La Bouchard sarà una delle magnifiche otto del Masters di fine anno di Singapore. E sarà la più giovane tra le partecipanti.
Cosa ha rappresentato la stagione 2014 per Eugenie Bouchard? Prima di rispondere a questa domanda, facciamo un salto indietro. Era il 2012 quando vinse Wimbledon juniores, affacciandosi per il primo anno nel circuito professionistico e chiudendo al numero 144 del mondo.
L’anno scorso, il 2013, ha rappresentato un anno di costante crescita. Ho iniziato a scoprirla proprio nel 2013, in qualche torneo. Tanti buoni risultati, molte sconfitte, ma mese dopo mese la Bouchard sale in classifica. La cosa curiosa è che, nonostante fosse ancora ampiamente fuori dalle 50, tutti gli esperti e gli appassionati erano convinti che questa giovane canadese sarebbe ben presto arrivata tra le prime dieci del mondo. E non sbagliavano. Nel 2013, grazie ai risultati conseguiti, ottiene il premio di Newcomer of the year.
Senza stare ad entrare nel dettaglio tecnico (il gioco della Bouchard lo conosciamo tutti), questa ragazza mi colpì l’anno scorso per lo sguardo. Gelido, imperturbabile, sicuro. Nonostante le vittorie buttate per fretta e/o inesperienza, era ben palese che il problema fosse solo e soltanto la giovane età. La faccia parlava chiaro: Eugenie Bouchard voleva arrivare in alto. A fine 2013, nei miei momenti deliranti in cui stilo su fogli di carta l’elenco dei tennisti e delle tenniste che si imporranno l’anno successivo, la Bouchard era al primo posto.
E in questo 2014, infatti, sono arrivati i primi strabilianti risultati negli Slam. Anzi, a dire il vero, la Bouchard si è mostrata incredibilmente più in palla e pronta mentalmente negli appuntamenti importanti. Perdere puoi perdere, soprattutto se sei alla tua prima finale Wimbledon e ti trovi davanti una Kvitova disarmante. Non è da tutti, però, raggiungere il proprio apice quando conta. E questo mi fa credere fortemente che, se in appena due anni di professionismo la Bouchard è già al Masters, la carriera per questa ragazza è solo all’inizio. Su di lei scommetto ancora, non sarà un fuoco di paglia. Copertine, calendari e attività parallele permettendo (ma Sharapova ha dimostrato che si possono far molto bene entrambe le cose). Il Masters 2014 è solo la prima benedizione, comunque vada non ne uscirà ridimensionata. Inutile dire che ci sorprenderemmo se l’anno prossimo non riuscisse a trionfare in uno Slam, anche se sono in tante a poterlo fare.