Dagli anni 60 agli anni 80 il tennis era quello che oggi definiremo allantica, basato principalmente sul gioco piatto, i serve and volley, i chip and charge e le giocate di fino.
Allepoca, considerati anche i materiali dei quali i tennisti disponevano come le vecchie racchette Dunlop di legno e le dimensioni piuttosto esigue del piattocorde, pochissimi erano i giocatori capaci di avvalersi di uno stile di gioco differente dal tennis classico e di quel gioco offensivo, spesso e volentieri proiettato a rete che ha da sempre distinto i vari Laver, Ashe, Newcombe, McEnroe, Panatta, Edberg, Becker etc.
Il tennis di quegli anni, infatti, viaggiava sulle impronte dello scatto a rete, della volèe di grazia e del rovescio ad una mano fin quando, un signore svedese di nome Björn Borg, introdusse un gioco diverso, costruito sulle rotazioni in topspin, sul rovescio bimane e incentrato, per la maggior parte, sui colpi da fondo campo.
Pur essendo il rovescio bimane condannato dalla stragrande maggioranza delle persone in termini di eleganza rispetto a quello classico ad una mano (e questo fatto è comunque discutibile), è anche per merito di Borg se oggi ci sono molti più giocatori che, adattandosi al cambiamento e adottando uno stile di gioco moderno basato su topspin, esplosività e rovescio bimane, riescono a raggiungere risultati non indifferenti.
Dopo le grandi annate di Borg, sono numerosi i cognomi che portano la firma dei rovesci a due mani, tra cui Chang, Ivanisevic, Courier, Kafelnikov, Agassi passando per Safin, Ferrero, Nalbandian, Roddick e arrivando, infine, ai colpi attuali di Nadal, Djokovic e Murray.
Il campione svedese, se da un lato fu guardato con occhio sospetto perchè artefice di unautentica frattura con il passato, dallaltro ne fu riconosciuta londata positiva del cambiamento, quel cambiamento che avrebbe definitivamente segnato il destino del tennis negli anni a venire.