Tommy Robredo: “Ancora mi diverto a giocare, ricomincio dai Challenger e torno”

Dopo un ennesimo infortunio, questa volta al gomito, Robredo stupisce tutti quelli che lo consideravano ormai troppo vecchio e torna a giocare dando filo da torcere ai giovani. La scorsa settimana infatti l'ha visto protagonista al Challenger di Brescia dove ha ceduto ai quarti a Luca Vanni, vincitore del titolo.

IL 34ENNE TOMMY ROBREDO – Scrivere di Tommy Robredo non è un’impresa facile. Potremmo cominciare dal suo nome, per niente iberico, che deriva dalla passione del padre per il gruppo inglese degli Who, o del fatto che a 14 mesi si fosse già appassionato al tennis e avesse già una racchetta in mano o anche dalla sua racchetta che è sempre la stessa Dunlop col manico di 72 cm che ha avuto per tutta la sua carriera. Di fatto Tommy Robredo nasce a Holstalric in Catalogna nel 1982. I suoi  primi allenamenti iniziano a Olot, vicino a Girona, dove i genitori si erano trasferiti, supervisionati dal padre.

NOTATO DALLA FEDERAZIONE CATALANA A 10 ANNI – Nel 1992 durante un torneo a Reus comincia a prendere forma il futuro del tennista spagnolo, che viene notato da alcuni tecnici della Federazione Tennis Catalana, i quali decidono di sostenerlo finanziariamente. I suoi miti di ragazzo sono Stephan Edberg, John McEnroe, Sampras e Agassi. Nel 2000 raggiunge la semifinale sia in singolo che in doppio al Roland Garros Junior.

IL 2006 IL SUO ANNO D’ORO –  Nel 2002 vince la Hopman Cup in coppia con Aranxa Sanchez, anche lei una dei suoi miti di gioventù, battendo per 2-1 gli Stati Uniti di Monica Seles e Jan Michael Gambill. Nel 2002 debutta anche in coppa Davis dove comincia a mietere i primi successi e vi gioca per diversi anni in squadra con Nadal, Moya e Ferrero, in quello che è stato un team fantastico per la Spagna. Nel 2005 è in top 20 dietro ai nuovi campioni spagnoli Nadal, Ferrer e Ferrero, arrivando  ai quarti di finale al Roland Garros e conquistando il quarto turno agli Us Open, battendo Safin sulla terra francese e James Blake sul cemento americano. Nello stesso anno mantiene il record di 3 vittorie e 7 sconfitte con i Top Ten. Ma il vero anno d’oro dell’iberico arriva nel 2006 , quando conquista il suo best ranking di n5 del mondo e va a quota 49 match vinti durante l’anno. Del Maggio del 2006 è anche il trofeo più importante fino a questo momento: il Master Series di Amburgo che vince in finale contro Radek Stepanek. Nel 2007 conquista i quarti di finale a Melbourne, Miami, Roma e Parigi, ma a New York esce al terzo turno. Tutto ciò gli vale la prima piazza da riserva al Master Finale, chiudendo per il secondo anno consecutivo in Top Ten.

davis espana

NEL 2010 UNA SERIE DI INFORTUNI – Poi dal 2010 cominciano gli infortuni: alcune lesioni alla gamba e una fastidiosissima lesione alla schiena che lo costringono ad abbandonate il circuito per molto tempo.   L’anno e mezzo di inattività in realtà relega Tommy oltre la cinquecentesima posizione nel ranking Atp. Ma oltre al suo tennis da lottatore che non molla mai, anche la testa è dura e Tommy, recuperati gli infortuni torna a giocare e ricomincia dai tornei Challenger.

DAI CHALLENGER A FEDERER – Comincia dal Challenger di Caltanissetta, poi viene a Milano conquista i tornei di Casablanca e Umag, i quarti di finale al Roland Garros, terzo turno a Wilmbledon, prima di stabilire il suo record personale agli Us Open nei quarti di finale, battendo Federer. Chiude l’anno di nuovo in top 20. Nel 2014 è alla 21° posizione, dopo aver raggiunto il terzo turno a Melbourne, Parigi, Indian wells, mentre a Wilmbledon si arrende solo a Federer nel quarto turno. Responsabile della sconfitta di Novak Djokovic nel Master 1000 di Cincinnati, apre la strada a Roger Federer per il suo ottantesimo titolo.

2016: RICOMINCIO DA BRESCIA – Il tennista spagnolo, ex numero 5 del ranking,  si trova questa settimana agli Internazionali di Brescia, al rientro dall’ennesimo infortunio, questa volta al gomito destro, su una superficie -carpet- non propriamente adatta alle sue caratteristiche di gioco, ma su cui sembra se la sia cavata piuttosto bene, visto che ha ceduto soltanto ai quarti al vincitore del torneo, Luca Vanni “La superficie era veloce- ha detto l’iberico-  ma quando vai ad un torneo conosci da prima il manto, sapevamo che qui era veloce” Come già nel passato Tommy non intende mollare e infatti dice “Io sono fatto così. Combatto. Le persone che mi conoscono sanno che sono molto metodico, mi piace allenarmi bene e vedere cosa posso fare per migliorare. Ho anche degli appunti che mi ricordano cosa ho fatto l’anno prima rispetto alla stagione in corso. Cerco di essere sempre molto professionale” Molti sono stupiti di questo nuovo rientro anche in ragione dell’età, Tommy infatti ha trentaquattro anni, ma a questo lo spagnolo ribatte   “Mi piace giocare a tennis, andare ai tornei ed ambisco ad avere una classifica migliore. Il giorno in cui non mi piacerà più fare questo, mi ritirerò, ma ancora mi diverto, e cerco di esprimere il meglio dal mio gioco. Non ho obiettivi, voglio solo giocare partite, continuare a migliorare e provare a risalire nel ranking”.

CIRCOSTANZE DIVERSE, STESSI OBIETTIVI – Le differenze rispetto al rientro di quattro anni fa sono tante, a partire dall’età  e dal tipo di infortunio. “Rispetto al precedente ritorno, cambia la natura dell’infortunio patito, per cui sono differenti le circostanze che mi hanno portato a calcare nuovamente i campi: la speranza è però di poter fare bene come 4 anni fa” Chi l’ha incontrato sa che Robredo è un avversario molto temibile, dotato di una gran fisicità che fa della solidità da fondo campo iL suo punto di forza insieme ad un dritto pazzesco e a uno strepitoso rovescio ad una mano. Ma i suoi punti di forza sono soprattutto la testa e la tenacia, la forza mentale e la resistenza fisica sono le sue armi migliori, quelle che gli consentiranno forse come una fenice di risorgere di nuovo dalle sue ceneri.

 

 

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