologico: attaccare, attaccare ed attaccare, sempre. Il muro spagnolo eretto da Rafa (prendiamo lui come esempio visti i precedenti) non andava più visto come un ostacolo; doveva semplicemente essere abbattuto. La svolta a livello psicologico è stata prodromica rispetto al resto.
LE VARIANTI TECNICHE VERSO IL PIENO SUCCESSO – Centrato l’obiettivo “mentale”, si è passati direttamente all’applicazione sul campo. Per rendere più longeva e meno dispendiosa una carriera già straordinaria, la programmazione ed il risparmio delle energie risultano essere fondamentali. Accorciare gli scambi con un’arma in più è un ottimo punto di partenza. Roger, con immensa umiltà, si è totalmente messo a disposizione dei nuovi dettami di Ljubo, ottenendo risultati ottimali. Oltre al cambio di racchetta ormai già avvenuto da qualche anno, con un ovale più ampio rispetto al precedente, il primo step decisivo ha riguardato l’avanzamento della posizione nei pressi della riga di fondo. In un’ottica offensiva, diretta alla piena verticalità, stare vicini al campo è una condizione importante. Il croato, però, invita Federer ad aggredire ancora di più, costringendolo a compiere un ulteriore passo in avanti per anticipare l’esecuzione, rubando così tempo all’avversario ed avvantaggiandosi per il colpo successivo. L’elvetico non attende l’arrivo della palla, ma gli va incontro sbracciando con la sua consueta eleganza. Sul cemento è stato evidente l’abbassamento numerico dei rovesci in back in favore di continue esecuzioni in top, molte delle quali vincenti sia in diagonale che in lungolinea (la prima variante è tuttavia quella prediletta).
UNA MAGGIORE INCISIVITA’ – Compiuta questa operazione, il resto si è rivelato pressoché automatico per un talento del genere. Globalmente, il gesto risulta essere meno contratto e più fluido, più armonico e secco. Ciò è conseguenza della prima fase: anche nella finale dell’Australian Open contro Nadal, probabilmente vi sono stati meno di dieci casi in cui Federer è ricaduto nella trappola del passato, bloccando cioè l’esecuzione e facendosi scavalcare dalla rotazione della chela mancina. Nella maggior parte degli scambi, infatti, il passo avanti di Federer gli ha procurato vantaggi enormi nella gestione del primato da fondo, lasciando l’avversario meravigliato e stupito da questo contrattacco imponente. Il posizionamento del corpo è migliorato molto, creando benefici a livello di timing sulla palla e di miglior distribuzione del peso al momento dell’impatto, il quale comporta a sua volta una maggiore spinta. Il tutto è più rapido e concreto nella costante applicazione del principio dell’anticipo, anche a costo dell’errore. I miglioramenti sono stati evidenti nella stagione sul cemento, meno sul’erba vista la peculiarità della superficie (ma qui, quasi non ce n’era bisogno).
E SULLA TERRA ROSSA? – Resta l’incognita, ma nemmeno così grande, dell’impatto di tale nuovo approccio sui lenti campi in terra battuta, dove inevitabilmente il rimbalzo è più alto e le rotazioni più esasperate. Come sappiamo, Federer ha saltato l’intera stagione sulla terra rossa, Roland Garros compreso. Questo è stato il segreto della splendida forma psicofisica mostrata a Wimbledon, sicuramente impossibile da raggiungere dopo due mesi dispendiosi sul rosso. Viene da pensare però che sarebbe stato piuttosto arduo giocare sempre in questo modo anche sul mattone tritato, dovendo esasperare ancora di più l’anticipo ed il movimento in avanti. Teoricamente, quindi, una simile applicazione avrebbe potuto condurre a risultati differenti e meno rilevanti; praticamente, però, con Roger Federer bisogna sempre andarci con i piedi di piombo, vista la capacità incredibile di stupire in ogni circostanza.
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