Stan Wawrinka, il più umano tra i fab 4 – anche se lui si chiama fuori da questo club d’élite – può contare su un’arma in più per continuare a stupire, convincere e, ovviamente, vincere. Si tratta di Roger Federer, suo connazionale nonché il King indiscusso del mondo del tennis.
Quattro anni di differenza sulla carta di identità separano i due elvetici ma per Wawrinka, condividere il circuito e la carriera con Federer non è un ostacolo ma un privilegio: “Quando ho fatto il mio ingresso tra i professionisti lui aveva già raggiunto la vetta del ranking. Poter condividere il campo con lui, così come tanti altri campioni è stata un’opportunità, ho imparato tanto ed è anche per questo che sono riuscito a portare a casa 3 titoli Slam. Roger per me è stato una sorta di fratello maggiore“.
Nel corso dell’intervista che lo svizzero, classe 1985, ha rilasciato a Illustré non si è parlato però solo dell’attuale numero 4 della classifica mondiale. Uno dei momenti più importanti della carriera lo ha visto contrapposto a Novak Djokovic, agli US Open 2016.
Una partita non facile da giocare quella per Stan Wawrinka: “Non mi sentivo affatto bene e infatti prima di scendere in campo ho vomitato. Avevo una sensazione strana, ho fatto riscaldamento, sono andato dal fisioterapista e poi il nervosismo ha preso il sopravvento. Ho anche pianto. Mi sono ripreso solamente poco prima di incontrare Novak nel corridoio“.
A 31 anni per lo svizzero poteva essere l’ultima occasione – o almeno una delle ultime possibilità – di vincere un titolo del Grande Slam. Tutto sembrava girare a suo sfavore: “Lui parte forte, si porta sul 4-1. In quel momento è scattato qualcosa in me. Ho scelto di portare il mio fisico al limite prolungando gli scambi per stancarmi il più possibile. Era l’unico modo che avevo per ingannare la mia mente. In quel modo sono riuscito a combattere fino all’ultimo e alla fine, sappiamo tutti come è andata. Ho vinto!“.
E, a proposito di New York, quest’anno il circuito dovrebbe riprendere proprio dagli US Open e Stan Wawrinka lo sa bene: “Ho pianificato tutto considerando che si giochi a Flushing Meadows ma la situazione è ancora incerta“. Qualche suo collega ha criticato le rigide norme imposte dall’USTA ma lui non fa drammi: “Fa parte dell’essere atleta adattarsi alle differenti situazioni“.
Facendo un passo indietro nella sua storia con il tennis, il 2014 per Wawrinka è stato un anno dolce-amaro: “Il 26 gennaio di quell’anno ho aggiunto l’apice della carriera alzando il trofeo a Melbourne. Poi però ai Masters ho perso contro Federer in semifinale. Un gara che avrei dovuto fare mia. Non ci ho dormito la notte, fortuna che poco dopo si giocava in Coppa Davis“.
Poi però arriva un consiglio per chi vuole intraprendere questo cammino: “La cosa importante è viversi il momento“.