Mi illumino d’azzurro

Sono passati dieci anni da quella calda estate del 2009, che vide le donne italiane fare incetta di record e titoli sportivi. Le critiche ai colleghi maschi furono numerose e cocenti, specie nel tennis dove di fronte alla top ten di Flavia Pennetta gli uomini sparivano già all’orizzonte. Ora a distanza di un decennio possiamo dire che il movimento maschile si stia riprendendo il trono perduto, il tennis in calzoncini scorge una nuova alba.

L’estate del 2009 passò alla storia come un nuovo capitolo della lunga traversata dell’emancipazione femminile, questa volta sportiva. Le donne, che conquistarono il diritto di partecipare alle Olimpiadi solo nel 1928 per via di un sentimento nazionalista desideroso di avere la meglio sulla Germania di Hitler, fecero incetta di record, medaglie e trofei. Era l’anno degli ori mondiali di Federica Pellegrini, della prima medaglia oltre continente di Tania Cagnotto, dell’europeo delle ragazze della pallavolo e  della top ten di Flavia Pennetta.

Le donne non solo vincevano ovunque e comunque, in singolo, in coppia, in squadra ma lo facevano trainando un movimento che vedeva i colleghi uomini arrancare dietro i successi del gentil sesso.

Soprattutto nel mondo del tennis i paragoni con i continui flop maschili si sprecavano, con le ragazze ai vertici delle classifiche mondiali e con i ragazzi che galleggiavano in una dimensione di serie b. “La sfortuna non c’entra”, disse allora Adriano Panatta riferendosi alle scuse arrancate da qualche tennista nostrano, “il tennis italiano maschile è un tennis di serie b”.

Flavia Pennetta

GOLDEN ERA  A distanza di un decennio esatto le cose si sono letteralmente capovolte e quei risultati che tanto chiedevamo ai nostri ragazzi sono finalmente arrivati. Il 2019 è stato fino ad ora un anno d’oro per il tennis azzurro con cinque trofei conquistati, quattro giocatori tra i primi cinquanta tra cui uno in top ten.

Il punto massimo lo si è toccato con la vittoria a Montecarlo di Fabio Fognini e relativa top ten conquistata qualche settimana fa, il ligure a 32 anni è finalmente sbocciato come il campione che abbiamo tanto aspettato.

Dietro il n.1 azzurro c’è la bella e giovane realtà di Matteo Berrettini, 23 anni, romano tre ATP 250 vinti, bravo sulla terra ma molto più sul veloce. A Stoccarda ha conquistato sull’erba un titolo che lo scorso anno fu di Roger Federer, dimostrando un certo feeling con la meno italiana delle superfici. Matteo sta diventando una certezza del tennis italiano in lui si intravede la genesi del campione, ora ci si aspetta l’exploit in un grande torneo.

Matteo Berrettini

Questa però è stata la settimana di Lorenzo Sonego, che di anni ne ha 24 anni ed è nato a Torino. “Sonny”, come lo chiamano gli amici, sull’erba di Antalya ha vinto il suo primo ATP in carriera infilandosi tra i primi cinquanta giocatori del mondo.

Infine c’è Marco Cecchinato, siciliano di 26 anni che a febbraio ha vinto l’ATP di Buenos Aires arrancando poi nel proseguo della stagione, non è riuscito Marco a dare continuità al suo fantastico 2018 quando battendo Djokovic nei quarti del Roland Garros riportò dopo quarantuno anni un italiano in una semifinale Slam.

EFFETTO DOMINO  Proprio l’impresa parigina di Marco ed a seguire il trionfo di Fognini nel principato pare aver creato quell’effetto domino che nel 2009 innescarono le imprese di Flavia Pennetta e che tante fortune portarono al tennis italiano.

Insomma li abbiamo bacchettati e criticati per anni, nei confronti dei tennisti italiani stampa ed appassionati non sono mai stati troppo docili. Ora però è arrivato il momento di applaudirli e sostenerli, il tennis azzurro si coccola una generazione d’oro.

Lorenzo Sonego

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