Per la seconda volta il destino piazza Jannik vicino a Nadal. In questo caso c’è solo un ostacolo tra i due, e porta il nome di Ugo Humbert. Il francese numero 32 Atp non è particolarmente temibile sulla terra, ma la maggiore insidia di questi presunti turni tranquilli sta proprio nell’apparente mancanza di insidie. Ci vogliono un ottimo approccio e una capacità di lettura del match finalizzata a tenersi lontani dai guai pur risparmiando energie psicofisiche in vista di un torneo possibilmente lungo.
Jannik parte a razzo in risposta, aggredisce Humbert con un lancio di comodini e mobilie varie nei pressi delle righe ma si brucia due palle break tra stecche ed errori di misura e il treno se ne va. Sinner impatta e il copione sembra ben definito (e piacevole) con il francese che per non lasciargli in mano le danze deve rischiare grosso e abbreviare gli scambi. Ragionamento ineccepibile, ma a furia di camminare sul cornicione, Ugo inciampa nella quinta palla break e va sotto 2-1. Il guaio per il mancino di Metz è che Jannik ha molte più soluzioni, può reggere scambi prolungati, variare con palle corte, rilanciare o eventualmente appoggiarsi sui colpi dell’avversario, così il primo set va in archivio, chiuso da una combinazione servizio-dritto che Humbert può solo guardare: 6-2 e palla al centro.
Qui c’è un piccolo incidente, perché Sinner non trasforma le tre palle break nel game d’apertura, poi s’inguaia, perde il servizio a 15 e si ritrova sotto 2-0 senza nemmeno sapere il motivo. Visto che la settimana scorsa il cambio di luna contro Popyrin gli aveva creato orribili sbalzi di umore, siamo qui a osservarlo con il lanternino e l’attenzione maniacale che si riserva a quelli baciati dal talento. Lui ci ricambia con uno scatto d’orgoglio che stordirebbe un rinoceronte, figuriamoci la fragile fiammella di autostima che si era riaccesa dall’altra parte della rete: sono quattro game consecutivi, Humbert scuote i riccioli ma riesce a tenersi in scia per il 4-3. Sul 5-3 Humbert si porta 40-15 ma Jannik aggredisce, prende la rete, agguanta più volte la parità (e infila pure la mano in un vaso di rose, testandone le proverbiali spine) ma non giunge a vedere il matchpoint. Sembra un po’ stanco e voglioso di chiudere, cosa che potrà fare adesso con il servizio.
Con grande attenzione Jannik non si fa sfuggire l’occasione e si conquista l’udienza alla corte del barone rosso Rafa Nadal. Sarà un’occasione preziosa per testarsi nuovamente dopo la sconfitta onorevole rimediata a Parigi lo scorso anno. Di solito il nativo di Manacor nei primi turni tende a esprimere un certo sadismo, condizionato anche dalla voglia di chiudere presto per preservare le forze, vedremo come se la caverà questa volta il nostro pupillo.