Otto anni fa l’addio a Federico Luzzi

La storia di Federico Luzzi è una di quelle storie che vale la pena raccontare, una storia triste, è vero, ma di quelle che fanno riflettere.

Per quanto sia possibile andrebbe raccontata con il sorriso, perchè chi lo conosceva diceva che Federico era così: brillante, bello e simpatico, sempre con la battuta pronta.

Abbiamo promesso che lo avremmo ricordato ogni giorno della nostra vita”, disse in una trasmissione tv, pochi giorni dopo la sua scomparsa, il collega ed amico di sempre Filippo Volandri. Perchè Federico era un protagonista, amava essere sempre al centro dell’attenzione e forse sapere che in tanti raccontino la sua storia, ovunque ora si trovi ad ascoltare, gli starà facendo piacere.

Da protagonista non ha però vissuto la carriera da tennista, almeno non come avrebbe meritato, lui che era considerato uno dei talenti più importanti del tennis italiano. Aveva una tecnica sopraffina ed un tocco fatato, amava il gioco a rete e le giocate spettacolari, le “luzzate” le chiamavano nel circuito. Da juniores vinse di tutto e di più, poi si perse come tanti suoi colleghi tra i meandri di un mondo poco facile, anche per un predestinato come lui.

Nel 2001 a Roma fece impazzire il foro italico, era un ragazzetto ed arrivò fino agli ottavi, sconfiggendo il n.7 e 19 del mondo. Nello stesso anno ricevette anche la convocazione in coppa Davis e disputò contro la Finlandia quello che rimane il match più lungo della storia del tennis azzurro (più di cinque ore di gioco).

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Poi una serie di infortuni, (uno alla spalla destra mal curato) la squalifica di 200 giorni per l’ingenuità di aver scommesso su match di tennis ( comunque non alterati) e forse una non completa dedizione al suo lavoro, non gli permisero di raggiungere i livelli sperati.

Luzzi era rimasto molto deluso dall’eccessiva severità con la quale l’ATP aveva punito la sua leggerezza sul caso scommesse, ed aveva probabilmente abbandonato per sempre il sogno di cercare fortuna nell’olimpo mondiale.

Per questo nell’estate del 2008 era volato a Los Angeles per un coso di recitazione, dove aveva ottenuto anche una parte in una serie tv.

Il tennis però era la sua vita e la sua passione e dopo l’esilio forzato era tornato in campo a giocare la serie A con il TC Parioli ed a cimentarsi nei tornei Changeller.

Proprio durante un match con il Parioli Federico si sente male ed è costretto a lasciare il campo dopo un solo 15. Una settimana più tardi se ne andrà per sempre nella sua Arezzo, ucciso da una leucemia mieloide acuta, un avversario che Fede sia era mostrato pronto ad affrontare ma dal quale non è riuscito a difendersi.

Oggi Federico avrebbe avuto 36 anni, ce lo immaginiamo bello, forte e sorridente, come era lui, felice di vedere la sua storia raccontata e ricordata da quel mondo, il mondo del tennis, che tanto aveva amato.

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