Ed eccoci qua, nel silenzio della notte a guardare questi primi passi australiani un po’ come quando si osserva il terriccio seminato in cerca dei primi germogli. Sappiamo che è solo l’inizio, ma sappiamo anche che il tennis concede pochi errori. L’obiettivo di Jannik è testare le proprie condizioni, fare più strada possibile per entrare in ritmo in vista dello Slam senza usurarsi troppo.
L’avversario non è di quelli che ti fanno battere il cuore; numero 195 ATP, l’anno scorso Vukic ha messo insieme una bella finale Challenger persa contro Mannarino e soprattutto la qualificazione al Roland Garros, ottenuta eliminando tra gli altri il bambino prodigio Carlos Alcaraz Garfia – anche lui in campo qui contro Goffin ma questa è un’altra storia.
L’inizio di una stagione è sempre una sorpresa, a maggior ragione se l’atleta in questione ha ancora diciannove anni, anche se ormai è trattato come un top player – oneri e onori. Un altro dettaglio che occorre ricordare è l’esordio in salita del 2020, tanto per avere sotto mano i termini di paragone: l’anno scorso Sinner è uscito subito al Challenger di Canberra per mano di Ruusuvuori per poi perdere ad Aukland contro l’imprevedibile e – a volte – magico Benoit Paire – sì, lo stesso che stanotte ha fatto quattro doppi falli in un game contro Fognini – il quale ha commentato qualcosa come “per fortuna l’ho incontrato adesso così potrò dire di averlo battuto!”. In effetti Jannik l’ha messo in black list e gli ha riservato un trattamento piuttosto brutale al Master 1000 romano, anche se c’è da dire che Paire ha avuto un’involuzione senza fine tra coronavirus a singhiozzo e altre problematiche tutte sue.
Bene, per tornare al faticoso gennaio passato, Jannik ha vinto il primo turno dello Slam contro Purcell per poi essere rispedito a casa per direttissima da Marton Fucsovics (un altro che è finito nel mirino del nostro ragazzo e ne ha testato amaramente i progressi in quel di Sofia).
Tutto ciò rende doppiamente interessante questo assaggio di 2021, anche se giustamente i riflettori azzurri sono puntati sulla scena dell’Atp Cup dove Berrettini e compagnia si stanno lanciando oltre ogni più rosea aspettativa.
Bene, sulla partita di Jannik c’è poco da dire ed è un bene perché questo rende l’idea dei progressi fatti. Non c’è pressione che tenga, Sinner è concentrato, si porta subito avanti e – novità interessante – evita ogni calo di tensione. Funziona il servizio – cinque ace e nessun doppio fallo, zero palle break concesse – e soprattutto gira bene la risposta, che gli porta in dotazione più del 40% per cento dei punti, cinque palle break di cui tre trasformate. I numeri riassumono bene una partita in controllo, utile a levarsi la ruggine dell’inattività – se possiamo chiamare inattività la lunga convivenza sui campi di allenamento con Rafa Nadal.
Al secondo turno del Great Ocean Road Open di Melbourne ci sarà ad aspettarlo Aljaz Bedene, che ha seccamente eliminato Uchiyama e la wild card locale Sweeny. Lo sloveno ha già incontrato Jannik ben due volte nel 2019 e lo ha battezzato sfruttando la superiore esperienza – 2-0 al secondo turno dell’Atp di Umago e 2-1 agli ottavi del Challenger di Orleans – ma erano altri tempi, era un altro Sinner e quasi un altro mondo. Il trentunenne di Lubiana ha perso quattro finali a livello 250 in carriera e nella scorsa stagione ha raggiunto gli ottavi nel 1000 di Cincinnati (a New York per l’occasione) e il terzo turno al Roland Garros. In assoluto non è un avversario da perderci il sonno, ma da vecchia volpe del circuito proverà a insinuarsi fra le pieghe dell’inesperienza del nostro caro vendicativo Peccatore.