Come già detto, Omar perderà quel match, ma alla stretta di mano finale Becker sollevò anche il braccio di Omar in segno di vittoria e soprattutto di rispetto, sussurrandogli “sei un giocatore incredibile!”. E in barba a tutti quelli convinti che il match si fosse protratto sino al quinto solo perchè Bum Bum aveva sottovalutato il suo semisconosciuto avversario, Camporese rispose poche settimane dopo nella Westfahlenhalle di Dortmund, in coppa Davis, portandosi 2 set a 0 contro il tedesco, per poi purtroppo farsi rimontare (non senza polemiche su un arbitraggio non all’altezza).
Fino a Rotterdam 1991, Omar aveva disputato una sola finale di un torneo ATP, a San Marino un anno prima, persa per 6/3 6/3 contro Perez-Roldan. All’inizio del torneo olandese era n.42 del ranking mondiale – quindi nemmeno figurante fra le teste di serie – e veniva da 3 tornei successivi alla sfida di Davis in Germania (Milano, Bruxelles e Stoccarda) giocati sottotono. Non si può dire che il suo cammino verso la finale contro Lendl nella terra dei tulipani fosse stato agevole: un primo turno insidioso vinto in 3 set contro il tedesco Jelen; due vittorie in 2 set contro l’austriaco Antonisch ed il ceco Novacek; una battaglia vinta per 6/7 6/2 7/6 contro il tennista di casa Paul Haarhuis, in cui ricordo perfettamente Omar, dopo un errore gratuito, lamentarsi, pizzicato dai microfoni a bordocampo: “un’altra settimana così e vado in rovina!”.
Ivan Lendl si presentava alla finale di Rotterdam all’età di 31 anni e forse, anzi probabilmente, già nella fase calante della sua splendida carriera, ma non si può dire che non fosse ancora estremamente competitivo: n.3 del mondo, finalista agli Australian Open (sconfitto da Becker), e vincitore dei tornei di Memphis e Philadelphia; ovviamente era lui quello nettamente favorito fra i due. Il primo game del match è subito decisivo, perché Camporese perde il servizio e regala il break di vantaggio al ceco, che lo manterrà per il resto del set, senza concedere ad Omar occasioni in risposta; Lendl chiude 6/3.
Nel secondo set però, Camporese si riprende, ritrova gioco, lascia andare il braccio ed è solido con il servizio. Poi sul 4-4, con un game esemplare strappa per la prima volta nel match il servizio a Lendl, che però da fighter quale è piazza il contro-break subito, fino a che si arriva ad un giusto tie break. Qui Lendl commette un paio di errori di troppo, e Camporese gioca due punti splendidi di fila, conquistando il breaker ed il secondo set, e prendendosi gli applausi degli 8000 presenti nell’Ahoy Sports Palace.
Malgrado Lendl sia furioso con il giudice di sedia, mantiene la concentrazione, piazza il break in apertura del terzo parziale e lo mantiene fino al 5/4, quando serve per il match. Sembra finita, ma il bolognese salva un match point e anche grazie ad un paio di gratuiti di Lendl strappa il controbreak portandosi sul 5-5. Di nuovo il pubblico pregusta il tie break, che puntualmente arriva. Il tie break è un festival dell’errore, probabilmente a causa della tensione: in particolare sul 3-3 Lendl prima mette in rete un dritto senza motivo, poi sbaglia uno smash facilissimo. Camporese sale 6-3 e ha 3 championship point; spreca il primo, ma poi sul 6-4 chiude: Lendl serve al centro, salvataggio di Camporese, Lendl deve solo chiudere a rete con l’avversario fuori causa, ed invece gioca un goffissimo drop shot, rimanendo vicino al seggiolone dell’arbitro senza tornare al centro. Omar ci crede, corre incontro alla palla e con lo slice di rovescio in recupero rimette la palla nel campo lasciato scoperto da Lendl, immobile quasi ad aspettare la stretta di mano finale.