Era tutto pronto ad Ortisei, la cittadina trentina che ospita da anni un buon challanger, ben organizzato nonostante il calendario non sia dei migliori, a metà novembre, quando tutti i giocatori si leccano le ferite dell’annata o si spremono per recuperare dei punti da usare nelle entry list della stagione successiva. Ma qualcosa è andato storto, così Andreas Seppi, l’enfant du pais, detentore del titolo da 2 anni, attrazione del tabellone trentino, ha dovuto dare forfait dopo la sconfitta netta patita a Parigi Bercy contro Roger Federer.
Andreas ha un problema di salute, che al di là del punteggio severissimo che ha dovuto incassare in Francia, lo ha sicuramente limitato tanto da rinunciare ad un torneo non di grande valore dal punto di vista del ranking ma certamente rilevante da quello affettivo, tanto da essere oggetto di una kermesse che metteva in palio un posto nel torneo di doppio proprio con lui. Un posto che era andato ad un altro giocatore che con gli infortuni ha un conto aperto (e lungo), quel talento di Adelchi Virgili, colpito ancora una volta dalla mala sorte.
Un peccato chiudere l’annata 2015 in questo modo, con un altro infortunio dopo quello che in marzo lo ha colpito costringedo il giocatore alto-atesino a dare forfait per l’intera stagione su terra rossa. Ma andiamo con ordine.
Il 2015 di Seppi è iniziato alla grande: semifinale a Doha, sconfitto da Thomas Berdych, poi il botto, ovvero quarto turno a Melbourne (dopo l’incidente di percorso a Sidney con l’uscita al primo turno contro Vasek Pospisil) con quel terzo turno clamoroso contro Federer sconfitto in quattro set lottati, e poi quel quarto turno contro Nick Kyrgios, lottato fino alla fine contro tutto e tutti, ma dimostrando una tigna agonistica che Andreas, giunto ai 30 anni, mai aveva mostrato in carriera. Una partita che avrebbe segnato l’ingresso ai quarti di finale, finita in volata al quinto set e che forse pesa ancora nella mente del nostro giocatore. La reazione sul campo però è da grande campione, a Zagabria, indoor, con una finale persa contro Guillermo Garcia-Lopez, dopo aver vinto tutte le partite che c’erano da vincere in un tabellone non irresistibile. Ma sappiamo che proprio quei match sono i più difficili. Altra sconfitta contro Berdych Rotterdam in una partita dai due volti, al secondo turno, e poi contro Gasquet a Dubai, al primo turno e di nuovo in volata. La parentesi Davis conferma l’andamento alla “luci ed ombre” con la vittoria su Golubev e la sconfitta contro Kukushkin. Terzo turno a Indian Wells, convincente, fermato da Roger Federer, e poi ancora sconfitte al primo turno a Monte-Carlo contro Tommy Robredo e poi a Parigi dopo la sosta di quasi un mese per l’infortunio all’anca, trascinatosi forse per troppo tempo senza uno stop curativo adeguato.
Andreas si rigenera però con l’arrivo della stagione sull’erba, da sempre amata. Secondo turno a Stoccarda nella nuova livrea “verde” e poi grande finale ad Halle, nella Gerry Weber Arena al cospetto di Federer (terzo incontro in stagione) dopo aver fatto fuori due Tommy, Haas e Robredo, e aver beneficiato dei ritiri in campo di Gael Monfils e Kei Nishikori. La fortuna pare ridare qualcosa indietro al nostro giocatore. Si arriva a Wimbledon, con un onorevole terzo turno, dopo la sconfitta inopinata contro Yen-Hsun Lu a Nottingham, con un match ben giocatore contro Andy Murray, al quale strappa un set approfittando di un passaggio a vuoto dello scozzese che stava giocando in modo perfetto.
Si torna sulla terra, e Andreas rimedia una sconfitta al secondo turno contro il portoghese Joao Sousa, prima di concedersi una bella semifinale ad Amburgo persa nettamente contro Rafa Nadal. Kitzbuhel ripete il copione di Umago, questa volta per mano di Dusan Lajovic, contro il quale però Andreas si ritira per nuovi problemi fisici. La trasferta oltre-Atlantico è amara: fuori al primo turno contro Gilles Simon a Montreal e secondo turno a Cincinnati contro Feliciano Lopez dopo aver sconfitto l’estroso francese Adrian Mannarino. Terzo turno all’US Open, confermando la buona attitudine slam di Andreas quasi mai fuori al primo turno, arrendendosi contro il giocatore più hot del 2015, ovvero Nole Djokovic.
Si va in Asia per avviarsi verso la chiusura della stagione. E niente, qui suoniamo le note più dolenti, ovvero una serie di quattro eliminazioni al primo turno a Pechino e Shangai per mano di David Goffin e Steve Johnson. I tornei indoor europei non vanno meglio, fuori di nuovo per mano di Ivo Karlovic a Vienna e di Goffin (lottando) a Basilea. La vittoria al primo turno di Bercy contro Pablo Cuevas facevano sperare in un match (il quarto) contro Roger Federer nel quale giocare a braccio sciolto, sperando di trovare lo svizzero non al meglio dopo la vittoria in casa, ma nulla, il fisico non ci ha aiutato e il grande campione svizzero neanche.
Questa disamina ci fa capire alcune cose però:
- Andreas quest’anno ha fatto praticamente tutti i punti pesanti sul veloce, segno che la sua carriera ha preso chiaramente la strada che per anni ha battuto, ovvero quella del tennis che conta, facendo sempre le scelte di calendario migliori (molto migliori di tanti suoi connazionali), onorando i tornei sulla terra ma raccolgiendo tanto sulle superfici rapide dove il suo tennis di ritmo e timing raccoglie dividendi importanti.
- Ha giocato contro tutti i fab 4. Sconfitto Federer una volta, giocandosela quasi alla pari ad Halle. Ha impegnato un ottimo Murray. Non si è fatto per nulla umiliare da Djokovic, ha sofferto contro Nadal, ma si trattava di una finale.
- Ha quasi sempre sconfitto giocatori piazzati peggio di lui in classifica, segno di una maturità psicologica rarissima nel tennis tricolore.
- Chiude l’anno con 25 partite vinte nel circuito, e 25 perse. Un bilancio di 7 vittorie slam contro 4 sconfitte, top 30 ancora una volta
Non ci allineamo a quanti hanno definito deludente quest’annata. Andreas ha giocato bene nei tornei importanti, negli Slam, ha raccolto poco o nulla nei Master Series vero, ma ha preso una finale e una semifinale negli ATP 500, stesso bottino negli atp 250 e ha patito due infortuni importanti oltre che confermarsi al top di uno sport ultra-competitivo a livello planetario. Sapevamo che non era lui il “messia” del tennis italiano, in grado di rietrare tra i primi 10 e regalarci una slam, ma è sicuramente un professionista serio e capace su cui contare. Ad avercene.