Riflessioni sulla sconfitta inaspettata dello spagnolo a New York

TOPSHOT - Spain's Carlos Alcaraz reacts following a point against Netherlands' Botic van De Zandschulp during their men's singles second round tennis match on day four of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on August 29, 2024. (Photo by CHARLY TRIBALLEAU / AFP) (Photo by CHARLY TRIBALLEAU/AFP via Getty Images)

Mi vien da urlare “Clamoroso al Cibali!”, come in quel famoso 4 giugno 1961 allo stadio Cibali nell’ultima giornata di Serie A, stagione 1960-1961, quando il Catania in barba ai pronostici sconfisse l’Inter col punteggio di due reti a zero.

Eh si, “Clamoroso a Flushing Meadows!” perché questa notte lo spagnolo Carlos Alcaraz, numero 3 del mondo, campione in carica di Roland Garros e Wimbledon e tra i principali favoriti per la vittoria finale a New York, è stato incredibilmente eliminato al secondo turno dello slam americano dall’olandese Botic Van de Zandschulp con il punteggio di 6-1 7-5 6-4 in 2 ore e 19 minuti di gioco.

La partita di Alcaraz è stata complessivamente pessima, con lo spagnolo quasi sempre in balia del tennista orange: brutta sconfitta questa, che interrompe la striscia di nove Slam consecutivi in cui Carlitos ha tagliato almeno il traguardo della seconda settimana.

Mi dispiace davvero per la prematura eliminazione del giovane murciano, dato che New York perde uno dei suoi principali protagonisti, ma nel contempo sono felice per il tennista orange che recentemente aveva rilasciato dichiarazioni preoccupanti in merito alla sua carriera messa in profonda crisi da problemi extra-tennistici.

In realtà il tulipano non è un vero e proprio Carneade: è vero che Botic non è mai riuscito a vincere un titolo ATP, tuttavia Alcaraz, se ho fatto bene i conti, è il settimo Top 10 sconfitto in carriera dall’olandese, tra cui risaltano anche i nomi di Casper Ruud e Andrey Rublev.

Spain’s Carlos Alcaraz holds the winner’s trophy as he delivers a speech following his victory against Serbia’s Novak Djokovic during their men’s singles final tennis match on the fourteenth day of the 2024 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 14, 2024. Defending champion Alcaraz beat seven-time winner Novak Djokovic in a blockbuster final, with Alcaraz winning 6-2, 6-2, 7-6. (Photo by HENRY NICHOLLS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE (Photo by HENRY NICHOLLS/AFP via Getty Images)

Tornando ad Alcaraz, due sono gli aspetti che questa sconfitta secondo me mette in luce.

La prima riguarda l’insostenibile leggerezza delle Olimpiadi: per molti giocatori inseguire il sogno a cinque cerchi è meraviglioso, gratificante, gioioso e glorioso. Ma a che prezzo? Il torneo olimpico incastrato in qualche modo nell’intenso programma tennistico annuale crea degli evidenti squilibri di programmazione ai giocatori di vertice.

A distanza di anni, rimango ancora convinto che nel 2021 Novak Djokovic si giocò la possibilità di realizzare il Grande Slam per colpa delle Olimpiadi: a mio avviso Djoker perse in finale a New York con Daniil Medvedev perché nel tentativo di coronare il suo sogno olimpico ai Giochi di Tokyo non solo consumò preziose energie fisiche e mentali ma si infortuno’ pure alla spalla.

E che dire ora di Alcaraz? Lo spagnolo ha vinto si l’argento olimpico ma il torneo di Parigi giocato sul rosso mal si accorda con la fase finale di stagione ATP disputata sul veloce e in un altro continente.

Ed infatti, Carlitos è stato costretto a saltare a piè pari la Rogers Cup canadese per poi presentarsi fuori forma al Masters di Cincinnati. Qui ha perso subito dal francese Gael Monfils, regalando al mondo intero le sue poco edificanti immagini mentre disintegra per frustrazione la propria racchetta in mille pezzi.

E dunque, l’eliminazione a Flushing Meadow è sì una sorpresa ma molto meno roboante se si prendono in esame le premesse che hanno condotto a tale debacle.

PARIS, FRANCE – AUGUST 04: Gold medallist Novak Djokovic of Team Serbia (C), Silver Medallist Carlos Alcaraz of Team Spain (L), and Bronze Medallist Lorenzo Musetti of Team Italy (R) pose for a selfie on the podium during the Tennis Men’s Singles medal ceremony after the Tennis Men’s Singles Gold medal match on day nine of the Olympic Games Paris 2024 at Roland Garros on August 04, 2024 in Paris, France. (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)

La seconda considerazione riguarda invece proprio Carlos Alcaraz come tennista. Al top della forma, lo spagnolo a detta di molti osservatori, me compreso, è il giocatore più forte del circuito, tant’è che a 21 ha già messo in bacheca ben 4 Slam, di cui due, come dicevamo, vinti proprio quest’anno in successione, a Parigi e Londra.

Tuttavia il suo tennis tecnicamente completo è sostenuto da un’esplosività fisica ed atletica molto dispendiosa che non può non avere ricadute dannose nel medio periodo.

Da un lato, il suo gioco fondato sulla grande aggressività in ogni frangente dello scambio e sulla difesa ad oltranza con recuperi di palle ormai morte, lo espone a stress fisici che spesso sfociano in infortuni fastidiosi.

Foto Alcaraz – Getty Images
Foto Sinner – LaPresse

Dall’altro, è ormai chiaro che il suo tennis è vincente solo quando è sostenuto al 100% dal fisico e dalla condizione atletica. Anche alla luce degli ultimi accadimenti, è evidente che Jannik Sinner sia più bravo di lui a gestire le partite quando per un motivo o per l’altro il match non gira per il verso giusto.

Alcaraz, se il match scappa dalla mani, spesso non è in grado di trovare le contromisure adatte per portarla comunque a casa: nonostante il suo bagaglio tecnico sia in assoluto il più completo, il suo è un tennis diverso dal tennis elastico e riflessivo di Jannik, che sebbene sia sviluppato ad inaudita velocità, è in grado invece di adattarsi meglio alle situazioni complicate che un giocatore può incontrare in partita.

Per sintetizzare con un semplice esempio, Carlos è come una Formula Uno, massima espressione tecnologica della velocità, ma se si svita un semplice bullone, il bolide finisce pian piano ai box.

È questo il motivo per cui Carlos Alcaraz non è più il Numero Uno al Mondo e non lo sia nonostante abbia già vinto due Slam nel 2024: alla luce del suo tennis esplosivo ma non troppo duttile, per ora lo spagnolo non riesce ad essere così costante nei risultati come lo è stato l’azzurro.

Sappiamo infatti come la classica ATP sia strutturata in maniera tale che per diventare Numero Uno al mondo e rimanerci è necessario ottenere grandi risultati con continuità nel corso dell’anno. Ed è ciò che sta riuscendo perfettamente all’altoatesino, il quale ha appena tagliato il prestigioso traguardo delle 50 vittorie nella stagione in corso.

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