Giovane, bella e pure, soprattutto, brava. Ventidue anni, da Guatire con furore: Garbine Muguruza ha deciso, come meglio non avrebbe potuto fare, di presentarsi al grande pubblico esprimendo il suo gioco, la sua combattività e le sue doti ancor prima delle parole, scalando le classifiche e crescendo in simbiosi con i campi e le avversarie che ogni volta è stata chiamata ad affrontare.
Il suo 2015 è stato letteralmente uno spettacolo, soprattutto perché appena 24 mesi fa la Top100 era ancora un sogno irrealizzato: quarti di finale a Sydney, ottavi a Melbourne dove è stata sconfitta in 3 set dalla sempiterna Serena Williams, semifinale a Dubai e quarti al Roland Garros prima della magnifica finale raggiunta a Wimbledon, e se il finale di stagione sembrava entrato in una parabola discendente, ecco allora la finale di Wuhan e il trionfo immediatamente successivo in quel di Pechino.
Chi conosce il tennis sa bene che i soli risultati non possono rappresentare da soli una perfetta cartina al tornasole per le potenzialità e l’impeto di un giocatore, ed è proprio per questo che Garbine Muguruza vale molto di più dei risultati ottenuti: con tutti i rischi del caso, vedi Bouchard, c’è da dire che il tempo è tutto dalla sua parte, ma è al di là di questo che si notano le principali caratteristiche della iberico-venezuelana, con tanta grinta da far paura a chiunque, un grande talento e la capacità di invertire un trend negativo in una nuova iniezione di fiducia.
Sono tante le giovani tenniste in erba che negli scorsi anni si sono dapprima distinte con scalate impressionanti prima di cadere in un baratro fino ad oggi senza ritorno, ma Garbine non sembra avere minimamente intenzione di cedere terreno nonostante la giovane età e l’agguerrita concorrenza. La cultura del lavoro non è affare da tutti, e se la sua innegabile avvenenza passa spesso in secondo piano, forse vuol dire che al momento ci sono più risposte positive che domande scomode per la N.4 del mondo.
E se di numero 4 si tratta, è solo perché un misero punto la separa dalla terza piazza occupata da Maria Sharapova, ma proprio perché una piazza di tutto rispetto arriva a così giovane età, non sarà di certo questo punto a dover fare la differenza, viste le carte in regola per ambire al podio e la possibilità di far bene visto il fisiologico avvicendamento che necessariamente avverrà nei prossimi anni dato dal cambio generazionale già in vista, con proprio Garbine a guidare il gruppo delle aspiranti reginette WTA.
Lo spettacolo del tennis si manifesta in ogni stilla di passione e coraggio che le nuove leve continuano a dimostrare in campo, mettendo ogni volta in discussione il ruolo delle grandi favorite e mettendo nelle proprie mani quantomeno una parte del destino di questo sport e, in particolare, del proprio circuito di competenza. Garbine Muguruza è arrivata da poco tra le grandi del suo tempo, con tutto da dimostrare e ancora tante prove davanti a sé, eppure la strada continua ad aprirsi davanti ai suoi colpi, con l’importante chiamata di Singapore che arriva permettendole un ennesimo salto di qualità e spalancandole le porte per un futuro da prima della classe.
Sarà suo compito, dunque, abbattere gli ostacoli che fama e stress possono pararle davanti, sempre con la chiara idea in testa che nulla può ostacolarla nel suo futuro più di se stessa e di un’inversione di rotta.
Come ci ricorda il genio immortale di John Galsworthy, “le donne non hanno quel senso delle difficoltà che hanno gli uomini. Le difficoltà delle donne sono fisiche e reali, quelle degli uomini sono intellettuali e formali. ” È impossibile ” dicono sempre. Le donne non dicono mai così. Prima agiscono e dopo vedono se la cosa è o no possibile. “ e per Garbine sarà proprio così, con la consapevolezza di avere tutto quello che le serve per farcela.