di Renato BORRELLI
Un tipo che di punto in bianco arriva a fanali spenti, fa fuori un paio di avversari titolati, e a momenti finisce col vincere un ATP 500 così, praticamente dal nulla di una carriera sino a quel momento povera assai di soddisfazioni (se non sporadici acuti a livello di circuito minore), beh, qualcosa di originale ce la deve avere per forza… E Gianluca Mager, eroe italiano del momento –in assenza di un Fognini mezzo rotto e distratto dalle gioie familiari, di un Berrettini rotto del tutto, al punto di non giocare una partita da diverse settimane, di un Sinner che continua nel suo percorso di crescita tra exploits ed inciampi, regolari per un top prossimo venturo ma ancora in piena formazione-, di aspetti bizzarri qualcheduno ce n’ha.
Il più evidente, anche se certo non il maggiormente significativo (comunque curioso la sua parte), consiste nel cognome: nessuno sa, forse solo lui ma ancora non deve averglielo chiesto nessuno, perché si pronuncia magher, con l’acca in mezzo che pure risulta non pervenuta. Potrebbe entrarci in qualche modo il latino, col ‘mager’ nella lingua di Giulio Cesare che si pronunciava così come scritto, diventato nella trasposizione germanica con un suffisso ‘gh’ al centro della parola, quanto all’ idioma parlato: siamo nel primo medioevo, poi la lingua tedesca ha preso una sua strada autonoma, affrancandosi in gran parte dal ceppo mediterraneo. Che il personaggio in questione abbia antenati nell’Europa centrale? Boh…E comunque il termine voleva significare magro, snello, persona in buona forma fisica insomma, il che per un atleta tutto sommato non è affatto male…
Ma abbandoniamo le elucubrazioni etimologiche, che in tal sede poco attengono, per concentrarci su altri aspetti del nostro, più pertinenti alla materia strettamente tennistica. Viaggia per i 26 il buon Gianluca (li compirà a dicembre), e come da italica, consolidata tradizione, si manifesta in grande stile a questa età tardo giovanile: cosa volete, qui da noi, anche se fin da ragazzino mostri di saperci fare assai con la racchetta in mano, ad un certo punto le distrazioni sovente hanno la meglio –pure qualcuna poco raccomandabile nel caso specifico, ma è inutile rivangare leggerezze post-adolescenziali di cui le cronache ci han dato dovizie di particolari, in questi giorni di strenua ricerca degli aspetti biografici-. La capoccia insomma, per prendere le cose sul serio, ha bisogno di …una registratina alle valvole che solo il tempo riesce a fornire (se riesce…). Nel caso in esame pare di sì fortunatamente, tramite tuttavia un… aiutino esterno.
Già, dato che poco prima dei 20 anni, quando la stava buttando un po’ in vacca disperdendo un talento niente male, Mager ha avuto la ventura di incontrare Diego Nargiso, il quale gli ha fatto capire che non era il caso di lasciarsi andare, visto che c’erano margini per edificare una onesta carriera professionistica: a patto, chiaro, di mettersi giù di buzzo buono, dimenticando feste, birre con gli amici, frequentazioni femminili approfondite –se non per l’opportuno…minimo sindacale-. In una sola espressione, mettere la testa a posto, e concentrarsi solo sulla vita agonistica. Il sanremese (toh, vicino di casa del sulfureo mister Pennetta…) recepisce, e pian piano cominciano ad arrivare discreti risultati: a livello Futures e Challenger, ma vivaddio da qualche parte bisognerà pur cominciare!
Ad un certo punto entrano in scena due nuovi tecnici: uno, come dire, ordinario quale Flavio Cipolla –eccellente fresco ex giocatore da top 100-, uno decisamente straordinario, trattandosi della fidanzata Valentine Confalonieri (già atleta pure lei): il tandem funziona, perché il 2019 si chiude con 3 successi Challenger, mentre dell’inizio 2020 già sappiamo ampiamente… Passo indietro: qualcuno obietterà “ma se i nostri emergono in età matura, che mi dici di Jannik Sinner?”. Fermi tutti: potrebbe essere la classica eccezione che conferma la regola, ma soprattutto occorre considerare il fatto non secondario che la mentalità del piccolo fenomeno, per una evidente questione geografica, poco ha da spartire con quella tipicamente mediterranea, avvicinandosi piuttosto a quelle rigide ed inquadrate (vuole essere un complimento!) della mittle Europa. Chiusa parentesi.
Analizzando nel dettaglio l’exploit di Rio de Janeiro, ovvio che l’impresa vera Gianluca l’ha compiuta battendo 3 volte, mica una sola, un drago della terra battuta come Dominic Thiem: nella prima puntata interrotta per pioggia, ove lo stava facendo nero. Poi nella seconda dell’indomani, quando era lecito ritenere che un top five abbia avuto tempo di riordinare le idee, per far rapidamente strame delle velleità dell’altro: ed invece no, perché l’italiano ha ripreso proprio lì da dove aveva lasciato, portandosi rapidamente a servire per il match. Qui è emerso il famigerato braccino, tanto che l’austriaco, avendola rappezzata in qualche modo, appariva come il logico favorito per arrivare al traguardo a braccia alzate… E invece no, a sorpresa (terza ed ultima della serie) il meno titolato si è riappropriato del match strappando ancora il servizio all’avversario, per chiudere in gloria. Impresona, sicuro: semplice…impresina con Attila Balasz in semifinale –si era messa maluccio ad un certo punto-. E nessuno ha sottolineato che è andato a tanto così dall’ impresissima, quella che lo avrebbe davvero consacrato non come un semplice player dalle interessanti prospettive, bensì quale big fatto e finito –in attesa di conferme ovvio, che nel tennis sono sempre necessarie-.
Ci riferiamo al mancato successo dell’ultimissimo atto (in una competizione appena sotto un Master 1000, non dimentichiamolo), al cospetto di un cagnaccio del rosso quale Christian Garin: finito di giocare solo 3 ore prima, con le gomme a terra quanto ad energie nervose dopo la dispendiosissima battaglia con l’unno, a Mager nessuno con un minimo di buon senso dava una lira che avrebbe fatto partita pari. Ed invece ha costretto a tribolare un bel po’ il cileno, che solo a prezzo di duri sforzi è riuscito a portarla a casa! Bene Gianluca, bravo…bis, come si diceva una volta, nel senso che ora tutti lo aspettano a dar seguito alla felice settimana brasiliana: niente Santiago la settimana seguente, e ci sta dato che ha finito pure con qualche problemuccio fisico. Ma dal prossimo torneo dovrà difendere quell’ ottimo 77 che appare nel ranking Atp, con prospettive notevoli di migliorarlo ancora dato che non ha punti pregressi da difendere…Da evitare solo una cosa, che però è nefasta assai: il cosiddetto rischio-Cecchinato, e capite bene a cosa stiamo facendo riferimento, vero? Ma non vogliamo neanche pensarci, visto che ci piace un sacco considerare come, alle nostre latitudini, la vita tennistica può benissimo cominciare -da ex…bamboccioni- anche a 26 anni…