Si dice che l’erba del vicino sia sempre più buona, tuttavia questo detto non vale per il nostro connazionale Matteo Berrettini, capace di sfruttare al massimo le caratteristiche della superficie. In poco più di 75 minuti Berrettini rifila un 6-3, 6-3 all’americano, incapace di opporsi al servizio devastante dell’italiano. Kudla oggi non è mai riuscito a procurarsi una palla break sul servizio di Matteo, ma questa non può essere considerata una colpa dell’americano, in quanto in primis Matteo nelle situazioni di difficoltà (30-30, 40-40, 0-30) è quasi sempre riuscito a piazzare un servizio vincente o un ace e in secundis questo dato è accompagnato dal fatto che nei due precedenti incontri sull’erba di Stoccarda contro avversari più accreditati, quali sono Kyrgios o Khachanov, Matteo non abbia mai concesso neanche l’ombra di un break point. Statistica che dimostra quanto Berrettini possa far male sull’erba, utilizzando il suo servizio devastante, che supera quasi sempre i 210 km/h. Non sarebbe comunque giusto soffermarsi solo ed esclusivamente sul servizio, altrimenti ci troveremmo di fronte ad un nuovo Ivo Karlovic: Berrettini ha sempre posseduto infatti un diritto devastante, nonché dotato di un’ottima mano, cosa che gli garantisce molte sortite a rete con volèe vincenti, attacchi in slice in controtempo, palle corte; ma ciò che il tennista romano ha messo in luce in questi ultimi mesi è il miglioramento dal lato del rovescio, unico colpo debole del tennista italiano: lo stesso allenatore, Vincenzo Santopadre, in una recente intervista aveva ammesso quanto in realtà Matteo abbia dovuto, più che migliorare, “imparare” a giocare il rovescio in top, colpo che oggi gli riserva molti punti. In particolar modo, nel primo game al servizio di Matteo nel secondo set, il tennista italiano ha lasciato letteralmente fermo Kudla, giocando rovesci lungolinea che superavano i 130 km/h. Anche la stessa risposta è diventata più incisiva e più profonda.
Nonostante la notevole differenza di classifica (Kudla n. 84 e Berrettini n. 30) potesse lasciar presumere un match piuttosto agevole, in realtà i precedenti tra i due giocatori rendevano l’incontro abbastanza incerto (3-2 per Kudla), considerando anche la qualità espressa da Kudla su questa superficie (non a caso l’anno scorso era stato capace di raggiungere la semifinale nel torneo di Halle, perdendo dal futuro finalista Roger Federer). Di questi precedenti tra i due contendenti odierni, rilevano soprattutto la sconfitta netta in tre set di Matteo l’anno scorso al primo turno dello Us Open (6-4, 7-5, 6-2), la partita giocata quest’anno a Dubai e vinta in 3 set dall’americano (2-6, 7-5, 7-5) e l’incontro giocato poco più di un mese fa tra i due nel torneo di Monaco di Baviera (7-5, 6-3 in favore di Berrettini).
Premesse che però non sono state rispettate, dato il netto risultato dell’incontro. Il match è stato molto divertente: in particolare, molto belli due colpi messi a segno dal tennista romano (un dritto giocato all’indietro, recuperando su un lob di Kudla con il corpo completamente sbilanciato e un dritto in corsa con cui Berrettini chiude il match). Ma come già detto precedentemente, emerge la particolare incisività al servizio di Berrettini: 12 aces, 1 solo doppio fallo, 66% di prime palle messo in campo, con una resa del 88% sulla prima (30 punti su 34) e del 67% sulla seconda (12 su 18).
I risultati raggiunti questa settimana da Berrettini sono interessanti, ma soprattutto sorprendenti, dato che durante la stagione sul rosso europeo lo stesso tennista ha ammesso quanto per le sue caratteristiche di gioco egli prediliga la terra battuta rispetto al cemento o all’erba, in virtù del fatto che il rosso gli garantisce più tempo per colpire la palla: basti ricordare che Berrettini ha vinto 2 tornei Atp 250 a Gstaad e Budapest e ha fatto finale a Monaco di Baviera. Però è pur vero che Berrettini rappresenta il classico giocatore moderno che ha nel servizio e nel diritto i due colpi fondamentali e quindi capace di adattarsi a superfici ancora più veloci (a mio avviso particolarmente devastante sulle superfici indoor per il tipo di gioco).
Quindi non c’è da meravigliarsi se Matteo abbia intuito che per le sue qualità egli sia capace di raggiungere risultati importanti anche sul cemento, ma soprattutto sull’erba, superficie su cui la palla schizza a velocità molto elevate. D’altronde è importante sottolineare come Berrettini abbia scoperto l’erba soltanto l’anno scorso: nel 2018 infatti Matteo ha giocato 8 incontri su questa superficie con un bilancio in perfetta parità (4 vittorie e 4 sconfitte): in particolare, Matteo giunse l’anno scorso al secondo turno a Wimbledon, rimontando uno svantaggio di 2 set a 0 (6-7, 6-7, 6-4, 7-5, 6-2) all’allora testa di serie n 18 Jack Sock (giocatore però che dopo la vittoria del Master 1000 di Parigi-Bercy ha vissuto una profonda crisi, scivolando peraltro alla posizione n 171 del mondo), salvo poi essere sconfitto nettamente da Gilles Simon in tre set al turno successivo.
Questa campagna erbivora è iniziata quindi, data la poca esperienza su questa superficie, nel migliore dei modi per il romano: 3 vittorie su altrettante, ma non successi qualsiasi: al primo turno Matteo si è confrontato con il “bad boy” aussie Nick Kyrgios, sconfiggendolo per 6-3, 6-4, sorprendendo peraltro l’australiano su un fronte in cui Matteo partiva sulla carta sfavorito: Berrettini non ha infatti subito il gioco del tutto sconsiderato e imprevedibile di Kyrgios, ma anzi l’ha battuto sul suo stesso terreno: giocando passanti, palle corte, slice tagliati, attacchi a rete, volèe basse. Agli ottavi invece Matteo ha battuto per la seconda volta su altrettanti incontri il n 9 del mondo, Karen Khachanov per 6-4, 6-2. Si tratta della seconda vittoria contro un top 10 (la prima volta era avvenuta al secondo turno di Roma, dove il tennista romano batté il n 5 del mondo Alexander Zverev per 7-5, 7-5). Khachanov è un giocatore che ha dimostrato di meritare la classifica che ha: l’anno scorso vinse il torneo di Parigi Bercy battendo il n 1 del mondo Novak Djokovic e la settimana scorsa aveva raggiunto i quarti di finale al Rolland Garros, perdendo solo dal futuro finalista Dominic Thiem in tre set. Risultati quindi che mettono in mostra la caratura dell’avversario sconfitto ieri da Matteo. Per cui la partita sulla carta più semplice era quella di oggi contro Kudla, anche se non di rado si assiste a giocatori che dopo aver raggiunto un grande risultato perdono malamente da tennisti con una classifica inferiore.
Domani Matteo affronterà il tedesco Struff, che ha battuto nella giornata odierna di quarti di finale il francese Lucas Pouille per 6-4, 6-4. Non ci sono precedenti tra i due, anche se dati i risultati ottenuti, si potrebbe considerare Matteo sulla carta come favorito. Struff tecnicamente è un giocatore simile a Berrettini con un servizio potente e un diritto efficace, anche se le qualità manuali dell’italianosono sicuramente superiori.
Per quanto riguarda la classifica, con la semifinale raggiunta Berrettini sarebbe virtualmente n 25 e raggiungerebbe il suo best ranking, ma questo al momento conta poco, in quanto il tennista romano la settimana prossima giocherà il più prestigioso torneo Atp 500 di Halle con un partèrre di giocatori del calibro di Federer, Zverev, Khachanov e Coric. Ma soprattutto, a parte la vittoria di Matteo a Gstaad l’anno scorso, Berrettini non ha molti punti da difendere e ciò implicherebbe la possibilità di entrare entro fine anno tra i primi 20 del mondo. Risultato che dovrebbe essere considerato non un punto di arrivo, ma un inizio per scalare ancora maggiormente la classifica.
Tra poco più di due settimane incomincia il torneo di Wimbledon che potrebbe riservare delle ottime soprese per il romano, dati i recenti risultati e l’attitudine al manto erboso. Sicuramente Berrettini sarà testa di serie, come a Parigi, quindi avrebbe la possibilità di avere due turni agevoli, salvo poi incontrare una testa di serie alta al terzo turno. Quindi è lecito porsi una domanda: date le qualità di Berrettini e la facilità con cui gioca su questa superficie, potremmo avere trovato in Italia un tennista capace di un grande exploit anche in uno Slam come quello londinese?
Finora il migliore interprete italiano su questa superficie negli ultimi anni è stato l’altoatesino Andreas Seppi, capace di arrivare agli ottavi di finale a Wimbledon e vincere l’atp 250 di Eastbourne su erba nel 2011 (tenendo però anche presente la semifinale raggiunta a Wimbledon da Nicola Pietrangeli nel 1960 e i quarti di finale di Adriano Panatta del 1979 e di Davide Sanguinetti del 1998).
Sicuramente Berrettini, data la giovane età (23 anni), può superare il risultato raggiunto da Andreas Seppi, però molto sicuramente dipenderà dal tabellone, così come da eventuali sorprese che dovessero spuntare e soprattutto dalla sorte. Però sarebbe opportuno non caricare di troppe responsabilità il tennista romano, in quanto molto spesso accade che le aspettative siano troppo alte rispetto ai risultati ottenuti e che si frantumino al primo intoppo. Tuttavia non si può negare il fatto che Matteo abbia iniziato un percorso importante con un allenatore come Santopadre che è bravo a mantenere per terra le ambizioni del suo pupillo, day by day.
Di Donato Marrese