“Il tennis è lo sport in cui parli da solo, nessun atleta parla da solo come i tennisti.”
Questa è solo una frase del famoso libro autobiografico di Andre Agassi, il best seller Open, in cui il Kentucky Kid di Las Vegas racconta la sua storia di amore/odio con il tennis.
La solitudine secondo Agassi è una presenza con cui il tennista professionista deve convivere e imparare a gestire, ne hanno parlato anche Nick Kyrgios e Stefanos Tsisipas intervistati da Tennis Majors.
Certo per noi tifosi sembra tutto bellissimo, viaggiare potendo fare per “lavoro” il nostro sport preferito, esser in un continente diverso quasi ogni settimana, se però scaviamo un po’ più in profondità ci accorgiamo che i viaggi non sono vacanze, e in più c’è una grandissima pressione da sostenere, specialmente quando si arriva in alto in classifica.
“Il tennis è uno sport in cui sei solo, abbiamo un team che ci accompagna in giro per il mondo, ma mentirei se dicessi che passo parecchie notti senza riuscire a dormire, e sono solo. I viaggi, le competizioni portano con sé un forte stress, molte volte mi sono isolato.”
Queste parole sicuramente colpiscono il lettore, se a pronunciarle poi è un top10 solitamente molto solare ed espansivo come Stefanos Tsisipas, lo fanno anche in maniera più profonda.
Il greco però non è l’unico ad esternare le sue solitudini, anche Nick Kyrgios, famoso per la sua “lingua” al fulmicotone, racconta il suo stato d’animo.
“All’inizio della mia carriera mi sentivo perso, e mi sembrava di non poter parlare con nessuno di come mi sentissi e cosa mi succedeva intorno o di cosa stessi pensando. Non facevo altro che viaggiare, mi sembrava di non aver una casa.”
Immagino che per la gran parte dei lettori sembrerà tutto esagerato, la maggior parte di noi dirà che con i soldi che guadagnano è un “piccolo sacrificio” che si può sopportare, ma si sa da fuori è facile giudicare.
La psicologa dello sport Sophie Huguet, che ha lavorato con sportivi ITF, TOP100 WTA e TOP500 ATP offre un punto di vista medico al riguardo.
“Ho lavorato con tennisti per i quali era difficile vivere lontano da casa, non tutti amano viaggiare ed esser lontani dai propri cari e punti di riferimento. Questo continuo muoversi può esser vissuto come un calvario, anche perché non tutti viaggiano con jet privati o prima classe, spesso sono costretti a viaggiare in condizioni difficili. Questa vita di solitudine può creare grosse difficoltà emotive.”
Secondo la psicologa lo stop legato al COVID-19 porterà nuove difficoltà per il rientro nel circuito.
“Quando sei di nuovo a casa per tanto tempo, apprezzi l’aspetto positivo della familiarità e ti chiedi se valga la pena ricominciare a fare quello che facevi prima. Per alcuni giocatori più anziani, che magari meditavano il ritiro, la decisione ora potrebbe esser di anticiparlo, di contro qualcuno più giovane potrebbe pensare che non ha senso tutta la fatica che sta facendo per scalare la classifica.”
Kyrgios non ha partecipato a nessun torneo da quando il circuito è stato interrotto, come la sua connazionale Ashleigh Barty, l’emergenza sanitaria e la classifica tutelata li hanno spinti a prendersi una pausa.
“Ho viaggiato tanto, era difficile star in contatto con la famiglia, mi sembra di aver ricominciato il nostro rapporto.” Ha scritto Nick su un post di Instagram di fine Novembre.
Un giorno, Pablo Cuevas, ha raccontato che dopo la vittoria al Baranquilla Challenger, si è accorto di esser solo quando è rientrato nella sua camera di albergo con il trofeo.
“Per i giocatori di bassa classifica questo è normale, non hanno la possibilità di viaggiare con il loro staff che solitamente non è composto comunque da molti elementi. I giocatori più alti in classifica potrebbero trovarsi destabilizzati, abituati ad una routine con la loro squadra hanno faticato di più quando alla ripresa del circuito non avevano tutti con sé. Sarà importante crearsi dei punti fermi per occupare i momenti di vuoto, libri, film, videogiochi, sarà importante gettare le basi per la solidità mentale.”
La ripresa del circuito imporrà molte restrizioni dovute alle regole per la gestione del virus adottate dal governo australiano.
“Sarà importante esternare i sentimenti, non aver paura di chiedere sostegno e cercare di rompere la solitudine contattando i propri affetti. Si deve cercare di verbalizzare, non chiudersi in sé stessi, per un tennista sarebbe gravissimo. Non c’è solo negatività in questa situazione, imparare a stare da soli fuori dal campo potrebbe tornargli utile quando sono in campo. Essere soli è un processo di apprendimento, alcuni sono stati destabilizzati e altri invece hanno colto l’occasione per prendersi cura di sé stessi. Ci sono persone che hanno bisogno di una vita sociale, rifiutano la solitudine, altri invece la usano come fonte di rinnovamento.”