Stanislas Wawrinka, da molti considerato il più forte, o uno dei piu forti tennisti fra i cosiddetti umani, quelli che vengono subito dopo i vari Murray, Djokovic, Nadal, e Federer, i cosiddetti Fab Four, i magnifici quattro che in termine di vittorie e di Ranking hanno monopolizzato l’ ultimo decennio, anno più anno meno, con qualche occasionale “intrusione” proprio da parte del tennista di Losanna, che nonostante si sia più volte avvicinato al livello dei quattro big, non si ritenga assolutamente al loro livello: “Loro sono come i supereroi dei fumetti della Marvel, che sono in quattro e resteranno sempre gli stessi quattro”.
“Andy Murray ha più volte sfiorato la vetta del ranking, ma gli è sempre mancato qualcosa per raggiungerla, e soprattutto c’ erano dei veri e propri mostri ad impedirglielo; lui si è impegnato veramente tanto, riuscendo a colmare buona parte di quel gap, e sono sicuro che continuerà a mettercela tutta, e non escludo che un giorno possa riuscirci”.
“Su Nadal il discorso è diverso, i tanti infortuni e la discontinuità di rendimento sono stati una costante nella sua carriera, e gli hanno impedito di mantenere costante quel livello che ha saputo mettere in mostra in diverse occasioni”.
Parlando di Djokovic, lo svizzero ipotizza che il leggero calo di rendimento avuto da Nole sia un calo assolutamente comprensibile e di origine mentale: “Quando vinci tutto è dura soprattutto a livello mentale ed emotivo mantenere degli standard così alti, la concorrenza aumenta, e ci si trova ad avere sempre i riflettori puntati addosso. Per uno come lui credo che sarà sufficiente allenarsi duramente e tornare a godersi il tennis come poteva essere fino a poco tempo fa, e i risultati torneranno”
Per Wawrinka è lecito attendersi ancora qualcosa dal suo connazionale ed amico Roger Federer, che tornerà sui campi a partire dal 2017: “Roger ha disputato un grande Wimbledon, praticamente su una gamba sola, quindi una volta rimessosi in forma ci si può attendere di tutto da lui”.
Parlando di sé stesso invece, Stan ricorda i suoi tre successi negli Slam, soffermandosi in particolare sui differenti stati d’ animo che hanno accompagnato ogni successo: “In Australia nel 2014, la pressione era pari a zero, arrivavo da vero e proprio outsider, e non mi rendevo neanche conto di quello che succedeva, fino a che non sono entrato in campo e non ho guardato la coppa. Nel 2015 al Roland Garros ero la persona più rilassata del mondo, assolutamente tranquillo, ma all’ improvviso, mentre salvo le scale che portavano al campo di gioco, hanno iniziato a tremarmi le gambe; nel terzo Major è stato diverso: la tensione mi prendeva lo stomaco, e mi veniva da vomitare, ma più si avvicinava il match è più trasformava questa tensione in energia positiva”.
Un energia che poche ore più tardi gli avrebbe permesso di trionfare, e di diventare anche lui una specie di supereroe, non uno dei fantastici quattro, ma sempre un supereroe.