Jannik Sinner: “Quando perdo, non dormo. Imparo dalle sconfitte”

L’altoatesino si racconta ai microfoni di Repubblica, riflettendo sul post Wimbledon, sul lavoro da compiere per arrivare al vertice nel tennis mondiale e sul rapporto con gli altri azzurri.

Jannik Sinner è attualmente impegnato all’ATP di Umago dove esordirà contro lo spagnolo Jaume Munar. Dopo gli ottimi risultati a Wimbledon in cui è arrivato fino ai quarti di finale, il campione di San Candido si è preso un periodo di pausa per recuperare da un piccolo infortunio alla caviglia rimediato nel suo ultimo match con Novak Djokovic. In occasione del suo rientro nel torneo croato, il numero 1 italiano ha concesso un’intervista a Repubblica nella quale ha toccato molti temi interessanti.

Jannik Sinner ha ammesso di non accettare bene le sconfitte: “Quando perdo, non dormo” ma dopo il match perso al 5 set contro il serbo riesce comunque a vedere il lato positivo: “Ho fatto esperienza sull’erba e contro Nole sul Centrale, ho battuto diversi tipi di tennisti”.

Il resto della stagione lo vedrà impegnato, dopo il torneo in Croazia, sul cemento nordamericano dove parteciperà ai Masters 1000 di Montreal, Cincinnati ed allo US Open in programma a fine Agosto. Il giocatore azzurro esprime il suo miglior tennis su questa superficie ed avrà sicuramente possibilità di vittoria tenendo conto dell’assenza di Djokovic, a causa delle sua ormai nota posizione sui vaccini, e dei problemi fisici di Nadal e Zverev.

Nel corso dell’anno, Jannik Sinner ha rivoluzionato il suo team tecnico con la sostituzione dello storico coach Riccardo Piatti con Simone Vagnozzi ed iniziato una collaborazione con Darren Cahill che lo stanno portando a focalizzarsi su determinati aspetti del suo gioco ed approccio mentale: “Sto lavorando tanto sul servizio. Variare di più la palla. Andare più a rete. Essere ancora più aggressivi. Cahill conosce bene il tennis, è molto bravo a motivarti prima della partita. Magari ti dà quel 0,05% in più prima di scendere in campo”.

Nonostante il successo, l’altoatesino è un ragazzo normale che apprezza molto la sua famiglia “Senza di loro, tutto questo sarebbe stato impossibile. Mi hanno insegnato a essere prima una brava persona e poi un ottimo professionista”.

A soli 21 anni, l’azzurro è riuscito a raggiungere la vetta del nostro tennis ma è rimasto molto umile: “Sono solo classifiche. Matteo Berrettini è stato sfortunato quest’anno. Poi c’è Musetti (fresco vincitore ad Amburgo)” e sulla rivalità con l’ex numero 1 azzurro conclude: “Difficile dirlo, perché ancora non abbiamo ancora giocato contro, non lo conosco bene. Lui è più adulto, ha vinto di più”.

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