[tps_title]Dominic Thiem[/tps_title]
Il prodigio austriaco è riuscito a qualificarsi in extremis grazie al forfait di Rafael Nadal e alla sconfitta di Tomas Berdych contro Andy Murray a Parigi-Bercy. Ciò non cancella comunque quanto fatto di buono durante questo 2016 da parte del classe 1993: quattro titoli (Tre 250 a Buenos Aires, Nizza e Stoccarda ed un 500 ad Acapulco), una semifinale Slam al Roland Garros e un livello di gioco altissimo per la sua età. Quest’anno è riuscito a combattere alla pari con i Fab Four e si è sempre rivelato una spina nel fianco per tutti i giocatori più esperti del circuito. Merita Londra, torneo in cui può diventare una mina vagante, anche se è difficile.
[tps_title]Marin Cilic[/tps_title]
Dopo un inizio anno in sordina, il gigante di Medjugorje è riuscito a staccare il pass per Londra per la seconda volta in carriera: due titoli conquistati nel 2016, entrambi nel finale di stagione, uno a Basilea (ATP 500) e uno, impronosticabile, al Masters 1000 di Cincinnati (sconfitto Andy Murray in finale). Pochi risultati eclatanti, tanta costanza, specialmente da Wimbledon in poi. E chissà se avesse vinto in quel quarto di finale contro Federer proprio sull’erba di Londra…
[tps_title]Gael Monfils[/tps_title]
Qualificazioni più meritate della sua non ce ne sono, big a parte. Quest’anno LaMonf è tornato ai livelli della gioventù, quando incantava tutti gli appassionati con il suo gioco esplosivo e spettacolare: nel 2016 il francese ha conquistato un solo titolo, l’ATP 500 di Washington, ma ha fatto dei grandi percorsi durante gli Slam: quarti di finale agli Australian Open e semifinale a New York e finale a Rotterdam e Monte Carlo. Ha messo in serie difficoltà i big in certi periodi dell’anno e, a 30 anni, arriva a giocarsi il suo primo Masters in carriera.
[tps_title]Kei Nishikori[/tps_title]
Non è stato il miglior anno per il ninja del tennis mondiale, ma ha comunque accumulato punti a sufficienza per qualificarsi a Londra da numero 5 del mondo. Titolo a Memphis, suo feudo da quattro anni, e ben quattro finali importanti: Miami, Barcellona, Toronto e Basilea (rispettivamente sconfitto da Djokovic due volte, Nadal e Cilic, non esattamente gli ultimi arrivati. Negli Slam ha fatto un buonissimo percorso a New York, perdendo da un Wawrinka alieno, mentre non è mai andato oltre i quarti negli altri tre. Come di consueto, a Londra potrà dire la sua.
[tps_title]Milos Raonic[/tps_title]
In quello che doveva essere l’anno della definitiva consacrazione, il canadese non ha certo deluso le aspettative. E’ riuscito a riprendersi la più alta posizione mai raggiunta nel ranking, ovvero la numero quattro, e ha conquistato un titolo a Brisbane e tre finali perse a Wimbledon, Queen’s e Indian Wells. Andy Murray è stata la sua bestia nera quest’anno, però nessuno, neanche Djokovic è riuscito a impedirgli di diventare il numero uno del mondo. Peccato per quella finale persa a Wimbledon, lo Slam in cui gioca meglio, dopo aver battuto Roger Federer in semifinale. Ancora in dubbio per le Finals di Londra dopo l’infortunio a Parigi-Bercy, meriterebbe di giocare qui.
[tps_title]Stan Wawrinka[/tps_title]
Uno Slam all’anno toglie il medico di torno, così dice il proverbio. O forse no. Poco importa, Stan Wawrinka è ancora una volta il tennista più affascinante fra i big, e anche quest’anno è riuscito a portarsi a casa uno Slam, gli US Open, durante un torneo giocato ai limiti della perfezione, sconfiggendo Novak Djokovic in finale. Oltre a Flushing Meadows, ha trionfato anche a Chennai, Dubai e Ginevra, in tutti i casi dominando il torneo. Ha anche perso in semifinale al Roland Garros contro Andy Murray da campione in carica, per il resto una stagione di alti e bassi. Stan padrone delle Finals? Difficile, ma se tira fuori la miglior versione di sé ci sarà da divertirsi.
[tps_title]Novak Djokovic[/tps_title]
Era iniziato tutto come previsto, il Nole schiacciasassi di sempre: vittoria a Doha, Australian Open, doppietta Miami-Indian Wells, Madrid e il tanto agognato titolo al Roland Garros, che gli ha permesso di completare il Career Grand Slam. Poi qualcosa si è rotto: qualche acciacco fisico, presunti problemi familiari, condizione mentale vacillante e dalla vetta più alta alla valle più profonda è un attimo. Sconfitto agli ottavi a Wimbledon, in finale agli US Open, titolo a Toronto, ma non è bastato. Murray macina punti su punti con prestazioni straordinarie e, ora, si ritrova a giocare le Finals da numero due del mondo. Strana la vita, strano il tennis.
[tps_title]Andy Murray[/tps_title]
Un fenomeno. Otto titoli stagionali, compresa la ciliegina sulla torta: la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Ha dominato tutte le finali che ha giocato, ha trionfato a casa propria vincendo il doppio titolo al Queen’s Club e a Wimbledon, nonchè il terzo Slam in carriera, ha scavalcato Novak Djokovic dopo una serie spaventosa di punti accumulati. E’ diventato il primo britannico di sempre ad occupare la posizione numero uno del tennis mondiale. Non serve altro. Per le Finals sarà battaglia con Nole, il suo miglior rivale dell’anno, ma il trend è certamente cambiato.