TC intervista Jacopo Stefanini: “Adoro la terra rossa!”

Jacopo Stefanini ha 19 anni ed è una tra le più grandi promesse del tennis italiano. Ha imparato a giocare quando era molto piccolo grazie ai genitori, che sono tuttora i suoi coach. Lo abbiamo intervistato all’indomani del suo raggiungimento del quarti di finale nei Future di Lecco, dopo aver superato le qualificazioni.
Jacopo è un ragazzo umile ma estremamente maturo per la sua età, e molto ambizioso. Dice di preferire la terra rossa, perché ama effettuare i recuperi in corsa. Un colpo d migliorare? Senza dubbio il rovescio.
Quando hai iniziato a giocare a tennis?

Ho cominciato a giocare a 6 anni: all’inizio chiaramente era più un divertimento che una professione. All’inizio giocavo solo una o due volte la settimana.

Quando hai capito che il tennis poteva diventare una professione?

Con il passare degli anni ho iniziato a frequentare i tornei internazionali. Man mano che passava il tempo e che vincevo partite la consapevolezza e la fiducia sono aumentate. Il vero punto di svolta però è avvenuto l’anno scorso, quando ho iniziato a studiare da privatista per dedicarmi maggiormente al tennis.

A Lecco hai fatto un’ottima impressione. Come ti sei trovato?

L’Itf di Lecco è un bel torneo organizzato bene. Mi sono trovato molto bene tanto che ho passato le qualificazioni e al primo turno ho battuto un giovane coreano molto esplosivo. Mi sono trovato a mio agio sia in campo che fuori e questo vuol dire tanto. Sono molto contento e spero di poterci tornare l’anno prossimo.

Parlaci della tua carriera da junior. Quali sono i risultati maggiori che hai ottenuto?

Ho avuto una buona carriera. In Italia ho raggiunto i quarti di finale a Salsomaggiore, Firenze e Prato e gli ottavi al Trofeo Bonfiglio. All’estero i migliori risultati li ho raggiunti vincendo un quarto grado in Austria e giungendo in finale in un torneo in Svizzera. Questi 2 ultimi risultati mi hanno permesso di giocare il torneo juniores dell’Australian Open.

Attualmente sei il n. 1526 del ranking ATP Quali sono i tuoi obiettivi?

Voglio scalare la classifica e arrivare prima di tutto tra i primi mille, e poi sempre più in alto.

Tra i colpi del tuo repertorio quale pensi che sia il migliore e quali sono quelli in cui devi migliorare?

Tra i miei colpi il migliore è sicuramente il diritto. Ho migliorato notevolmente il servizio, dove inizio ad avere una buona percentuale e una quantità elevata di punti. Il mio colpo meno forte è il rovescio, più di manovra che di spinta, che devo sicuramente migliorare e tramite il quale devo cercare di fare più male.

Qual è la tua superficie preferita?

Sicuramente la terra rossa, sulla quale sono stato abituato a giocarci sin da piccolo, anche perché sono un amante dei recuperi. Però mi esprimo bene anche sul cemento.

Chi ti allena attualmente?

Mi allenano Marco Stefanini e Roberta Ardinghi, che sono mamma e papà. Per la preparazione fisica invece sono seguito dal prof. Stefano Giusti: ci mette tantissimo impegno e ha tanta voglia di farmi crescere. Sono circondato da persone che mi vogliono bene e che mi seguono passo per passo. Al giorno d’oggi non si trovano molte persone così disponibili e i risultati che sto conseguendo sono anche per merito loro.

Parliamo di un problema molto discusso nel regolamento: la seconda palla di servizio. Tu la elimineresti?

No, secondo me la seconda palla deve essere lasciata. Senza di essa, diventerebbe tutto altalenante, essendoci solo una possibilità d’errore. Io proporrei di togliere il net, anche se rimango rispettoso delle scelte dell’Atp.

Adamo Recchia

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