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Jannik, erba amara

Ci è voluto un po’ di tempo, ma è arrivato infine il momento di vedere come se la cava il nostro Jannik sulla superficie più poetica del tennis: comincia la fuggevole stagione verde, che l’anno scorso è stata saltata a piè pari a causa del coronavirus. Le sporadiche apparizioni erbivore di Jannik risalgono al 2019, quando il nostro baldo giovanotto, ancora minorenne, fallì le qualificazioni a Wimbledon perdendo 12 (game) a 10 al terzo set contro Bolt. Adesso ne è passata di acqua sotto i ponti, Sinner è un altro giocatore e sarà una sorpresa vedere come si muove qui. Servizio e volée non sono ancora le sue specialità, né la continuità di concentrazione fondamentale in un contesto dove recuperare è più difficile che altrove, d’altro canto le sue bordate da fondocampo potrebbero risultare più efficaci su campi veloci, così come la sua capacità di entrare subito nei match.
Intanto l’esordio (presunto) morbido contro Draper, talentuoso e discontinuo coetaneo, 309 Atp, lascia qualche speranza di giocare almeno un altro turno, il che sarebbe fondamentale per prendere confidenza in vista di Wimbledon.

L’approccio mentale di Sinner è perfetto nonostante la percentuale di prime un po’ bassa e qualche errore di dritto. Funziona bene la risposta e funzionano bene le accelerazioni da fondo che non lasciano scampo a Draper nella fase iniziale. Il 4-0 ne è una diretta conseguenza, ma poi la faccenda si complica all’improvviso con il break del 4-1 dopo un game lunghissimo. Il britannico si sveglia, si esalta e corona la rimonta raggiungendo il 5-5. Jannik ritrova il servizio e si riporta avanti 6-5 con tre ace nel game. Draper risponde con autorità e lo raggiunge al tiebreak. Il primo minibreak arriva con una risposta profonda di Sinner nei piedi del dirimpettaio, per il 4-2. È lui a raggiungere per primo un doppio set point ma, complice uno scivolone, li spreca entrambi per poi cedere 8-6 al mancino avversario.
Il secondo parziale scorre veloce secondo i servizi fino al 3-3 poi è Jannik a trovare la zampata, con l’aiuto attivo di un doppio fallo di Jack. Da qui a servire per il set il passo è breve ma Jannik s’inceppa e, come nel primo parziale, si fa raggiungere grazie a una serie di errori non forzati. Draper ora tiene il servizio e Jannik deve salvarsi: sul 30/30 vede la fine a distanza ravvicinata ma si salva con un ace e un recupero d’alta scuola. Sarà un altro tiebreak a decretare il destino della gara. Questa volta il gioco decisivo è a senso unico, e prende la direzione dell’idolo di casa, che vince a due con pieno merito. La lezione dell’erba è piuttosto severa per Jannik, non tanto perché il suo tennis non funzioni sul verde, quanto per la padronanza dei tempi della partita, più rapidi e spietati che altrove.

Nicola Balossi

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