Se si esclude la sua folgorante carriera da junior, culminata con il raggiungimento della prima piazza mondiale e la vittoria di Wimbledon nel 2013, si può dire senza dubbio che il 2018 sia stato l’anno migliore della carriera da professionista di Gianluigi Quinzi. Il lavoro iniziato quasi due anni fa alla Foligno Tennis Academy sotto la guida del coach Fabio Goretti ha iniziato a dare i suoi frutti: quasi 200 posizioni scalate nel ranking ATP, due titoli Futures conquistati ad inizio anno, e poi l’ingresso stabile nel circuito Challenger, con i trionfi a Francavilla e Mestre e la finale a Perugia. Gianluigi, 23 anni il prossimo 1 Febbraio e attualmente n. 147 del ranking ATP, nonchè fresco campione d’Italia di serie A1 con il Circolo Canottieri Aniene, sta preparando la stagione 2019, con umiltà, duro lavoro e determinazione per poter raggiungere gli obiettivi sperati. Ed ha gentilmente risposto ad alcune domande che gli abbiamo rivolto.
Allora Gianluigi, la tua è stata una stagione estremamente positiva: hai iniziato l’anno da n. 335 del mondo e chiudi l’anno nei top 150, hai abbandonato definitivamente i Futures e hai ottenuto ottimi risultati nel circuito Challenger, dunque un primo, importante salto di qualità c’è stato. Quale pensi sia il fattore o i fattori determinanti che hanno permesso questo? Ti diamo tre possibili indizi, per ciascuno dei quali vorremmo che sviluppassi brevemente l’argomento:
1) Il lavoro che stai facendo a Foligno con il tuo coach Fabio Goretti
A Foligno mi sono trovato bene sin dal primo momento, e con Fabio stiamo facendo un gran lavoro. Oltre che un grande allenatore, è anche una gran persona; mi vuole bene e condivide i miei stessi obiettivi, ossia che io diventi un top player e lavorare per questo. Sono molto contento anche dell’ambiente, che mi piace molto, e per il fatto che adesso sono vicino a casa, e quindi posso andare molto più facilmente a trovare la mia famiglia, cosa che prima accadeva molto meno spesso, poichè ero lontano
2) L’iniezione di fiducia che ti ha dato il partecipare alle Next Gen ATP Finals dello scorso anno, e la constatazione di aver giocato alla pari con i tuoi coetanei più in alto di te in classifica
Giocare le Next Gen ATP Finals è stata un’emozione grandissima! All’inizio nemmeno pensavo di poter superare le qualificazioni, soprattutto su quella superficie così veloce. Però ero ben predisposto mentalmente, e così un passo alla volta, ho superato i primi due turni di quali, poi ho vinto la finale delle quali contro Filippo Baldi, e lì è scattata la scintilla: tutti pensavano che sarei stato preso a pallate dai vari Shapovalov, Chung etc, ed invece, anche sulle ali della fiducia, ho tenuto loro testa e bene, e mi sono reso conto che il livello c’è. Quello su cui mi sono reso conto di essere ancora indietro, rispetto a loro, è la contuinità. Loro possono già esprimere lo stesso livello altissimo di gioco per diversi mesi o anche per tutto l’anno, io ancora forse solo per qualche settimana. Ma comunque giocare quelle finals è stata una grandissima iniezione di fiducia per me
3) Meno pressione mediatica rispetto a qualche anno fa, quando nell’ambiente si parlava continuamente di te
Devo dire che adesso mi sento decisamente meglio. Ovviamente, con le pressioni bisogna imparare a conviverci, e pressioni su di me ci sono ancora: tutti vogliono che io vinca, che io diventi forte, molti sperano e credono in me. Però adesso sono molto meno al centro dell’attenzione rispetto agli anni scorsi, e di conseguenza sono più tranquillo, lavoro meglio, e questo penso sia positivo
Cosa credi che sia migliorato di più del tuo tennis rispetto ad un anno fa, sia a livello tecnico che a livello mentale?
Credo quest’anno di aver fatto un grande salto di qualità, grazie al lavoro con Fabio. A livello atletico sono migliorato molto sull’elasticità delle gambe, e questo aspetto fisico è fondamentale. A livello tecnico, sono migliorato sul servizio, sono più aggressivo in campo, ho migliorato il dritto che prima giocavo con meno fiducia; e questo, unito agli appoggi e all’elasticità sulle gambe citata prima, ha permesso questo salto di qualità: i due aspetti, atletico e tecnico, sono molto legati. A livello mentale, è stato un po’ strano: poco prima di giocare il Challenger di Francavilla (dove è arrivato il primo titolo, ndr) mi sentivo esausto di tennis e con poca voglia. Ma sia Fabio, sia la mia famiglia mi hanno aiutato a trovare la giusta motivazione, assicurandomi continuamente che si trattava solo di un momento no, e che sarebbe passato. Un ruolo molto importante lo ha avuto anche la mia fidanzata Ilenia, che mi è stata sempre vicina, supportandomi, è riuscita a capire subito cosa vuol dire fare lo sport che faccio, e sapeva quanto valevo: questo mi ha aiutato tantissimo, dico sul serio.
Quale secondo te è l’aspetto fondamentale che può permettere ad un buon giocatore di livello Challenger di effettuare il salto verso i Tornei ATP e poter essere un top player?
Secondo me il fattore fondamentale per effettuare questo salto di qualità è, come dicevo prima, riuscire a giocare ad alto livello con continuità. Nel mio caso ad esempio, riconosco che il mio tallone d’Achille al momento è proprio questo, ossia devo lavorare sul riuscire a mantenere quella continuità che invece i top player ed i miei coetanei Next Gen nei primi 50 al mondo, riescono ad avere. E per ottenere questo, bisogna lavorare sodo, non mollare mai, cercare di ottenere molte vittorie, tutte le settimane, e non cedere, durante tutto l’arco di un’anno.
Qual è la vittoria a cui di più sei legato?
Sicuramente la vittoria di Wimbledon junior nel 2013. Mi ha dato un’emozione grandissima, in un’atmosfera incredibile. Ho fatto qualcosa di davvero bello, anche per la mia città di Porto San Giorgio e per la mia famiglia.
In una intervista rilasciata quest’anno, hai avuto la grande umiltà di ammettere di aver fatto degli errori in passato, e di dovertene prendere la responsabilità. Questo è molto nobile da parte tua. Cosa allora, adesso e col senno di poi, sentiresti di consigliare ai tuoi giovani colleghi che primeggiano fra gli juniores, perchè possano cercare di ottimizzare il loro percorso nel difficile e delicato passaggio da junior a pro?
Ovviamente di non cambiare tanti allenatori, e di stare attenti a quegli allenatori che pensano più ai soldi che alla crescita e maturazione del giocatore, che sono le cose più importanti. Nel passaggio da junior al mondo del professionismo cambiano tante cose: quando sei junior, i tuoi avversari ti possono “regalare” punti, anche game, commettendo errori gratuiti, e quindi capita che a volte rimettere la palla in campo sia sufficiente; a livello ATP invece, non ti regalano più quasi niente, devi costruirti il punto tu e andare a vincerlo tu, e non aspettare semplicemente l’errore o il regalo del tuo avversario. E’ molto, molto più dura.
Come organizzerai la tua programmazione per il 2019, almeno nei primi mesi? Prevedi di giocare più tornei sul veloce rispetto allo scorso anno? E quali sono i tuoi obiettivi stagionali?
A fine mese giocherò le qualificazioni dell’ATP 250 di Pune, in India. Poi farò ovviamente le qualificazioni degli Australian Open, dopodichè andrò in Sud America, per lo swing su terra rossa. Dopo la trasferta in Sud America, mi concentrerò più su tornei sul veloce. Il mio obiettivo è chiudere il 2019 nei primi 100 del mondo.
A proposito di Sud America, abbiamo visto dai tuoi profili social che ti sei intrattenuto in Argentina anche dopo aver giocato il Challenger di Buenos Aires; preparazione fisica?
Sì. Sono rimasto in Argentina per fare la preparazione fisica con Horacio Hanselmi
C’è un atleta in particolare da cui trai ispirazione? E perchè?
Fernando Verdasco. Perchè mi piacerebbe avere il suo stile di gioco, con un buon servizio, e poter comandare gli scambi con il dritto come fa lui.
Alla luce di come la tua carriera si è evoluta fino ad ora, preferiresti mettere ora la firma per poter essere un top 50 e nulla di più, oppure preferiresti l’incertezza ed il costruirti e sudarti il tuo futuro nel tennis per conto tuo, anche se non dovessi mai raggiungere quel traguardo?
Voglio costruirmi il futuro con le mie forze, e provare a vedere fin dove posso arrivare. Mi sento molto sicuro di me stesso, e di poter entrare nei top 100.
C’è una frase o motto che senti tuo, che ti rappresenta?
Correre non è abbastanza.
Grazie mille, Gianluigi. Ti auguriamo delle serene feste natalizie ed un grosso in bocca al lupo per la nuova stagione!
Crepi il lupo, e buone feste a tutti voi. Ciao!
1 comment
Glielo auguro ma deve progredire parecchio, ha un tennis troppo leggero