[tps_title]Piccola Italia[/tps_title]
Bocciata, anzi distrutta, quella che doveva essere la corazzata azzurra agli Us Open ed invece si è rivelata una Little Italy. In campo femminile paghiamo una fase di ricambio generazionale, dopo gli anni d’oro delle varie Schiavone, Pennetta, Vince ed Errani. E la sola Camila Giorgi – che ancora una volta ha giocato in maniera scriteriata dal punto di vista tattico – non ha le spalle abbastanza larghe per reggere su se stessa il peso di tutto il movimento. Ma tra i maschi c’era grande fiducia. Sette uomini nel tabellone principale, due teste di serie. Le condizioni per fare bene, insomma, c’erano tutte. E invece, dopo un avvio incoraggiante, fuori tutti già al secondo turno. Le delusioni più grandi: Marco Cecchinato (che al primo turno ha buttato via la partita contro Benneteau e mostrato limiti tecnici sul cemento, oltre che caratteriali), Matteo Berrettini (strapazzato al primo turno dall’anonimo americano Kudla) e soprattutto Fabio Fognini, che merita un discorso a parte.
Il ligure – che nonostante l’imbarazzante torneo disputato potrebbe ritrovarsi addirittura numero 12 al mondo, migliorando il suo ranking di due posizioni – colpisce ogni volta per quanto riesca a esprimere il peggio di sé quando ci sarebbe da tirare fuori il meglio. L’eliminazione contro il coriaceo Millman (ma già il primo turno sofferto contro l’improponibile Mmoh) sono la dimostrazione che, soprattutto nei Major, Fabio non riesca a fare il salto di qualità con la testa e finisca per offrire prestazioni non degne del suo tennis e della sua classifica. Il tutto, quest’anno, è reso ancora più triste dall’outfit scelto da Fognini per il torneo, con abbigliamento che ha ricordato a tutti quello di Apollo Creed in Rocky IV. Una scelta che si è rivelata quanto mai infelice. Recidivo.