Fred Perry vs Renè Lacoste (no, non è un articolo di moda)

Oggi i loro nomi sono principalmente associati alla moda, alle polo colorate, all’abbigliamento sporty-chic. Molto prima di questo però, prima del coccodrillo e della corona d’alloro, c’erano due campioni di tennis. Erano gli anni venti-trenta del Novecento quando Jean René Lacoste e Frederick John Perry cominciavano a lasciare il segno nella storia del tennis.

Figlio di un noto industriale parigino, René Lacoste era un esponente dell’alta società francese; vinse il suo primo Open di Francia nel 1925 conquistando presto i favori di critica e pubblico grazie alla forza delle sue performance e ad uno stile inconfondibile; fu lo stesso René a raccontare come nacque il soprannome “coccodrillo”:  “mi venne dato dai miei compagni di squadra, a Boston, dove ci trovavamo per affrontare l’Australia in una semifinale di Coppa Davis, mi accadeva ogni giorno di passare di fronte ad un negozio chic, che esponeva una borsa in pelle di coccodrillo, adatta a contenere le mie racchette. La mia ammirazione per la borsa suscitò il divertimento generale, tanto che Pierre Gillou, il nostro capitano, mi promise che, se avessi vinto i miei due singolari, me l’avrebbe regalata. L’immagine del coccodrillo divenne un simbolo fortunato, tanto che lo feci ricamare sui miei blazer bianchi”. Lacoste formò insieme a Jacques BrugnonHenri Cochet e Jean Borotra la mitica squadra dei “quattro moschettieri” che strappò la Coppa Davis agli statunitensi nel 1927 e la vinse per sei stagioni consecutive, fino al 1932.

Borotra-Brugnon-Cochet-Lacoste

Più piccolo di cinque anni e piuttosto diverso dal suo collega d’oltralpe, Fred Perry era un giovane anticonformista che proveniva dalla classe operaia, e questo in un’epoca in cui l’elegante mondo del tennis ancora non era preparato ad alcun tipo di ribellione. Perry fu un precursore già dalle origini della sua carriera sportiva tanto che fu uno dei grandi pionieri del tennistavolo (comunemente chiamato Ping pong), e a soli 18 anni divenne campione del mondo; si deve anche alla sua esperienza in questo sport il famoso dritto “di polso”, suo colpo migliore. Vinse ben 8 tornei del Grande Slam inoltre, la sua vittoria nel singolo a Wimbledon (la terza consecutiva) nel 1936, è stata l’ultima di un tennista britannico all’All England club, fino alla vittoria dello scozzese Andy Murray nel luglio del 2013. Nel 1984, undici anni prima della sua morte, Wimbledon gli dedicò la più grande statua del circolo. Quel giorno dichiarò: “La storia d’amore più importante della mia vita? È stata quella con Wimbledon”.

Come i loro fondatori anche i due marchi si distinsero negli anni a venire; Lacoste (1933) fu subito identificato come marchio sportivo-elegante sempre attuale, basti pensare all’utilizzo del tessuto chiamato jersey petit piqué ideato dal tennista francese negli anni venti e ancora utilizzato. Il suo celebre coccodrillo inoltre, venne ben presto dato in prestito ad altri sport, uno fra tutti il golf (forse anche grazie alla moglie golfista) contribuendo a consolidare il suo mito di stile immortale.

Fred-Perry

Il destino della Fred Perry (nata nel 1952) fu più movimentato e forse seguì l’eredità e lo spirito ribelle del suo fondatore; negli anni successivi alla sua creazione si distaccò sempre più dall’immagine di capo d’abbigliamento sportivo per diventare uno dei marchi che distinguevano i movimenti giovanili inglesi dell’epoca, adottata da chi voleva associare la propria immagine ad un marchio della controcultura degli anni cinquanta.

Oggi abbiamo dato un’ennesima prova del forte legame tra il mondo della moda e quello del tennis, legati e influenzati a vicenda. Ora sapete che prima di Borg e McEnroe, prima Arthur Ashe e di Andre Agassi, c’erano Lacoste e Fred Perry e, anche se delle imprese sportive di un tempo spesso rimangono solo vaghi racconti, l’eredità che questi due campioni ci hanno lasciato contribuirà a mantenere indelebile il loro ricordo.

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