Inevitabilmente, dopo il trionfo su Federer in occasione di questi Australian Open, uno dei giocatori più discussi del momento è Stefanos Tsitsipas, il quale ha ricevuto commenti positivi ma anche qualcuno negativo. Per cercare di capire qualcosa in più su di lui e per avvicinarci maggiormente alla sua immagine abbiamo incontrato Daniele Pepe, giocatore di seconda categoria con punti ATP e istruttore che gioca nel campionato di Serie B con il suo circolo a San Giorgio del Sannio (BN), il quale ha militato sempre nel campionato di Serie B però a Galatina (LE) insieme a Stefanos, correva l’anno 2014.
Cosa ti ha colpito di più, del greco, a primo impatto ?
“La prima partita in cui vidi giocare Stefanos fu al Circolo Tennis Galatina contro la Stampa Sporting Torino, in occasione della prima partita del girone di Serie B. Giocava contro Lorenzo Sonego: fu un match di un livello davvero alto dove vinse Sonego 7/6 al terzo. Rimasi colpito subito dai suoi colpi, tecnicamente era davvero pulito nei gesti, anche il suo approccio alla partita lo rendeva già paragonabile ad un professionista.”
Come definisci Stefanos e che rapporto hai ora ed hai avuto in passato con lui ?
“Abbiamo trascorso un intero anno in squadra insieme a Galatina. Si era creato un bel rapporto di amicizia e stima reciproca tra noi. Qualche anno dopo ci incontrammo anche al Futures di Santa Margherita di Pula. Ultimamente è capitato di mantenerci in contatto solo attraverso messaggi.”
Raccontaci le emozioni nell’allenarsi e nel giocare insieme a Stefanos, insomma, che tipo era in campo ?
“Giocare con lui era emozionante, si percepiva e si notava che aveva talento, la palla gli usciva molto veloce dal piatto corde e anticipava molto bene i colpi. Dovevo giocare sempre al massimo per rimanere al suo ritmo altrimenti sbagliavi immediatamente o lo scambio finiva con un suo vincente.”
Quanto entusiasmo c’era intorno a lui e ti chiedo se ci si aspettava un exploit simile da parte sua ?
“Stefanos ha giocato due campionati di Serie B e uno di Serie A2 con il Galatina. Più si andava avanti e più l’entusiasmo cresceva perchè i miglioramenti avvenivano molto rapidamente e intanto vinceva tornei sempre più importanti. Posso dire che lì a Galatina l’hanno visto crescere e diventare campione, soprattutto grazie al lavoro del presidente Giovanni Stasi, che faceva tutto per il circolo, e grazie a suo figlio Mario che ha scoperto Stefanos e tanti altri campioni grazie alle sue conoscenze tennistiche. Durante le partite gli spalti erano sempre pieni per ammirare tutto il talento del greco. Ancora oggi appena si può torniamo a Galatina, per tutti i giocatori che hanno giocato per loro è diventata come una seconda famiglia.”
Dal tuo punto di vista cosa lo contraddistingueva dagli altri giocatori ?
“Sicuramente la voglia di volersi migliorare e di voler confrontarsi sempre con giocatori più forti di lui. Ricordo che prima dei match chiedeva sempre informazioni sul suo avversario, voleva sempre sapere se avesse dei punti ATP, in quei casi si caricava al massimo per affrontarli, infatti le partite migliori le ha giocate contro giocatori sulla carta più forti di lui.”
Come vedevi il rapporto tra Apostolos (padre del greco ndr) e Stefanos in campo e fuori ?
“Era un rapporto turbolento sicuramente, ma è normale in questi casi. Durante diversi match è capitato che Stefanos perdesse la pazienza per via degli interventi esterni del padre, però bastava tranquillizzarlo subito e vinceva. Nonostante queste piccole incomprensioni il loro era davvero un bel rapporto. Tuttavia Apostolos è stato molto bravo nelle scelte riguardanti il percorso del figlio.”
Che effetto ti fa oggi, nel vederlo giocare in un torneo del Grande Slam e battere Federer ?
“È un’emozione incredibile sapere di aver incrociato il suo percorso tennistico, e avere avuto la possibilità di allenarmi e vivere la quotidianità con lui è un onore, sono ricordi indelebili che saranno sempre con me. Ormai sono un suo tifoso e averlo visto battere Federer agli Australian Open è fantastico.”
Hai qualche aneddoto da raccontarci su di lui ?
“Eravamo alla stazione di Padova di ritorno da una trasferta per il campionato e durante l’attesa prendemmo qualcosa da mangiare, mentre pagava alla cassa dimenticò lì il suo praticamente inseparabile tablet. Appena se ne accorse iniziarono ricerche disperate con tanto di crisi isterica da ridere. Alla fine la cassiera lo avevo messo da parte per poi riconsegnarglielo.”
Hai qualche ricordo che ti lega particolarmente a lui ?
“Risale al nostro ultimo incontro, al Futures di Santa Margherita di Pula e lui già era molto forte. Durante un mio match contro un ragazzo inglese, Stefanos mi supportò per tutta la partita, mi fece praticamente da coach tifandomi e consigliandomi. Nei giorni successivi ci allenammo insieme, io persi e tornai a casa, lui vinse il torneo.”
Ringraziamo Daniele per la disponibilità e per il racconto dato.
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Federico Brunoni