Bautista è una brutta bestia, uno che non molla l’osso nemmeno un istante, zitto zitto ti prende le misure e costruisce una bara pronta ad accoglierti al primo inciampo. La parola d’ordine sarà pazienza, gli scambi lunghi non mancheranno e bisognerà avere l’astuzia di attendere il momento giusto per piazzare l’affondo senza andare fuori giri, mentre le occasioni per chiudere in fretta andranno sfruttate come boccate di ossigeno. Come previsto le difficoltà non mancano e Jannik deve annullare palla break nel secondo e nel terzo game. In risposta solo briciole per Jannik, che va sotto 4-3. Il mantra si ripete instancabile: ci vuole pazienza, ci vuole pazienza ci vuole pazienza civuolepazienza. E l’occasione infatti arriva sul 4-4, Bautista annulla d’autorità ma ai vantaggi Jannik se ne procura un’altra, poi è bravo a ribaltare (con le unghie, centimetro dopo centimetro) l’inerzia di un rally di 24 colpi fino al rovescio lungo dello spagnolo. Ora Sinner serve per il set e serve benissimo, sul 30/30 scaccia i dubbi con due ace: 6-4 e palla al centro.
Sinner sente l’odore del sangue e aggredisce in risposta ma Bautista, dopo aver contemplato il baratro sullo 0/30, dà fondo alla sua innata capacità di resistere alla tempesta e ne esce illeso per miracolo. L’equilibrio torna sovrano fino all’ottavo game in cui Jannik va sotto 15/40. Annulla la prima con la combinazione servizio e dritto, poi cede il servizio con una palla in rete. Ora Bautista può portare il match alla terza frazione e non se lo fa ripetere due volte: 6-3 senza spiegazioni apparenti, se non la solidità dello spagnolo. Ecco, ci siamo… adesso non si sente più l’odore del sangue ma una gran puzza di bruciato, se esiste una zona Bautista sembra di esserci finiti con entrambe le scarpe.
Nel terzo comincia Sinner e gioca bene ma Bautista è salito di livello, le prende tutte e rispedisce al mittente con gli interessi. È il classico game infinito che ti gira la partita: ci vogliono cinque ace per sparigliare il braccio di ferro, cancellare due palle break e portarsi 1-0. La tela di Bautista è lì tesa e pronta nei suoi intrichi appiccicosi mentre Sinner sembra avere poche soluzioni alternative a quella di tirare sempre più forte. Ma adesso Roberto lo legge alla perfezione e Jannik rischia di perdere staffe e misure.
Si gioca sul filo dei centimetri ed entra in gioco l’occhio di falco a certificare due sospirate palle break anche per Sinner nel sesto game. Sciupata la prima con un dritto sbilenco, Jannik sfodera una smorzata (così così) che attira a rete Bautista e poi lo perfora con un perentorio passante incrociato di rovescio: 4-2 e servizio. La reazione è immediata e lo spagnolo accorcia su due errori di misura del nostro Jannik, per poi impattare 4-4. Sinner ferma l’emorragia e si porta avanti ma l’iberico non si lascia impressionare e lo raggiunge a 5. Un punto complicatissimo (25 colpi) si chiude con il quarantacinquesimo vincente di Jannik che spiana la strada per il 6-5 (certificato poi dal primo errore a rete di Bautista). Sono ancora sportellate sul servizio dello spagnolo e Jannik sale 15/30, poi arriva un doppio fallo infiocchettato come un pacco di Natale per il doppio matchpoint. Sinner vince il successivo braccio di ferro: game, set, match. Dopo un periodo di luci e ombre (fisiologiche), ecco una partita solida, di grande intelligenza e concentrazione che non evidenzia soltanto il talento ma anche l’ottima capacità di lettura e di gestione dei momenti. Ai quarti ci sarà Karatsev, il ventisettenne che si è da poco rivelato al mondo con la straordinaria semifinale a Melborune. Con lui non si scherza e gioca a tutta, vedremo se Jannik riuscirà a conservare il livello di oggi.