Diario degli Australian Open: giorno 4

Fognini polemizza ma vince con agio. Così fa anche la Giorgi che cresce sempre più. Serena manda a scuola Genie, mentre Djokovic rimane inchiodato alla sua plumbea dittatura. Il meglio, ed il peggio, della quinta giornata all'Open d'Australia.

-Nel primo confronto al di fuori della terra rossa, e nonostante un bilancio nei precedenti che lo vedeva sotto 3 a 2, Fabio Fognini gestisce al meglio l’argentino Mayer estromettendolo in tre set dalle dinamiche più nette di quanto il punteggio possa suggerire. Quella del ligure, costretto più volte alla fase difensiva da un avversario che per l’intero corso del match ha spinto con veemenza la palla, è stata una prova altamente convincente, utilissima al fine di acquistare fiducia in vista di un terzo turno che lo vedrà opposto a Carreno Busta, contro il quale non è mai stato in grado di raggiungere il successo. I primi due turni di Fabio, che in Australia può vantare, come massimo risultato, un quarto turno raggiunto nel 2014 e nel 2018, lasciano una sensazione di piacevole confidenza, fattore non scontato nella sua ben nota carriera.

-Adoro il gioco di Genie Bouchard, tecnicamente impeccabile e stimolante alla vista. La canadese impatta con un anticipo che ricorda, fatti dovuti accorgimenti, quello che negli anni ’90 rese immortale l’idolo Agassi, ed i movimenti sono così fluidi che risulta difficile, in linea teorica, proporre un nome che la possa superare per completezza e talento. Eppure, il match che l’ha vista opposta a Serena Williams, è stata la prova lampante di cosa distingua Serena dalla miriade di padellatrici che con fastidiosa enfasi popolano un circuito privo di grazia. I luoghi comuni utilizzati dalla becera tifoseria per screditare le gesta dell’americana sostengono da anni che, possedendo una simile potenza, a Serena basti salire brutalmente sulla palla per poter vincere, con agio, ventitré Slam, pur non possedendo alcun tipo di dote. Ebbene, i due set conclusi 6-2 in proprio favore potranno essere utili, a tali eclettici commentatori, per comprendere le, ai loro occhi indecifrabili, dinamiche del tennis. Genie è una colpitrice fenomenale, che però, pur facendo atterrare i propri fondamentali, spesso, in prossimità della linea di fondo, non è in grado di muovere l’avversaria, concedendole il lusso di colpire da ferma. Se l’avversaria in questione, come nel caso odierno, si chiama Serena Williams, il risultato è scritto in partenza. L’ex numero uno del mondo raggiunge il terzo turno grazie ad una tattica sopraffina ed una tenuta fisica che ricorda da vicino gli anni in cui dominava incontrastata i maggiori palcoscenici del mondo. Assistere ad un suo match è un assoluto privilegio.

-Per quanto promettente sia la diciassettenne Iga Swiatek, già vincitrice, a livello giovanile, di un titolo a Wimbledon ed una medaglia d’oro alle Olimpiadi, i soli due game da lei conquistati contro Camila Giorgi dimostrano quanta differenza esista tra una Juniores ed una professionista come la marchigiana. La partita non offre spunti sui quali basare un’approfondita analisi, perché troppa è la differenza, di pesantezza e soluzioni, messa in campo dalle due. Un allenamento ad alta intensità, per Camila, che ora attende Karolina Pliskova in un incontro nel quale la risposta alla prima di servizio verrà ad essere il fattore determinante per stabilire il risultato finale.

 -Milos Raonic, così come Berdych, torna a farsi sentire in terra australiana. Il canadese estromette Wawrinka in quattro tiebreak, lasciando che il servizio, con 39 ace e l’84% di punti vinti con la prima, gli consenta di prenotare l’appuntamento con Chardy. Milos occupa l’ottavo di finale dove, secondo ranking, il favorito dovrebbe essere Zverev, oggi costretto al quinto set dal rinomato terrore che lo assale nei tornei dello Slam. Il lavoro fatto con Lendl, per il tedesco, sta portando miglioramenti evidenti a livello globale ed anche il dritto, tra i due fondamentali sempre rimasto il meno naturale, inizia a scorrere con fluidità. Rimane però lo scoglio della propria insicura personalità, ossimoro se riferito ad un’apparenza boriosa come quella di Alexander, sul quale Ivan non ha voce in capitolo. Di certo, Zverev, finirà per occupare la prima posizione del ranking in un prossimo futuro, ed il suo nome verrà inciso su vari trofei Major, ma resta ancora un’incertezza inscalfibile sulla data da supporre per vedere il completamente di questo agognato salto di qualità da tutti atteso.

 -Novak Djokovic fa il Novak Djokovic e Jo Tsonga fa il Jo Tsonga. Il serbo, senza cimentarsi in nulla di eclatante, porta a casa la vittoria in tre set, lasciando che il francese, pericoloso in un solo frangente a fine secondo parziale, quando con un pallonetto in corsa merita controbreak che lo porta sul 5-5, decide, nel game successivo, di consegnarsi volontariamente all’avversario infilando in serie errori e doppi falli. Era ovvio, ai più, che dello Tsonga capace di issarsi alla quinta posizione mondiale nel 2012 fosse rimasto soltanto il taglio di capelli, ma la possibilità di far uscire il leader delle classifiche da questo torpore meditativo che attanaglia ogni sua sfida è stata, per un istante, evidente. Non gliene si può fare una colpa. Per il transalpino, visto il recente passato, la sola presenza in uno Slam può essere già considerata un traguardo.

 Dal vostro cronista è tutto, a domani.

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