La carriera tennistica di Marco Cecchinato, pur essendo esplosa ai più solo in occasione della semifinale del Roland Garros nel 2018, affonda le proprie radici in tempi ben più lontani. Il tennista azzurro, orgogliosamente siciliano e rossonero di fede calcistica, figura per la prima volta nel ranking mondiale nel 2010 grazie ai punti ottenuti nei primi Futures. L’anno successivo registra la prima semifinale in quel circuito ma è nel 2012 che arriva la prima gratificazione e piccola consacrazione: vince il Futures di Umago e partecipa per la prima volta alle qualificazioni di un torneo ATP (gli Internazionali BNL d’Italia) per poi conquistare il primo match anche a livello Challenger.
La crescita di Cecchinato prosegue per gradi, costantemente: nel 2013 ottiene infatti il primo titolo Challenger a San Marino sconfiggendo tra l’altro Filippo Volandri. Negli anni successivi arrivano altre vittorie e soprattutto partecipazioni a livello ATP con maggiore frequenza. Tuttavia, nel 2016, la sua carriera subisce una brusca frenata: l’azzurro viene squalificato dal circuito per 18 mesi, a cui si aggiungono € 40.000 di multa, per aver illecitamente scommesso su alcuni match, alterandone tra l’altro il risultato. Dopo una lunga procedura ed una parziale riduzione della squalifica, il Collegio di Garanzia del CONI rileva un vizio procedurale e pone fine alla vicenda dichiarandone l’assoluzione.
Nel 2017 si aggiunge in bacheca il quarto titolo Challenger e soprattutto l’esordio in uno Slam, a Wimbledon. È però il 2018 l’anno della ribalta: primo titolo ATP (250 di Bucarest) e semifinale al Roland Garros con tanto di vittoria su Novak Djokovic: estasi tennistica. Si ripete ad Umago, sempre sul rosso, e poi nel 2019 a Buenos Aires sconfiggendo in finale Diego Schwartzman. Il livello tecnico e tattico di Marco è altissimo e la riprova di ciò è confermata dal 16esimo gradino della classifica, suo best ranking. Da questo momento in poi, come noto, poco e nulla ed il conseguente crollo all’attuale n. 113 del ranking ATP.
I mesi del declino dell’azzurro sono caratterizzati da una palpabile assenza di fiducia che si manifesta totalmente nei momenti cruciali delle sue partite. I colpi non partono fluidi, gli schemi non trovano concretezza sul campo. Marco è in balìa delle sue emozioni, della sua sfiducia e non riesce a riemergere. Arrivano, inevitabili, critiche sferzanti che lo accusano principalmente di essere stato il classico “fuoco di paglia”, una meteora e nient’altro. Eppure il talento e la finezza tecnica di Cecchinato sono sotto gli occhi di tutti.
Principalmente per questi motivi, lo stop alle gare può essere (e sembra esserlo) una ghiotta occasione di rinascita. “Siamo al reset, a un nuovo inizio“: con queste parole rilasciate alla Gazzetta, il tennista siciliano ha annunciato che si affiderà a Massimo Sartori per riprogrammare e riemergere nel “tennis che conta” e che i benefici della sua presenza sono già tangibili sul campo e nella mente. Ricominciare quasi dall’inizio, con la consapevolezza di poter tornare in alto e di essere all’altezza della situazione: sembra essere questo il diktat che Marco Cecchinato si è autoimposto. Ritornerà? Se questi sono i presupposti, la risposta è sì. Forse non in semifinale al Roland Garros ma sicuramente in alto in classifica. Le qualità sono infatti importanti; se supportate dal fisico e da un’attitudine corretta, il nuovo futuro può essere roseo.