La Davis Cup è pronta a ripartire, più emozionante che mai. La nostra Italia, dopo la semifinale raggiunta e persa 3-2 lo scorso anno contro la straordinaria Svizzera di Federer e Wawrinka, riparte da Astana. Ebbene sì, il primo turno del torneo a squadre sarà un’insidiosissima trasferta in casa kazaka. Cerchiamo dunque di analizzare in maniera approfondita questo match in programma dal 6 all’8 marzo al National Tennis Center di Astana.
Come arriva l’Italia? Gli azzurri, capitanati dall’infinito Corrado Barazzutti, sulla carta sono i favoriti, sia per questioni di ranking, sia per questioni tecnico-tattiche. Parliamoci chiaro, gente come Fognini, Bolelli e Seppi, senza dimenticare Lorenzi e il quinto aggregato a sorpresa di quest’anno, Luca Vanni, stanno attraversando un bellissimo periodo e non dovrebbero avere – toccatina compresa – troppi problemi a sconfiggere il modesto Kazakistan.
Il lunatico Fabio Fognini ci fa arrabbiare, ci fa soffrire, ma quando è in palla c’è poco da fare, diventa pressochè imbattibile: lui ci tenne a galla lo scorso anno contro la Gran Bretagna grazie ad una storica impresa contro Andy Murray, e sempre lui assieme a Simone Bolelli ci fece sperare in un’improbabile finale battendo il duo svizzero Chiudinelli-Wawrinka. Il nostro numero uno ha iniziato l’anno maluccio in singolare: primo turno a Sydney (sconfitto da un acciaccato Del Potro), primo turno agli Open d’Australia (sconfitto dal modesto Gonzalez), secondo turno sulla terra rossa di San Paolo, prima di riscattarsi totalmente nell’ATP 500 di Rio de Janeiro, nel quale si è arreso soltanto a David Ferrer in finale, dopo una meravigliosa vittoria in semifinale sul numero 3 del mondo Rafa Nadal. La settimana dopo però, non è nemmeno sceso in campo contro Berlocq a Buenos Aires: 6-3 6-0 in poco più di un’ora. Fabio è anche questo, ma rimane comunque il nostro miglior giocatore.
Ben diversa è la storia che riguarda Andreas Seppi e Simone Bolelli: l’altoatesino è stato protagonista di uno splendido inizio 2015: semifinale a Doha (sconfitto dal numero 7 Tomas Berdych), ottavi a Melbourne, raggiunti dopo aver battuto il numero 2 del mondo Roger Federer in un intenso match terminato al quinto set e finale a Zagabria (sconfitto dallo spagnolo Garcia-Lopez), senza contare le due uscite rispettivamente nel primo e nel secondo turno a Sydney e a Rotterdam, dove però si è dovuto arrendere ad ostacoli duri come Pospisil e Berdych; il bolognese invece è sempre più in crescita dalla fine della scorsa stagione: continua a scalare piano piano il ranking (è rientrato in top 50) e colleziona soddisfacenti risultati, su tutti la grande vittoria su Milos Raonic a Marsiglia, prima di arrendersi al beniamino di casa Gael Monfils nei quarti di finale. E’ stato in grado di battere, tra Doha, Sydney, Melbourne e Rotterdam, da gennaio a questa parte, giocatori come Matosevic, Goffin, Monaco e Rosol, non proprio gli ultimi arrivati nel circuito.
Per Paolino Lorenzi invece l’età continua a farsi sentire, e anche se ci dispiace dirlo, forse non si è proprio meritato questa convocazione: nel 2015 non è mai riuscito a superare il secondo turno di un torneo, salvo a Quito, dove è stato brutalmente sconfitto nei quarti da Fernando Verdasco. Ma chi se la meriterebbe di più al suo posto, direte voi? Il nome è uno solo: Luca Vanni. Lui sarà presente in questa Davis Cup, ma difficilmente giocherà (salvo decisioni last-minute di Barazzutti) dal momento che è stato convocato come quinto. Dai bassifondi della classifica questo tennista-operaio con grande forza di volontà è riuscito ad arrivare a ridosso del primi 100, grazie al capolavoro a San Paolo: con il ritiro di Feliciano Lopez è subentrato come numero uno del seeding (fortuna, sì, ci vuole anche quella ogni tanto…) dopo essere stato ripescato come miglior perdente delle qualificazioni ed è riuscito a conquistarsi una finale sudata e strameritata. Purtroppo si è arreso – molto dignitosamente – a Pablo Cuevas, ma aveva già fatto fin troppo.
In doppio ci presentiamo alla grande ed è forse la cosa di cui siamo più sicuri: chi non ricorda l’immensa performance della partnership Fogna-Bole a Melbourne? Il primo slam conquistato in due dopo Pietrangeli-Sirola a Parigi nel 1959 non fa che renderci strafavoriti contro la coppia kazaka.
Ma veniamo al dubbio più cocente: quanto possiamo temere il Kazakistan? In teoria, non molto, ma in pratica, non dobbiamo fare l’errore di sottovalutarli. Non bisogna dimenticare che nella scorsa edizione di Davis Cup la squadra asiatica eliminò quasi la Svizzera futura campionessa (era avanti 2-1). Il quartetto che capitan Doskarayev schiererà contro di noi è formato da: Kukushkin (#58 ATP), Golubev (#107), Nedovyesov (#131) e il giovanissimo Popko (classe ’96, #605).
Partiamo dal loro numero uno: Mikhail Kukushkin, 27 anni, un titolo in carriera a San Pietroburgo nel 2010 e una grande abilità negli scambi sul veloce: russo di nascita, è allenato da sua moglie. Avete capito bene, è questa la più bizzarra curiosità su di lui. Nel 2015 la sua miglior performance l’ha sfoderata a Sydney: è, sorprendentemente, arrivato in finale – nella quale si è arreso al rinato Viktor Troicki – partendo dalle qualificazioni e battendo avversari del calibro di Istomin, Cuevas, Del Potro e Mayer, prima di non riuscire più a superare il primo turno nè agli Australian Open nè in tutti i 250 statunitensi.
Chi è invece Andrey Golubev? Forse il più conosciuto dei quattro, perchè è una specie di promessa mancata: ancora relativamente giovane (27 anni), è sempre stato uno dei tennisti più discontinui del circuito: dopo uno straordinario 2010 (anno del suo best ranking, #33) che sembrava averlo proiettato verso un roseo futuro, grazie anche al titolo ad Amburgo, non è mai riuscito ad emergere, seppur sia uno di quei giocatori che, se è in giornata, può battere chiunque. Complice qualche infortunio, quest’anno è stato disastroso fino a qui: è uscito dalla top-hundred e non è mai entrato al secondo turno di un torneo, addirittura a volte si è fermato nel primo incontro di qualificazione, come a Rotterdam. Tennista in forte calo, ma con molta esperienza e grandi colpi.
Passiamo ai due meno conosciuti: Nedovyesov è sempre rientrato nella cerchia dei mediocri: il suo best ranking è #72, e non ha mai vinto un titolo ATP nè conquistato una finale. Nell’anno 2015 non è mai riuscito ad entrare nel tabellone principale di un torneo, ha sempre e solo partecipato a Challenger, conquistando anche la finale – persa – a Bergamo. Del quarto convocato, Dmitry Popko, si sa pochissimo: è molto giovane, ha solo 18 anni ma ha ben impressionato in due futures kazaki. Difficilmente però – salvo colpi di scena last-minute – vedremo in campo entrambi. Golubev e Kukushkin sono destinati a giocare i due singolari e anche il doppio assieme: sono da temere soprattutto per la loro grande affinità derivante dalla loro bella amicizia anche fuori dal campo.
Perciò: abbiamo fatto una bella analisi di come arriviamo noi e i nostri avversari a questa sfida. Tecnicamente e tatticamente, oltre che per ragioni di ranking, possiamo dire di essere molto superiori al Kazakistan, ma purtroppo siamo amanti di uno sport che non sempre accontenta tutti. Come detto in precedenza, non bisogna assolutamente sottovalutare gli avversari, gente che i colpi ce li ha eccome, nè scendere in campo con la convinzione di essere superiori, come qualcuno potrebbe fare – e ci siamo capiti – e tutto andrà per il meglio. O almeno si spera. Forza Italia, forza ragazzi e buona Coppa Davis a tutti.