Andre Agassi sta a Pete Sampras come uno studente scapestrato al primo della classe. Come un pirata a un capitano di vascello. Come un rocker a un pianista. Come un nemico del sistema a un composto uomo di Stato. Come uno scrittore trasgressivo a un redattore di salmi liturgici. Insomma, come il rovescio al dritto (ma i colpi sul campo non c’entrano).
Signore e signori, parliamo di una delle più grandi e seducenti rivalità della storia del tennis, ma anche di due tra i più forti di sempre. Agassi contro Sampras e viceversa. Un americano figlio di un iraniano e un americano figlio di un greco, che sono stati due giocatori formidabili incrociando le rispettive carriere nel corso degli anni Novanta, quelli delle racchette definitivamente leggere ed esasperatamente lontane dal legno dei decenni precedenti, quelli delle superfici indoor sempre più veloci, quelli del servizio come soluzione di potere (ma non ancora l’unica).
È stato un duello di tecnica e personalità, di stile e di carattere. Ancora oggi provoca indecisione, incertezza, angoscia. Mettersi dalla parte dell’uno o dell’altro non è facile. I numeri – mica poco – daranno ragione a Sampras per sempre: venti vittorie su trentaquattro negli scontri diretti (quattro su cinque in finali di Grande Slam), quattordici trionfi complessivi in tornei del Grande Slam contro gli otto del rivale, numero uno al mondo per quasi il triplo di settimane dell’altro. Sampras era il tennis regolare, fluido, potente, monotono, vincente. Ma con Agassi trovava di fronte uno che faceva esattamente quello con cui odiava avere a che fare: un gioco eccentrico, spavaldo, scomposto e soprattutto risposte d’anticipo, con la pallina ancora in fase ascendente.
I romanzieri di ogni epoca si innamoreranno quasi solo di quest’ultimo. Oltre le classifiche e i palmares, non c’è posto per un ragazzo educato, introverso, silenzioso in campo e fuori, persino banale come Sampras. Uno con le sopracciglia folte come unica involontaria stravaganza. Agassi invece stordì il circuito algido e represso del tennis dell’epoca con un parrucchino ossigenato, i vistosi orecchini, le magliette sgargianti e i ciclisti fucsia. Con la sua vitaccia di scossoni e di tempeste emotive, con aneddoti sacrileghi per la storia e le prassi religiose di questo sport. Che, peraltro, ha odiato profondamente.
Che fare? Con chi stare? Persino una donna paleserà incertezza. E probabilmente sposerà Sampras, ma tradirà con Agassi.
A cura di Danilo Siciliano per il blog INFAMEDIPALLA