Us Open 2018 al giro di boa, promossi e bocciati della prima settimana

Dai big three a Zverev, da Murray a Wawrinka, dalla Little Italy alla NextGen, dall'abbigliamento di Fognini all'arbitro-coach: cosa è successo nei primi sette giorni a New York - A cura di Tennis Fever

[tps_title]Arbitro o coach?[/tps_title]

Concludiamo questo nostro viaggio nella prima settimana di Us Open con la vicenda tragicomica dell’arbitro Mohamed Lahyani che si è trasformato in mental coach di Nick Kyrgios per un lungo minuto. Più si rivedono le immagini del giudice di gara svedese che scende dalla sua sedia e dice al tennista australiano di svgliarsi “perché non sei così, io ti conosco, tu sei meglio di così”, e più continuiamo a domandarci perché? Che bisogno c’era di fare quella cosa, con il rischio (confermato nei fatti) di scatenare una lunga sequela di polemiche? La risposta che ci siamo dati è che Lahyani – ottimo arbitro, sia chiaro – si è fatto sopraffare dal suo protagonismo, che spesso mostra anche quando sta seduto in alto al centro del campo. E allora forse è meglio che si dia anche lui – graziato dall’USTA – una bella calmata.

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