Bisogna stare qui, un passo alla volta, quindici dopo quindici. Non pensare a Taro Daniel che ha estromesso lo stravolto Andy Murray, non pensare a Medvedev, a Kyrgios e nemmeno a Tsitsipas o Benoit Paire. Inutile negare gli scenari che vediamo dalla giostra ma adesso è il momento di mettersi il paraocchi, Jannik lo sa.
Cominciare con otto punti di fila si avvicina decisamente a quello che intendiamo; viceversa Steve Johnson è tutt’altro che felice, costretto ad affrontare palle break anche nel terzo game, già sotto 2-0. Alla terza occasione Jannik si difende bene da fondo per poi accarezzare una palla corta al bacio e afferrare il 3-0 pesante. Il primo set è in ghiaccio e questa partita nasconde una sola grande insidia: quella di considerarla ormai chiusa e di viaggiare sotto ritmo a fari spenti nella notte. È una di quelle situazioni in cui bisogna appellarsi all’innato sadismo del campione per rimanere vigili. Per la fredda cronaca, il set si chiude 6-2 con un parziale impietoso di 28 punti a 14, durata: 28 minuti.
Si ricomincia con maggiore equilibrio, il servizio dell’americano viaggia di più e Jannik insegue nel punteggio senza troppi scossoni e qualche perla come la volée in allungo che gli vale il 2-2. Nel quinto gioco il rosso risale da 30/0 con un ceffone di rovescio in risposta, poi va a palla break con un bel dritto incrociato. Johnson ora però può contare sul servizio e si porta 3-2, che diventa 4-3 al rintocco successivo, quando la pallina comincia a scottare. Sul 4-4 Jannik è bravo a prendere uno smash di Johnson e a riaprire il game – di nuovo – da 30/0. Ai vantaggi Steve perde la misura del campo e concede palla break, poi Sinner è bravo a spingerlo nell’angolo senza forzare fino a raccogliere il suo errore: 5-4 e servizio per l’azzurro. Il 2-0 arriva puntuale malgrado la maggiore resistenza avversaria.
La situazione di equilibrio ha infastidito Jannik, che ora decide di partire forte e prendersi subito il break di vantaggio per fiaccare per sempre il morale del dirimpettaio. C’è ancora il tempo di testare un momento di difficoltà nel quarto game, con lo 0/30 e poi la prima palla break su un doppio fallo. Il servizio risponde all’appello a intermittenza: ne viene fuori un gioco sofferto che si chiude con l’ace dopo oltre sei minuti. È l’ultimo sussulto di una gara senza storia che si chiude con un altro break sul 6-3.
Adesso si può pensare a Taro Daniel, l’ammazzaitaliani (che solamente negli ultimi quindici giorni ha battuto ben quattro azzurri) che ha spianato ulteriormente il tabellone della prima settimana sinneriana: è l’esordio al terzo turno qui per Jannik, che però non ha nessuna voglia di accontentarsi – e noi con lui.