Murray batte Raonic 6-3 7-5 in un’ora e 31 minuti di gioco, alimentando le speranze di qualificarsi per le semifinali del Masters di Londra.
Sono arrivato a casa tardi e sono riuscito a seguire soltanto il secondo set. Il primo, chiuso in 37 minuti, ha visto una percentuale imbarazzante del canadese con la prima di servizio: 38%. Leggendo le statistiche ho pensato che lo avesse magari lasciato a Parigi.
Il secondo set scorre senza particolari sussulti sino al 5-5, quando Raonic gioca un game al servizio sciagurato, tra doppi falli e sparacchiate fuori di un chilometro: l’impressione è che Murray abbia chiuso quando era necessario farlo, forse senza neanche volerlo.
Le considerazioni su una partita a dir poco noiosa sono tante. In primis, appunto, la disastrosa resa al servizio di Raonic. La superficie certo non lo favorisce, ma un Raonic così poco incisivo non lo si vedeva da tempo. Appena quattro ace, due doppi falli e percentuali scarsissime con la prima. Per onestà, il Raonic visto oggi non è quello vero, non è quello solido che ha mostrato interessanti e innegabili progressi in questo 2014. Raonic, 23 anni, è al suo primo Masters e ha tutte le armi affinché possa non essere l’ultimo (seppure fortemente dipendente dal servizio). Ma oggi è sembrato quello sconclusionato di un tempo: lavandini tirati a casaccio, agilità di un bisonte (in palese difficoltà non appena la palla era più bassa), incapacità nella ricerca e realizzazione di un contropiede o di una qualsivoglia scelta tattica differente ed efficace. Monotematico, incompleto, poco accattivante: bocciatissimo.
Quanto a Murray, beh, come dicevo ha fatto quanto doveva. Vincere questa sfida quasi da dentro o fuori nonostante i precedenti con il canadese lo condannassero. Per il resto, mi sono alzato a prendere un bicchiere d’acqua, a un certo punto, e dalla cucina ho sentito la giornalista sussultare. Ebbene sì, anche Murray aveva fatto un vincente (circa una decina nel computo totale del match). Per il resto l’ho visto palleggiare a mo’ di challenger e giocarsela in prossimità dei cartelloni. La tattica di far giocare lunghi scambi a Raonic ha funzionato solo in parte, visto che Raonic ha vinto più scambi lunghi rispetto allo scozzese. Si può anche dire, quindi, che Raonic si sia battuto da solo. E che Murray ci abbia anche provato a farlo vincere. Ma dopo sei tornei giocati in meno di un mese e mezzo, di cui tre vinti, e dopo una qualificazione alle Finals raggiunta per un soffio, per ora va bene così. Considerazione a margine: solito Murray in campo, sempre dolorante, sempre in procinto di morire, sempre a imprecare contro qualcosa.
Avrei fatto meglio a indossare anch’io un abito da scazzo domenicale sullo sfondo di note di Emma Marrone. Forse, magari con qualche pop corn, avrei trovato il tutto più accattivante della partita tra Raonic e Murray.
Oggi ci aspetta alle 15 il match tra Berdych e Cilic, dopo le batoste subite rispettivamente da Wawrinka e Djokovic, e quello, alle 21, tra lo svizzero e il serbo.