Caso scommesse: assolto Starace, un anno a Bracciali

Proprio stamattina giunge la sentenza d’appello del processo sportivo che vede alla sbarra Potito Starace e Daniele Bracciali, due dei giocatori che hanno segnato oltre 10 anni di tennis italiano. L’accusa, pesantissima, era quella di aver combinato incontri per favorire guadagni attraverso scommesse pilotate. Il processo di primo grado presso il tribunale federale si era concluso con una stangata terribile, la peggiore delle condanne: radiazione. Ma oggi giunge la sentenza d’appello che ribalta, letteralmente, il disposto di primo grado, affermando l’innocenza di Potito Starace e riducendo ad un anno la pena per Daniele Bracciali, condannato anche ad una multa di 20mila €.

Un esito decisamente clamoroso, che suona come un evidente e sonoro smacco per tutto l’impianto che sosteneva una decisione durissima quale la radiazione. Al termine del processo di primo grado, che, tra l’altro, era stato svolto a porte chiuse, senza la possibilità di un racconto da parte dei giornalisti, erano comparse dichiarazioni che seminavano più di un dubbio sul verdetto, parlando addirittura di illogicità del disposto, almeno stando alla dichiarazione di Umberto Rapetto al Fatto Quotidiano. Tutta la sentenza di primo grado si imperniava sul legame tra l’account Braccio2 e Daniele Bracciali: proprio questo era stato già portato all’attenzione della corte dagli avvocati dell’aretino, che dimostravano l’estraneità di tale account rispetto giocatore. Un fatto evidentemente decisivo per la sentenza di appello, che non è stata letta da chi scrive, e sulla quale torneremo appena pubblicata.
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Torna quindi al tennis giocato Starace, dovrà ancora attendere Bracciali, per il quale però l’anno di squalifica dovrà opportunamente essere retrodatato alla sua sospensione, ci auguriamo per lui, soprattutto dovendo però capire esattamente per quale ragione si è passati dalla radiazione al solo anno di sospensione dall’attività, un fatto che ovviamente ha il suo peso, soprattutto in relazione alle dichiarazioni tuonanti di Angelo Binaghi, presidente FIT, cui dovrebbe seguire una qualche precisazione ora, ci auguriamo.

Da escludere un appello in sede di Cassazione (sempre sportiva) per Bracciali, in quanto tale ultimo grado di giudizio entra nell’ambito del solo aspetto formale del caso e non nel merito.
Sia Bracciali che Starace restano indagati dalla procura di Cremona, dalla diffusione dei cui atti di indagine era partito il processo sportivo, nell’inchiesta penale che ha chiusto in luglio il suo corso, in attesa di capire se i due saranno o meno rinviati a giudizio.

Scongiurato insomma un colpo all’immagine del nostro sport, o almeno ridimensionato pesantemente, dovendo ora giustamente riabilitare Potito Starace dal fango cui è stato sottoposto dal tritacarne mediatico, e in attesa di capire meglio, come detto, le ragioni della condanna per Bracciali.

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