Match truccati, Murray e Djokovic chiedono sanzioni

E’ appena cominciata ufficialmente la stagione 2017, i primi due giocatori del ranking Atp, Andy Murray e Novak Djokovic, tornano a parlare di match truccati e relative pene. Parlando di Oliver Anderson,vincitore degli Australian Open junior 2016, incriminato di aver truccato un match Challenger, il serbo ha un’opinione ferma e severa:” E’ molto triste, sia per il fatto in sè, sia perché si parla di un giovane giocatore che ha già compromesso il suo futuro. Ognuno purtroppo fa degli errori.”

UN AFFARE SENSIBILE – Era la vigilia degli Australian Open 2016 che scoppiava la bomba  dei match truccati, grazie ad un articolo della BBC, dove per la prima volta si facevano anche nomi di big, non solo di giocatori del circuito Challenger e Itf, quali Djokovic e Verdasco, e non risparmiava nemmeno qualche arbitro.

Le autorità del tennis hanno deciso di rafforzare la prevenzione istituendo una commissione indipendente per monitorare le situazioni sospette. Sono state inasprite le pene, 5000$ e sospensione temporanea, come per Daniel Garza, Jatuporn Lamanphun, multe e sospensioni più pesanti, 15000$ per Arkadiusz Kocyla, Piotr Gadomoski, 25000$  per Guillermo Olase, fino alla radiazione dalla federazione. Alexandros Jakupovic, Morgan Lamri, Andrey Kumantsov oltre ad una multa di 60000$ non metteranno più piede in campo. Se si può, per così dire cercare un’attenuante, per questi giocatori è difficile far una carriera su Challenger e Itf così diventa facile cadere nella tentazione di truccare un match per racimolare cifre ingenti.

COME LAVORA LA COMMISSIONE? – La commissione controlla il flusso anomalo di scommesse, spesso online, oltre a verificare punteggi sospetti. Nel caso di Anderson, che perse il primo set 6-4, per poi vincere 6-2 gli altri due set, gli investigatori ipotizzarono che fosse stato avvicinato da qualcuno che l’avesse convinto a perdere il primo parziale. Raccolti tutti dati è partita l’indagine, a seguito della dichiarazione di colpevolezza i giocatori possono rivolgersi per difendersi alla Corte dell’arbitrato dello sport.

Alex Bisi

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