Uno sguardo al tennis dell’est Europa dagli anni ’70 ad oggi

La Romania ha vissuto nel corso della storia momenti di grande fervore sportivo grazie ai trionfi ed ai traguardi conseguiti da grandi campioni del passato quali Ilie Nastase, vincitore degli Us Open nel 1972 e del Roland Garros nel 73?; Ion Tiriac, campione di doppio con Nastase nell’Open di Francia del 70 e, per quel che concerne il tennis femminile, Virginia Ruzici, unica tennista rumena ad essersi aggiudicata uno slam, ovvero l’edizione del torneo parigino del 1978.
Terminata l’era Nastase-Tiriac, il tennis romeno ha conosciuto un periodo di forte crisi che si è avviato lentamente durante gli anni 90? fino a manifestarsi pienamente in tempi più recenti. A parte qualche piccola fiammata come Andrei Pavel che conquistò il Roland Garros a livello juniores all’età di diciotto anni e si impose a cavallo tra gli anni 90? ed il 2000 in 3 tornei Atp in singolare e 6 in doppio, non si sono più visti ed affermati grandi giocatrici e giocatori.
La Romania ha dovuto attendere più di un decennio prima che Simona Halep, nel 2013, riuscisse nell’impresa di scalare la classifica internazionale balzando repentinamente dalla posizione numero 47 alla numero 11 del mondo.
Per la giovanissima romena il 2013 si è rivelato l’anno della crescita tecnica e dell’ascesa in termini di risultati: 6 titoli da lei conquistati dei quali 4 su cemento, 3 su terra battuta e 1 su erba… e il 2014 non è da meno visto che è l’attuale numero 3 del ranking Wta.
La Halep, inoltre, è arrivata in finale al Roland Garros perdendo al terzo set da Maria Sharapova in un match molto lottato e si è recentemente imposta, per la prima volta in carriera, nel torneo di Bucarest, capitale del suo Paese nativo nonchè terreno di casa.
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Il tennis russo, al contrario di quello romeno, non ha avuto nomi particolarmente altisonanti nel periodo d’oro di Nastase e Tiriac fin quando nei primi anni 90? emerse uno dei più grandi tennisti dell’Europa dell’est, se non il migliore di quegli anni, ovvero Yevgeny Kafelnikov, giocatore molto versatile, ottimo singolarista ed eccellente doppista nonchè futuro vincitore dei giochi olimpici di Sidney nel 2000 e di 6 prove del grande slam (2 in singolare e 4 in doppio). Dopo Kafelnikov esordirono molteplici talenti, specialmente nel circuito Wta: Anna Kurnikova, Svetlana Kuznetsova, Elena Dementieva, Dinara Safina e più recentemente Maria Sharapova, la giocatrice per il momento più competitiva rispetto alle sue colleghe compaesane per numero di risultati conseguiti ed attuale detentrice di 5 tornei del grande slam (Wimbledon 2004, Us Open 2006, Australian Open 2008, Roland Garros 2012 e 2014); nel circuito maschile invece Marat Safin, fratello maggiore di Dinara Safina ed ex numero 1 del mondo, esplose tennisticamente nel 2000 durando fino e non oltre il 2005 e Nikolaj Davydenko, veterano del circuito Atp ancora in attività all’età di 33 anni e vincitore di 21 titoli Atp in attivo.

La Cecoslovacchia è stata l’unica Nazione dell’est Europa che dal ’70 ad oggi ha goduto in maniera continuativa di una vasta tradizione e di grandi campioni del calibro di Martina Navratilova (la giocatrice indiscutibilmente più forte di quei tempi tanto in singolare quanto in doppio), Ivan Lendl (vincitore di 8 tornei del grande slam), Jan Kodes (vincitore di 3 tornei del grande slam) e Petr Korda (vincitore di 1 grande slam) arrivando poi ai tennisti contemporanei come Petra Kvitova, Radek Stepanek e Tomas Berdych; una tradizione, quella dei cechi, che non soccombe mai soprattutto nelle competizioni più importanti come la Davis e la Fed Cup, nelle quali la Nazionale cecoslovacca ha sempre ben figurato.

Ungheria ha contribuito a dare i natali a una sola grande campionessa, vale a dire Monica Seles, la cui formazione tennistica, peraltro, proviene dall’Accademia di Nick Bollettieri; i genitori di Seles, jugoslava e naturalizzata statunitense, erano ungheresi e lei ha acquisito la cittadinanza nel 2007. il tennis bielorusso ha tirato fuori dal cilindro Victoria Azarenka, unica vera campionessa anche lei cresciuta tennisticamente fuori dal Paese nativo.

Agnieszka Radwanska, classe ’89, è la giocatrice con maggiori successi archiviati per quel che riguarda la storia del tennis polacco dagli anni 70? ad oggi; l’Ucraina vanta due soli fuoriclasse di cui uno è un ex campione degli anni 90?, vale a dire Andrij Medvedev e l’altro è Alexandr Dolgopolov, tennista attualmente in attivo nel circuito, talento atipico e stravagante che ha ancora ampi margini di miglioramento. Infine c’è la Bulgaria, orgogliosa di Grigor Dimitrov, una stella nascente, ancora in fase di maturazione e della quale si è parlato tanto.Un ricambio generazionale realmente promettente, a parte qualche eccezione rappresentata da Sharapova, Halep, Kvitova e Dimitrov, stenta a farsi notare dopo le grandi annate delle glorie del passato.

I motivi per i quali nel 2014 il tennis dell’est Europa fa molta fatica a far emergere buoni giocatori e futuri campioni sono molteplici:

– carente gestione amministrativa delle Federazioni e mancanza di denaro impiegabile nella promozione del tennis e nell’organizzazione di eventi legati a questo sport nel proprio Paese (allenamenti, tornei, campionati ecc.);
– numero ristretto di circoli e costi di manutenzione dei campi troppo elevati;
– situazione sociale e politica di alcune zone dell’Europa orientale particolarmente delicata in quanto può essere condizionata da guerre civili e carestie;
– rischio di investire capitali sui giovani tennisti senza però avere idea e certezza circa il loro futuro.

La maggior parte dei giocatori e delle giocatrici dell’est hanno lasciato il proprio Paese di origine per andarsi ad allenare in Nazioni più ospitanti e più sicure a livello di manutenzione, di strutture, di allenatori e di giocatori ecc. Monica Seles, Anna Kurnikova, Marat Safin, Dinara Safina, Maria Sharapova, Maks Mirny, Victoria Azarenka e tanti altri hanno vissuto esperienze simili: si sono trasferiti in America (accademia di Nick Bollettieri) e in Spagna (come a Valencia per Safin e Safina) allo scopo di crescere e mirare ad entrare nella top 100.
Come ha affermato Marat Safin in una recente conferenza stampa, alla domanda: “Com’è il futuro del tennis russo?”, l’ex tennista moscovita, attuale membro del Comitato Olimpico Russo e vicepresidente della Federazione tennistica della Russia, ha così replicato: “Non è molto brillante, non ci sono giocatori giovani a partire dai 16-17 anni che hanno punti ATP; per il momento non ci sono tennisti che possano arrivare alla top 50 delle classifiche mondiali. Dobbiamo lavorare su questo, stiamo facendo tutto il possibile… abbiamo programmi e persone che possono contribuire con gli sponsor ad aiutare la Federazione perchè a noi costa abbastanza far crescere un ragazzo o una bambina; per un anno ci costa all’incirca 80.000€ tra allenamenti e viaggi. Molte famiglie non hanno questa opportunità e allora bisognerebbe intervenire sul sistema cercando di coinvolgere più persone possibili sebbene resti comunque difficile realizzare un progetto simile”.

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