Da campione a coach: le metamorfosi vincenti

“Lo sport è apparentemente semplice, persino semplicistico: due campi, una battaglia, un vincitore, un perdente, e il giorno dopo si ricomincia.”
(Jean Dion)
Negli ultimi anni abbiamo visto il ritorno in scena di molti ex tennisti e tenniste che proprio non riuscivano a fare a meno dell’adrenalina e la tensione caratteristiche di uno sport come il tennis.

Da Ivan Lendl ad Amélie Mauresmo, da Boris Becker e Stefan Edberg a Michael Chang e Martina Navratilova, cresce sempre più il numero di ex giocatori che decidono di dare una svolta al proprio essere campioni, cercando di scrivere il loro nome anche nella lista dei migliori ex tennisti diventati allenatori.

Oltre che una breve descrizione di coloro che hanno deciso di intraprendere questa strada nella propria vita, cercheremo di analizzare come mai, dopo anni passati sui campi, molti ex tennisti si sentano costantemente attratti come calamite dal tennis e come mai decidano di “svelare” a qualcuno i propri segreti tecnici, di dare un po’ di se stessi a qualche altro giocatore che potrebbe addirittura ottenere migliori risultati di quanto siano riusciti a fare loro stessi durante la carriera.

Cosa li spinge ad accettare di essere artefici di qualcun altro? Vogliono forse plasmare gli “eletti” a propria immagine e somiglianza? O semplicemente non riescono a stare lontani da questo mondo e tengono a lasciare un segno anche dove non dovrebbero più essere?

Il primo ad aprire le danze fu Ivan Lendl, che decise di ritornare nel circuito nel 2012 (il 31 dicembre 2011 ci fu l’annuncio a sorpresa di Andy Murray), dopo ben 15 anni dall’ “addio” al tennis (nel 1994) in veste di coach di Andy Murray.
LendlMurray

“Gli ho telefonato a Miami e abbiamo parlato un po’ – dichiarò all’epoca Murray – Abbiamo discusso del mio stile di gioco e lui mi ha detto molto onestamente quello che pensa. Mi ha fatto molto piacere e così è stato naturale incontrarsi per parlarne ancora. Da lì è stato un attimo prendere questa decisione. Lendl ha grande esperienza ed è passato attraverso situazioni molto simili a quelle che ho vissuto io recentemente. Credo che possa aiutarmi innanzitutto a livello psicologico”.
L’ex tennista ceco fu un fulmine a ciel sereno per la carriera dello scozzese. Proprio nel 2012 vinse l’oro olimpico, fu il primo britannico ad arrivare in finale a Wimbledon dopo 35 anni  e fece suo il primo Slam dela carriera, vincendo gli Us Open.

Il 7 luglio 2013 vinse Wimbledon battendo in finale il serbo Novak Djokovic per 6-4, 7-5, 6-4. Diventò così il primo tennista maschio britannico a vincere lo Slam per eccellenza, ben 77 anni dopo l’ultimo successo britannico, avvenuto per mano di Fred Perry nel 1936.

Nessun altro caso meglio di questo potrebbe dare adito alle domande che ci siamo posti poche righe più sopra. Come tutti sappiamo, Ivan Lendl vinse 8 titoli Slam e raggiunse innumerevoli  successi, fatta eccezione di Wimbledon che potremmo definire la “bestia nera” della sua carriera.

Avrebbe ceduto volentieri molti dei successi in cambio di un solo titolo nel prestigioso All England Club. Secondo alcuni, avrebbe persino venduto l’anima a Lucifero. Il trofeo divenne una vera e propria ossessione per il ceco, ossessione che potrebbe essersi colmata nel 2013. Resta il fatto che, anche se a “scacciare” il demone sia stato proprio il “pupillo” Andy Murray, è impossibile non pensare che quel giorno Lendl sia stato attraversato da sensazioni molto contrastanti l’una con l’altra. Da una parte l’orgoglio di aver forgiato un nuovo campione, dall’altra la frustrazione di non essere riuscito ad aiutare se stesso tanto quanto fosse riuscito a fare con l’allievo che ora stringeva la coppa che per tutta una carriera aveva immaginato e sognato di stringere lui stesso.

La collaborazione tra i due terminò a marzo 2014 e, a distanza di pochi mesi, la scelta di Amélie Mauresmo come nuova allenatrice, sollevò parecchie polemiche riguardo al fatto che una donna potesse essere in grado di aiutare ed allenare un tennista di sesso maschile.

Ad annunciarlo fu il tennista scozzese  in un comunicato stampa. Di seguito riportiamo le dichiarazioni dei protagonisti in merito:

A. Murray: “Sono entusiasta delle possibilità che potranno nascere da questo rapporto lavorativo – ha dichiarato Murray –. Amelie è una delle persone che ho sempre ammirato perché ha saputo affrontare molte difficoltà in carriera, ma è riuscita sempre a superarle. È stata una tennista meravigliosa e ha vinto due Major, compreso Wimbledon.Ho già un team di allenatori molto forte ma penso che Amélie possa aggiungere la sua esperienza e le sue qualità tattiche al punto da farci migliorare ulteriormente. Tutte le persone con cui ho parlato mi hanno detto cose egregie sul suo conto, sia come persona che allenatrice. E sono convinto che ci darà una grande spinta, quella che mi serve per vincere altri titoli dello Slam”.
A. Mauresmo: “Sono felice di poter lavorare con Andy.È un tennista dal talento assoluto e sono convinta di aver molto da offrire a lui e al suo team. Non vedo l’ora di poter dare il mio contributo”.
L’ex tennista francese ha poi aggiunto a Eurosport: “Sono stata molto sorpresa da questa offerta. Credo che sia una grande storia anche per gli addetti ai lavori vedere che una donna allenerà un uomo. Ma adesso la mia sfida è un altra. Aiutare Andy a migliorare il proprio gioco. Vuole vincere altri titoli del Grande Slam, questo è l’obiettivo. La pressione sarà tutta su di lui, anche se so che questo giorno cambierà la mia vita. In fondo, però, a me piacciono le sfide. Vedremo come andrà a finire”.

A dispetto delle critiche e delle voci di corridoio , il loro team ha dimostrato di saper funzionare. Ne è prova la prestazione dello scozzese agli ultimi Australian Open, dove ha raggiunto la finale per poi cedere al numero uno al mondo Novak Djokovic. In semifinale, dopo aver battuto Tomas Berdych per 6-7, 6-0, 6-3, 7-5,  nell’intervista post partita, Murray ha tenuto a ringraziare la propria coach con parole di stima e affetto:
“Molte persone mi hanno criticato per aver scelto di lavorare con lei e adesso credo di poter affermare che le donne possono essere buene allenatrici tanto quanto gli uomini. Anche Madison Keys, che ha raggiunto le semifinali e sta giocando il miglior torneo in carriera è allenata da una donna, Lindsay Davenport. Sono molto grato ad Amélie per tutto quello che sta facendo. Per lei, accettare di farmi da coach è stata una scelta di coraggio e spero di poterla ripagare per tutto ciò che fa per me”
Rimanendo sulla scia di ex tenniste che hanno intrapreso la strada del coaching, una delle ultime ad aggiungersi alla lista è stata la ex numero 1(divenne n. 1 nel luglio 1978 e ci rimase per 332 settimane) al mondo Martina Navratilova, che lo scorso dicembre ha annunciato che avrebbe allenato Agnieszka Radwanska, lavorando insieme a Tomasz Wiktorowski (allora allenatore della polacca).

La ex tennista, vincitrice di  59 titoli Slam, 18 in singolo, 31 in doppio e 10 nel doppio misto, in merito all’imminente collaborazione con la tennista polacca, dichiarò:

“Non ho dormito molto bene la notte scorsa, pensando di tornare all’attività agonistica.Sono molto eccitata dalla prospettiva di allenare Agnieszka e lavorare con Tomasz. Sarà una bella sfida. Mi ha fatto piacere quando Agnieszka mi ha fatto questa proposta e non vedo l’ora di iniziare”.

Tra gli altri non possiamo non menzionare Stefan Edberg, vincitore di 6 titoli Slam e ex numero uno al mondo, attuale coach di Roger Federer. I due annunciarono la colaborazione il 27 dicembre 2013 e l’ex tennista svedese divenne membro effettivo del team svizzero a partire dagli Australian Open 2014.

Stessa sorte è toccata a Boris Becker, che iniziò a collaborare con l’attuale numero 1 al mondo, Novak Djokovic, a partire da dicembre 2013, all’ex tennista Michael Chang, attualmente coach di Kei Nishikori e a Goran Ivanisevic che si è invece reso a completa disposizione di Marin Cilic, vincitore dell’ultima edizione di Us Open in quel di Flushing Meadows.

Che si tratti di un caso oppure no, è innegabile dover osservare come i grandi campioni del passato siano di grande spinta e sembrino occupare un posto d’eccellenza nei team dei campioni di oggi e di domani.

Da un lato potrebbe considerarsi “divertente” l’incontro tra tennis del passato e tennis moderno.Pensate a un tifoso sfegatato di Edberg che oggi è tifoso maniacale di Novak Djokovic, o a un tifoso spudorato di Boris Becker che oggi si ritrova ad essere stregato dalla classe ed eleganza di Roger Federer. Il “vecchio” che incontra il “nuovo” crea scompiglio anche tra il pubblico, che magari avrebbe preferito vedere Becker allenatore di Federer o Edberg allenatore di Djokovic.

Il fatto è che, quando, per esempio, Roger Federer scende in campo contro Novak Djokovic, è come se si avvertisse la stessa tensione anche tra Stefan Edberg e Boris Becker. Un po’ come ai vecchi tempi.

Dall’altra parte, la moda degli ex tennisti coach sta diventando “fin troppo moda”. Che i campioni del passato possano davvero aiutare i propri eredi con consigli tattici e di gestione della pressione è fuori discussione, ma forse, la lista di ex giocatori che ora vogliono diventare allenatori rischia di occupare troppi fogli.

Resta da chiedersi chi sarà il prossimo o la prossima e, in fondo, sappiamo che la speranza di molti sarebbe quella di vedere John McEnroe in divisa di coach. Sicuramente porterebbe un po’ di pepe in tribuna, pepe che per il momento portano soprattutto le compagne dei nostri campioni con qualche parolaccia di troppo nei confronti degli avversari in campo. Del resto, a chi non piacerebbe vedere un John McEnroe allenatore di Fabio Fognini? Allora sì che diventerebbe tutto più divertente.

Tornando seri, ci sarebbe anche da aprire un altro capitolo che riguarda gli ex tennisti che sono diventati allenatori di Coppa Davis e Fed Cup, come la stessa Amélie Mauresmo, Yannick Noah, Adriano Panatta, Corrado Barazzuti e via dicendo.

Ma, per questo, vi faremo attendere fino al prossimo capitolo.

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