Top e flop della campagna d’Asia (aspettando Shanghai)

Diciamolo subito, per noi tennis-sessuali questo periodo dell’anno non è esattamente il più esaltante. La campagna d’Asia non ha mai rappresentato per gli stessi giocatori un punto d’arrivo, al contrario. E’ sempre stata vissuta come una fase di transizione verso gli ultimi appuntamenti stagionali. In attesa del master 1000 di Shanghai, dunque, a tenere banco in questa settimana sono stati i due tornei 500 giocati in contemporanea a Tokyo e a Pechino. A rendere ancora meno sexy la settimana, sono state le assenze simultanee dei Big Three, con Nadal ai box e la coppia Federer-Djokovic a smaltire la sbornia tennistica della Rod Laver Cup. Una sorta di anticipazione (brividi…) di cosa sarà il tennis senza di loro.

E allora vediamo come sono andati questi due tornei. Tra qualche delusione e alcune conferme, non sono mancate le sorprese.

Da est verso ovest, partiamo dalla capitale giapponese. Qui a farla da padrone, nel vero senso della parola, è stato il russo Daniil Medvedev, di gran lunga il top player della settimana (insieme a Basilashvili di cui parleremo più avanti). Classe 1996, sta trovando un tennis finalmente completo e ne ha fatto le spese l’idolo di casa Kei Nishikori, strapazzato a sorpresa in finale. Medvedev fa così il suo ingresso in top 30 e ottiene il primato russo, fino a ieri nelle mani di Khachanov.

Nonostante il tonfo in finale, “Project 45” Nishikori conferma il buon momento di forma, per cui il voto per lui resta comunque alto.

Un discorso a parte meritano i Next Gen più popolari e più chiacchierati, Denis Shapovalov e Stefanos Tsitsipas. Il canadese ha giocato un buon torneo, eliminando un mostro sacro come Stan The Man Wawrinka, sbattendo in semifinale contro il muro Medvedev, ma mettendo in mostra alcuni effetti speciali del suo repertorio come lo straordinario rovescio volante a una mano. Da oggi è in posizione numero 29 del mondo ma, a 19 anni, manca ancora l’accesso alla prima finale Atp della sua carriera. Il greco vince la sfida con l’altro giovanissimo De Minaur ma cede di schianto a Nishikori, dimostrando che dopo l’exploit di Toronto, non è ancora riuscito a trovare continuità. Chi si aspettava una finale Shapovalov-Tsitsipas dovrà attendere. Non molto, crediamo, ma non è ancora il loro momento.

Buono il torneo di Gasquet, di Wawrinka eliminato da Shapo abbiamo già detto, ennesima delusione per Nick Kyrgios, del quale Goran Ivanisevic ha detto essere “un bene per il tennis”. Ma se il tuo talento non si traduce in qualcosa di concreto, verrà ricordato come uno dei tanti che si sono fermati a ridosso della gloria (quella vera).

Spostandoci dal Giappone alla Cina, la musica è simile. Qui la settimana perfetta è quella di Nikoloz Basilashvili, che sconfigge in finale il favorito Juan Martin Del Potro, numero 4 del mondo. Per il georgiano classe 1992, nuovo numero 23 del ramking, è il secondo titolo 500 in stagione (e in carriera) dopo la vittoria di luglio ad Amburgo. Per Delpo resta comunque un torneo solido, macchiato da una finale non giocata all’altezza della sua fama, anche per evidenti problemi di tenuta fisica.

Ottima anche la settimana di Fabio Fognini – che però ha dovuto dare forfait all’ultimo minuto, saltando la semifinale con l’argentino (e Shanghai) dopo l’infortunio patito ai quarti contro l’ungherese Fucsovics – e del britannico Kyle Edmund, che tallona Fabio in classifica.

Anche a Pechino non sono mancate le delusioni. Due su tutte. Per Grigor Dimitrov, sconfitto dal serbo Lajovic agli ottavi, vale il discorso fatto per Kyrgios, con la differenza che per il bulgaro la sentenza è ormai quasi definitiva. Fa rumore invece l’eliminazione di Sasha Zverev contro il tunisino Jaziri: la stella tedesca, testa di serie numero 2, un futuro da numero 1 del mondo davanti a sé, sembra decisamente vittima di un’involuzione mentale negli ultimi mesi, tanto inaspettata quanto preoccupante.

Ora sotto con Shanghai, con gli occhi puntati tutti su Roger e Nole, ma dove, siamo sicuri, non mancheranno le sorprese.

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Stefano Cagelli e Marco Bottini

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Stefano Cagelli e Marco Bottini

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