Dalla parte dei big server

Definiti poco spettacolari, mediocri nel gioco e vera piaga del tennis moderno, i cosiddetti big server sono costantemente criticati da un'ampia fetta del pubblico. Per una volta proviamo a spezzare una lancia in loro favore e a fare un poò di chiarezza riguardo l'argomento.

Prima di servizio, boom. Come esploso da un cannone arriva l’ace. Il raccattapalle ha appena rifornito la Bestia che già al giocatore al di là della rete, un brivido corre lungo la schiena. E nonostante il fatto che nel punto successivo il primo servizio s’è infranto sul nastro, all’altro neanche passa per la testa di fare un passo nel campo: rischierebbe troppo di essere punito dalla potenza della botta centrale o dalla precisione dello slice che rimbalza altissimo. Imprendibile.

La vita dei grandi servitori va avanti così, tra game facili al servizio e game difficili alla risposta. Tra le critiche mosse dai puristi, ma anche tra gli insulti del tifoso medio, quello che vede soltanto le finali e si esalta unicamente con i grandi campioni. <<Non è tennis questo! E’ un bombardamento!>>. Pochi spezzano lance in loro favore, quasi nessuno in realtà. Vengono accusati di ammazzare il Nobile Gioco, di rendere scarno lo spettacolo che dovrebbe essere ogni volta, secondo il loro superficiale giudizio, il tennis. Ne abbiamo sentite di tutti i colori per cercare di fermarli: rete più alta, abolizione della seconda di servizio e chi più ne ha più ne metta. Ultimamente capita di leggere sempre più spesso che loro, i big server, sono il male del tennis, l’erba da estirpare, il motivo per cui si deve rivoluzionare il mondo della racchetta per renderlo meno monotono e noioso.

Milos-Raonic

Difendere i grandi servitori risulterà per alcuni una vera e propria follia, per altri una perdita di tempo. Quello che vorrei far trasparire da queste righe è invece il concetto di chiarezza riguardo l’argomento, cosa che in pochi sembrano avere.

Partiamo dal presupposto fondamentale: sarebbe da matti considerare il gioco di Karlovic, Isner, Anderson &co spettacolare, eccitante o tale da poter esser definito ‘divertente’. No, affermare ciò sarebbe soltanto negare l’evidenza. Quello che è oscuro a molti è però il fatto che essere alti nel tennis ha i suoi vantaggi, ma comporta anche più di uno svantaggio.

Se si analizza il livello medio del tennis odierno si può constatare che è incrementato parecchio anche soltanto rispetto a vent’anni fa. Un giocatore capace di agguantare la top-100 oggi è in grado di superare e mettersi alle spalle una concorrenza agguerrita e ben preparata. Se il servizio era considerato fino a poco tempo fa la freccia più affilata ed importante che ogni giocatore doveva possedere nella propria faretra tennistica, si può affermare che adesso la risposta è diventata il colpo fondamentale ed in grado di far la differenza per scalare le classifiche. Rispetto a qualche anno fa sono in aumento i risponditori in grado di controbattere o almeno rendere mansueti servizi che varcano costantemente il muro dei 200 km/h. Ciò non ha fermato la pioggia di ace che i grandi servitori sono in grado di scagliare ma ha senz’altro diminuito l’efficacia della loro arma vincente, anche solo rispetto ad un decennio fa. Parecchi “esperti” che stigmatizzano i big server odierni, definendo i bombardieri da 30 ace a partita come espressione dell’evoluzione di racchette e materiali, sembrano aver dimenticato Tanner prima, Živojinović  poi, ed Ivanisevic infine. In molti considerano le Bestie odierne come i primi giocatori “che servono da un albero” (cit.) dimenticando i precedenti nella storia tennistica ed i match poveri di spettacolo che esistevano già quasi quarantanni fa.

Se dunque gli ace continuano a piovere, direte voi allora, qual è lo svantaggio per i giganti “solo servizio”? Provate voi a mettervi nei panni di Karlovic nel momento in cui dall’altra parte della rete arriva una palla tagliata che vi cade nei piedi, sul rovescio, dovendo scendere da 211 cm. Quando la palla arriva schizzando diretta verso i lacci, avete mai provato a considerare il fatto che è alquanto difficile coordinarsi scendendo dal grattacielo dei 200 cm? La risposta non sarà mai in grado di essere un colpo costante e sempre sicuro per nessuno di loro. Al grande vantaggio nel servizio, corrisponde un grande svantaggio nella risposta.

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Altro luogo comune: i grandi servitori sanno fare bene soltanto una cosa. Servire bombe (facile, eh?) è l’unica cosa in cui eccellono e riescono a sopravvivere nel circuito soltanto grazie a quello. Dunque facendo un esempio, secondo voi, si diventa numero 14 al mondo, in vantaggio negli scontri diretti con Djokovic, con vittorie in carriera su Nadal e Federer solo grazie al servizio? (Karlovic). Si diventa numero 9, due volte finalista in un 1000 e  con vittorie di prestigio nel palmares soltanto grazie agli ace? (Isner). Se fate parte della categoria di persone che la pensano in questo modo, allora dovete essere sicuri di poter affermare che i tre quarti dei giocatori di basket sarebbe in grado di ottenere gli stessi risultati grazie semplicemente ai geni regalati da mamma e papà? Considerando nello specifico il tennis, perché altri giganti come Olivetti o De Schepper non hanno ottenuto gli stessi risultati a parità di altezza? Secondo il semplicistico ragionamento di molti dovrebbero essere anche loro ingiocabili e costantemente in alto nel ranking. Questo non accade perchè essere alti nel tennis non è sinonimo di esser in grado di vincere sempre, come in molti pensano. Vi ostinate a dire poi che i grandi servitori non hanno talento tennistico, quando invece, secondo mio modestissimo parere, hanno capacità notevoli nel riuscire ad ottenere risultati e vittorie nonostante difficoltà palesi negli spostamenti e nella solidità dei colpi da fondo. Direte voi c’è il tie-break a salvarli e a permettergli di vincere, vista la difficoltà per gli avversari di riuscire a strappargli la battuta. Ma questo non è sempre vero. Perché? Basta semplicemente che perdano un singolo punto quando servono ed i loro limiti alla risposta possono compromettere l’esito non solo di un set ma di una partita intera. Spesso li si considera alla stregua di automi infallibili al servizio. Invece sono umani. Come tutt noi d’altronde.

Altra tendenza molto comune è il generalizzare e considerare tutti questi tennisti come appartenenti ad un’unica categoria indistinta. Pochi vanno al di là del prendere in considerazione la battuta. Pochi parlano dei progressi di Karlovic nella mobilità rispetto a dieci anni fa, pochi parlano della potenza del dritto di Isner o di Anderson, oppure della voleè e dei riflessi di Müller.

Ciò che dovrebbe essere limpido nella mente di ogni appassionato, dal purista al tifoso più becero, è che il tennis non è colpi spettacolari o eleganza nei gesti ma efficacia. Pura efficacia. Ognuno si arrangia come può in questo spietato mondo pur di essere in grado di vincere. Quindi fatevene una ragione, i grandi servitori ci sono e continueranno ad esistere. Potete definirli inguardabili, noiosi oppure brutti da vedere, ciò non significa che a tennis non sappiano giocare. Interpretano semplicemente lo sport in base a ciò che la natura gli ha offerto. E che vi piaccia o meno, saranno sempre pronti a zittire i (tanti) detrattori a suon di ace.

PS. Dopo la lettura di questo articolo molti mi augureranno la visione in loop di una partita al meglio tra Karlovic ed Isner, lo avevo già tenuto in considerazione. E’ un rischio che sono disposto a correre.

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