Non è più la nostra numero 1 Camila Giorgi (ora alla 99esima posizione del ranking), superata dalla coriacea Jasmine Paolini, e che anzi negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso ha fatto un bel salto all’indietro -complice anche qualche intoppo di non lievissima entità sotto il punto di vista fisico-. Proviamo noi a tirarla un po’ su di morale, anzitutto facendole tanti auguri per il suo recente genetliaco (ha compiuto 28 anni lo scorso 30 dicembre): e poi, da inguaribili Cami-fans sempre e comunque, lanciandoci in un’impresa non agevole -lo riconosciamo-, ma che ci stuzzica assai… Di che si tratta? Beh, spiegare con dovizia di particolari perché la nostra eroina può (ancora) trionfare in uno Slam ! Ecco il decalogo allora, pronti…via: e allacciate le cinture…
1. Perché tira più forte di tutte
O più esattamente, tira forte in ogni circostanza, senza stare a meditare un attimo quando -e se- rallentare, ‘sporcare’ in qualche modo la palla, e così via: il che ne fa ai nostri occhi una figura quasi romantica, che persegue i suoi obiettivi ciecamente, senza compromessi, fidando solo nelle proprie doti. Se ci pensate un attimo, per lei le avversarie non esistono, non le considera proprio (lo testimonia il fastidio con cui alla fine le saluta, che abbia vinto o meno): ed in fondo cos’è il tennis, se non una disciplina nella quale la regola numero uno -se non la sola che conta davvero!- è tirar forte dentro le righe? Elementare Watson: quando aggiusterà questo piccolo problema, senza più provocare buchi grossi così nei teloni di fondo campo, saremo a cavallo.
2. Perché fra le donne non c’è più un padrone
Diversamente dai maschietti, ove di riffe o di raffe non si scappa dalla trimurti, tre le girls da un bel po’ vige l’anarchia più totale: e quando non c’è il gatto (Serenona, per dire), i topi ballano, finendo con l’alternarsi spesso sulla scena principale. Ostapenko, Wozniacki, Kerber, Kvitova, Stephens, Halep, Osaka, Barty, Andreescu, citate così alla rinfusa… C’è spazio per le sorprese insomma, un po’ a tutte le latitudini ed in ogni stagione, dal gennaio dell’Australia al settembre di New York. E visto che si tratta di un gioco, giochiamo fino in fondo: il primo Slam in cui la Giorgi dette forti segnali di sé fu Wimbledon 2012, dove si spinse dalle qualificazioni sino al 4’turno (al 1’ fece fuori Flavia Pennetta!). Autorevoli commentatori si sbilanciarono a vaticinare “non è un problema SE diventerà la numero 1, ma solo QUANDO…”. Bum, la spararono grossa: ma alzare nel 2020 il trofeo a Church road, sarebbe cosa buona e giusta…
3) Perché non è lei la star di famiglia
Eh sì, si tratta di rimediare ad una ingiustizia bella e buona: la poverina sul campo fa il lavoro grosso, viceversa la luce dei riflettori se la becca tutta papà Sergio. Sugli spalti gesticola, a volte inveisce contro questa o quella, si agita come morso da una tarantola: dà spettacolo insomma, e le telecamere lo cercano di continuo, regalandogli una popolarità sicuramente non cercata (no?), ma all’atto pratico effettiva ed inequivocabile. Con quella capigliatura un po’ così, poi, evidentemente refrattaria alle cure di ogni barbiere… fa simpatia dai, diciamocelo francamente. Bene bravo bis insomma, ma ora basta: tocca alla piccola di casa salire sul gradino più alto del podio familiare, per ristabilire le opportune gerarchie. E non c’ è altro modo che prendersi un bello Slam, perbacco!
Perché sfoggia delle “mise” deliziose
Toh, a proposito di famiglia… Camila dev’esser l’unica, nel circuito, a non vantare uno straccio di sponsor tecnico, per l’abbigliamento: mica perché non glielo abbia mai chiesto nessuno (figurarsi, ci sarà stata la fila alla sua porta non appena emise i primi vagiti a livello professionistico, da parte di prestigiosi marchi italiani e non solo). Ma è sempre stata mamma Claudia, che evidentemente ha delle mani d’oro, a cucirle addosso quei bellissimi vestitini, i quali suscitano pure qualche -legittima- invidia: e non li commercializza, perché la bimba deve essere e rimanere un pezzo unico, che si distingue da tutte le altre. Complimenti, complimenti davvero: un altro piccolo particolare per il quale l’oggetto di tanta attenzione si merita un successo di quelli ‘pesanti’…
Perché è… WOW
Alt, fermi tutti, qui il terreno si fa scivoloso, proviamo a non finire a gambe all’aria… Prima che si venga tacciati di bieco sessismo, diciamo subito che le atlete son tutte belle: per ovvissimi motivi, legati al fatto che si tratta di giovani in piena salute, con corpi tonici e perfettamente allenati, le quali pertanto rispondono facilmente a certi requisiti estetici. Tutte belle allora, ok, ma… qualcuna di più! E’ innegabile, la nostra musa rappresenta proprio un bel vedere: visino delizioso, aria perennemente imbronciata che tuttavia non le disdice, gambe ben tornite, una presenza fisica importante senza essere… inquietante (come certe valchirie). Non ci lanceremo in paragoni indelicati, però… rispetto alle più recenti vincitrici di majors sarebbe un bel passo in avanti, no?
Perché finalmente sorriderebbe
Va bene il broncio, si diceva, ma dai, vogliamo mettere una Camila sorridente, priva di quelle ombre -se non addirittura inquietudini- che paiono perennemente attraversarla? Qui ragioniamo sulle ipotesi, perché non l’abbiamo mai vista serena, rilassata, soddisfatta: ma siamo convinti che sarebbe uno spettacolo! E (qui facciamo un semplice due + due) quale migliore occasione potrebbe verificarsi, affinchè una tennista si mostri al mondo nella sua versione più accattivante, che sollevare una coppa prestigiosa, con mille flash che la inquadrano compiaciuti, e complici?
Perché non è nelle grazie federali
Mmh, altro argomento su cui andare con i piedi di piombo… Non è un mistero che, anni or sono, il clan Giorgi finì nel mirino della Federazione italiana per una questione legata alla mancata risposta ad una convocazione in Fed cup, che all’epoca era come il Santo graal per il presidente Binaghi e c. (da lì arrivavano molti successi, in periodi per il resto piuttosto grami). Poi in qualche modo si ricucì, ma restò -e resta- l’impressione di fondo di, come dire, una certa diffidenza fra i vertici federali e l’entourage dell’atleta… E allora, per dirla con l’immortale Jannacci, sarebbe bello vedere di nascosto l’effetto che fa: “vengo anch’io?”…
Perchè uno Slam lo ha vinto la Bartoli!
La dolce Marion trionfò a Wimbledon nel 2013, unico acuto vero di una carriera rispettabile ma senza picchi giganteschi: meritato, perché ha sempre lottato con grande forza d’animo contro un fisico particolare, che poi tra l’altro una volta smesso continuò a darle problemi -la ricordate, ridotta penosamente quasi ad un’ombra?-. Ebbene, anche la originaria della Corsica aveva il papà come allenatore, se non guida assoluta ed esclusiva, dalle cui labbra e volontà pendeva volente o -in qualche circostanza- nolente. Già, proprio come la marchigiana: e se la Bartoli ha vinto uno Slam, why not?…
Perché ogni cinque anni…
Già: se i numeri hanno un valore, e nel tennis succede più che altrove, seguiteci in questa considerazione. 2010, Roland Garros, Francesca Schiavone sta andando bene da tempo, ma addirittura ‘gagner à Bois de Boulogne’… Ed invece ‘gagne’, altrochè, entrando di diritto fra gli immortali della racchetta di casa nostra ! 2015, Flushing Meadows, Roberta Vinci fa l’impresa sconfiggendo la Williams in semifinale, ma quatta quatta il titolo se lo porta a casa Flavia Pennetta, in una indimenticabile finale tutta tricolore… Come dite? In che anno siamo appena entrati? 2020? Già… Ma guarda un po’…
Perché così finalmente Camila…
Sì, ora che siamo giunti alla conclusione di questo nostro excursus, lo possiamo gridare a pieni polmoni: bella nostra, fatti il tuo bravo Slam, saluta palle, racchette, duri allenamenti, papà che ti catechizza e mamma che cuce ( così può finalmente riposarsi ), e datti anima e corpo alla tua vera -per quanto nascosta, pure a te stessa- vocazione… Esatto, lo spettacolo: il cinema, la tv, la moda, quel che preferisci. Hai le phisique du rhole, ti faranno ponti d’oro dovunque, e se ti applichi appena un po’ (ne siamo convinti) sei pure simpatica e spigliata: se ne vedono tante in giro senza -almeno apparenti…- meriti, tu ne avresti uno enorme. Quello di aver ottenuto il massimo nella tua… vita precedente, nonostante la sfiducia generale nei tuoi confronti. Comunque non la nostra, per quel poco che può contare.
Renato Borrelli