Parigi, Roland Garros. 8 giugno 2014. Fino ad oggi, questa data, sarà ricordata come quella dell’ultima finale giocata e vinta dal tennista spagnolo, Rafa Nadal, nel torneo parigino. Quel giorno, tuttavia, resta impresso nella mia memoria non per la rimonta realizzata dal maiorchino già vittima di infortuni ed in preoccupante fase calante ma, quanto, per il modo in cui l’aspirante re di Parigi, Novak Djkovic si consegnò al suo avversario.
Un doppio fallo sul match point!
Roba da dilettante! Pensai! Avendo in mente scene già viste al circolo di giocatori alle prime armi che frustrati per la mancanza di risultati ed afflitti dal braccino per l’emozione durante un match commettono errori gratuiti e doppi falli nei punti più importanti.
Nei primi anni da pro, Djokovic, fu spesso criticato dai suoi avversai per la scarsa solidità fisica e mentale che lo spingeva di frequente a fastidiosi ritiri. E per questo motivo veniva visto come un perdente. Nonostante avesse iniziato presto a vincere. Anche Ivan Lendl, nei primi anni da pro veniva snobbato dai top-player.
Solo quando sconfisse McEnroe a Parigi si capì che da lì a poco avrebbe dominato il mondo del tennis. Ma una cosa che non mancò mai, fin dagli esordi, ne all’uno ne all’altro fu la voglia di diventare i numeri uno.
Lendl, come molti sanno, era solito sotoporsi ad allenamenti massacranti (in perfetto stile sovietico), attentissimo come era alla forma fisica, al contrario del suo rivale McEnore che preferiva far tardi la sera con i suoi amici Borg e Gerulatis!!
Novak, oltre ad allenarsi, pratica la “consapevolezza”, fa stretching e segue un ferreo regime alimentare privo di glutine e lattosio.
Forse, perchè hanno letto il suo libro ed ascoltato le sue dichiarazioni, molti attribuiscono i suoi successi, alla sua dieta priva di glutine e lattosio che a detta di Nole lo rallenterebbero appesantendolo in campo e provocandogli quei fastidi che ad inizio carriera, come dicevamo, lo costringevano al ritiro.
I Record. Dai ritiri dei primi anni “….. però quel ragazzo ne ha fatta di strada”. Ha vinto 6 australian Open, 3 Wimbledon e 2 Us Open. Per non parlare di tutti i master 1000 e degli altri innumerevoli titoli, per così dire, meno importanti!
Da qualche giorno ha superato il muro dei 100 milioni di dollari vinti in prize money.
E si candida per il secondo anno difila a realizzare quel Grande Slam che solo in pochi nella storia del tennis hanno saputo compiere. Insomma, numeri da record che non si fanno solamente con la meditazione o con la dieta.
Un arma imbattibile. Nole, ovviamente, ha lavorato sul suo tennis. Si è circondato di uno staff di validi collaboratori. Da ultimo il tedesco Boris Becker. I risultati più evidenti del suo impegno si vedono sopratutto in quello che, insieme al gioco di volo (non oso immaginare cosa potrebbe fare se imparasse a giocare bene a rete!!!), è considerato uno dei suoi punti deboli: il servizio.
Emblematico a tal proposito è proprio l’episodio che, prima, citavano del doppio fallo commesso sul match point durante la finale del Roland Garros persa due anni fa contro Rafa Nadal.
Nole è riuscito a trasfomare un servizio debole ed insicuro servizio in una vera e propria arma di distruzione di massa. Efficiente, illeggibile, difficile da contrastare.
Djokovic detiene il record di punti vinti con la seconda di servizio: 59% Appena dopo Roger Federer e John Isner. Djokovic ha vinto l’89% dei suoi turni di servizio. Solo cinque giocatori sono meglio di lui: Isner, Federer, Ivo Karlovic, Milos Raonic and Kevin AndersonCommenta Paul Annacone (ex coach di Roger Federer e Pete Sampras, uno dei migliori servizi dell storia del tennis) “Nole non diventerà mai come Isner o Karlovic o Raonic. E questo, ovviamente, lo sa. Ma si sente bene e sta diventando quello che io sono solito definire un servitore strategico. Colpisce in tutte le direzioni. Cambia la velocità, molte variazioni ..”
La sua peggiore stagione è stata il 2010 – In quell’anno, Djokovic, riusciva a commettere più doppi falli che ace. Una statistica paurosamente imbarazzante per un giocatore del suo livello. Chiuse l’anno con 304 aces contro 282 doppi falli su 907 turni di servizio. Djokovic vinse comunque 82% dei suoi turni di servizio. Niente male per uno con il suo servizio.
Tra il 2009 ed il 2010 il suo coach Todd MArtin provò a fare far battere Nole con un movimento più scattante e veloce, rendendo però la battuta abbreviata e fin troppo meccanica. Il caricamento soprattutto sembrava molto strano, e la battuta nel complesso perse la fluidità che la contraddistingueva in precedenza.
Secondo uno studio statistico realizzato da Tennis Australia’s Game Insight Group sui 50 match disputati dal serbo agli Australian Open tra il 2008 ed il 2016 c’è un considerevole differenza nel servizio del serbo.
Nonostante abbia ridotto la velocità media di almeno un miglio all’ora , il serbo, oggi, riesce a piazzare meglio la palla. Quando ha vinto i suoi primo Australian Open del 2008, il servizio di Nole, era molto buono, teso e potente.
Dal 2008 al 2010 il serbo ha spedito il 13% delle prime di servizio a meno di 6 pollici dalla riga sia di battuta che laterale. Cio significa che ha servito molto profondo.
Dal 2011 al 2013, questa percentuale è arrivata al 16%. Dal 2014 ad oggi, invece, si attesta al 17%. Ma Djokovic ha lavorato anche sulla seconda di servizio . Dal 2014 al 2016 il 5% delle sue seconde di servizio è caduto entro 6 pollici dalla riga. Contro il 3% del perido compreso tra il 2008 e il 2010
Il 2009 e il 2010 sono stati appunto gli anni orribili per il servizio di Novak. Il campione di Belgrado ricominciò a servire bene dal 2011, come testimoniano i risultati. Il suo servizio risultava più fluido ed efficace. Quando serve bene, infatti, il suo corpo si muove in maniera fluida, senza alcuna esitazione nel battere.
Ma, è nel 2013 con l’arrivo del tedesco Boris Becker (tre volte vincitore di Wimbledon) che hanno ,davvero, inizio i lavori di “ristrutturazione” del servizio del serbo. In quel periodo come ricorda il gigante Karlovic, suo amico di vecchia data, Djokovic chiedeva spesso consigli.
“Mi domandava il mio approccio mentale al servizio. Cosa pensassi prima di servire.” dice Karlovic.
Machar Reid, un esperto di biomeccanica, sempre, presso Tennis Australia ha esaminato diverse clips dove Novak Djokovic si cimenta con il suo servizio. Dal 2010 fino ai nostri giorni. “Il “vecchio” Djokovic portava su la racchetta più lentamente di quanto fa ora. Federer, come del resto Sampras, effettua un servizio più tradizionale. Formando un angolo di 90 gradi con il gomito. Djokovic, invece piegava meno il suo gomito. Il braccio rimaneva troppo esteso e non riusciva a fare lavorare la spalla”. Dice Machar Reid. Oggi, invece, il campione serbo effettua un movimento più vicino a quello classico del campione svizzero.
Djokovic, al servizio, non è comunque infallibile. Nel secondo turno del torneo parigino (dove tra qualche ora scenderà in campo per giocarsi l’accesso in finale) ha perso due volte il servizio contro Steve Darcis che poi ha battutto in tre set. “Spero che non accada nei prossimi turni” ha detto Djokovic. Di contro anche quando perde il servizo, Djokovic ha la meglio suoi suoi avversari . Il serbo è infatti il giocatore che meglio di tutti sa rispondere al servizio. In quella partita Nole brekkò Darcis cinque volte . E se non basta Darcis come parametro di giudizio andate a rivedere le ultime due finali di Wimbledon vinte contro il Re Roger Federer . “Anche quando perde il servizio, Novak, non si scompone riuscendo subito a contro-brekkare i suoi avversari. E questo lo aiuta parecchio” dice Paul Annacone.