Il campione croato ha analizzato pregi e difetti della Francia, rivale della sua Croazia in semifinale di Davis Cup.
La sovrabbondanza dei transalpini – «Ogni anno sono tra i candidati alla vittoria finale. Se si giocassero quattro incontri di singolare, vincerebbero tutte le partite. Per noi che disponiamo di due giocatori di valore assoluto è più difficile. Però, a volte, quest’ultima condizione è vantaggiosa. In tutti i match schieriamo i nostri tennisti più forti. Loro sanno già quello che devono fare. Invece, è più facile sbagliare quando hai molte possibilità di scelta».
Capitolo Yannick Noah – «È una persona piena di energia, grazie a questo riesce a tirare fuori il meglio dai suoi giocatori. Però secondo me, per un capitano di Davis Cup è basilare la lunghezza del progetto: servono almeno cinque anni per raggiungere dei traguardi importanti. Nikki Pilic è il mio punto di riferimento, lui sapeva sempre quando intervenire».
Il giovane Lucas Pouille – «La prima volta che l’ho visto giocare colpiva la palla alla grande. Ma ho sempre detto che c’è una grossa differenza tra un ottimo colpitore e un campione. Serve tempo per capirlo. Lucas ha le idee chiare su chi vuole diventare. Quando si allenava a Dubai era molto concentrato e preso da quello che faceva. L’anno prossimo sarà più complesso per lui, perché dovrà confermarsi».