Per la prima volta l’Italia è prima nel ranking ITF

Di Roberto "ItalyFirst" Eusebi

La recente vittoria dell’Italia in Coppa Davis ha provocato, oltre a scene di tripudio generale, anche un graditissimo effetto collaterale, ossia il primo posto nel ranking ITF 2023 davanti a Canada e Australia. Una piacevolissima novità da quando questa particolare classifica è stata introdotta nel 2001.

Lasciando da parte il complicato sistema di calcolo basato sui risultati ottenuti negli ultimi quattro anni, in soldoni significa che l’Italia attualmente è la più forte nazionale di tennis del mondo, parole che suonano come musica celestiale nelle orecchie di noi tifosi italiani. Nonostante i calcoli astrusi per determinarlo mettano a dura prova anche i matematici più preparati ed agguerriti, il podio è figlio del buon senso, visto che al secondo posto ci sono i canadesi, fermati ai quarti quest’anno e vincitori l’anno scorso, mentre al terzo ci sono gli australiani che in entrambe le due ultime edizioni hanno perso lo scontro decisivo, notizia che mio papà novantenne ha commentato con distacco e sportività: “Vi sta bene canguracci! Così imparate ad averci battuto tre volte in finale!“.

Ma il primato non ha fatto felici solo i tifosi, ai quali piace da matti essere sul tetto del mondo e guardare tutti gli altri dall’alto in basso, ma soprattutto il nostro presidente Binaghi, leader indiscusso del tennis italiano. Da buon sardo, venuto a conoscenza della splendida notizia, ha offerto pane carasau e “filu de ferru” a tutti i suoi uomini, brindando strafelice al fatto che la nostra Federazione sia lassù e che Malagò, Presidente del Coni, stia assistendo agli incredibili successi della FITP.
E giustamente festeggia dico io, perché negli anni, la Federazione Italiana ha lavorato sodo in maniera capillare partendo dalla base, le scuole tennis nei circoli locali, fino al vertice della piramide-tennis, organizzando numerosi tornei professionistici in terra italiana per consentire ai nostri giocatori emergenti di svolgere la loro professione con minor spese e difficoltà logistiche.
Nel tempo, gli sforzi incredibili profusi con pazienza e determinazione hanno infine creato quel volano di sinergie in grado di dare vita ad nuovo miracolo italiano, non più economico come quello famoso di quando ero piccolo io, bensì tennistico.

Tuttavia noi che amiamo andare al di là delle apparenze, vorremmo aggiungere un piccolo tassello della storia, a vantaggio di chi ci sta leggendo. L’eroe di Malaga a detta di tutti, ma proprio di tutti, ha un nome e un cognome e si chiama Jannik Sinner.
Ha vinto 5 degli otto match disputati, due dei quali trascinando al successo in doppio l’amico di PlayStation Sonny. Ma soprattutto ha sconfitto il GOAT, The Djoker, costruendo la sua vittoria grazie a quel game ormai leggendario dei tre match point consecutivi annullati.

Ma Jannik da dove arriva, da dove sbuca questa iradiddio pel di carota? È figlio della programmazione della FITP? Il Presidente Binaghi non me ne voglia, ma la risposta è no, per niente. Jannik è come una di quelle mutazioni genetiche che consentono l’evoluzione della specie, non programmabili, dono di Dio o del caso, a seconda dei punti di vista.

Photographer: Getty Images for ITF

Per vincere la Davis 2023 era necessario un fenomeno della natura come lui, nato in mezzo alla neve del Trentino-Alto Adige, segnalato da Max Sartori, ex coach di Seppi, a Riccardo Piatti, guru tennistico che con la Federazione si è più volte scontrato duramente, plasmato a Bordighera dalla sua Accademia e trasformato in fenomeno implacabile dal duo Vagnozzi-Cahill, coach che Jannik paga di tasca sua con premi e sponsorizzazioni, Nike in primis. Alla FITP Jannik credo debba poco, se non la wild card alle NextGen 2019, particolare che la Federazione non si stanca (mai) di ripetere. E non è un caso infatti che Jannik scelga in totale libertà se andare alle Olimpiadi o meno oppure se accettare o no le convocazioni in nazionale, come nel caso recente di Bologna.

In sintesi, dunque, Jannik sarebbe diventato Sinner comunque mentre la Federazione, senza Jannik, non avrebbe potuto mai appuntarsi sul petto la Coppa Davis come una luccicante e preziosa medaglia al valore. La Verità non è tanto lontana dalla verità, basta sorvolare sul fatto che Jannik si è costruito praticamente da solo, grazie al suo DNA di campione ed alle persone ed aziende che hanno creduto e puntato su di lui. Noi siamo primi nel ranking ITF grazie sì al lavoro certosino della FITP, ma moltissimo merito andrebbe riconosciuto anche a chi ha veramente contribuito alla sua affermazione come tennista d’élite. Ma la politica è la politica e il tennis è il tennis. Per noi appassionati non cambia nulla, per carità, Coppa Davis e il primato nel ranking sono risultati fantastici però ci piace raccontare i fatti per quello che sono, senza abbellimenti o fronzoli di sorta…e giustamente dico io.

Roberto “ItalyFirst” Eusebi

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