-Il tiebreak del quinto set della partita tra Federer e Millman è la dimostrazione lampante della differenza che intercorre tra un buon giocatore ed un campione.
L’australiano, sopra 8-4, è in trance agonistica. Gioca una volee smorzata in allungo, un passante in corsa e poi un altro.
Tutto ciò che prova, gli riesce.
I tifosi dello svizzero iniziano a spegnare il televisore. Dopo aver sofferto per più di quattro ore, si rassegnano all’idea della sconfitta.
Invece no, Roger rimane attaccato alla partita. Un paio di punti condotti con il dritto e Millman inizia a sbagliare.
Sull’otto pari un nuovo errore dell’australiano porta Federer a match point.
Lì, la conduzione dello scambio è magistrale.
L’elvetico sa cosa stia succedendo dall’altra parte della rete. Millman si è appeno visto passare di fronte un treno che l’avrebbe portato alla vittoria più prestigiosa e significativa della carriera. È terrorizzato e Roger lo sa.
Decide quindi di limitarsi a mettere la palla in campo. Rallenta con il back, si appoggia, arriva al punto in cui Millman è costretto ad attaccare e battezzare un angolo. Chiaramente sbaglia, sceglie l’inside-in lasciando tutto il lato destro libero.
Roger deve solo sfruttare lo spazio. Ed è game, set and match. Che faticaccia, tanto pesante quanto inaspettata.
Roger non sta giocando bene, ma è normale sia così. Lo attende un ottavo con Fucsovic ed un quarto con uno tra Sandgren e Fognini. Il tabellone è particolarmente agevole. Vediamo se sarà in grado di alzare sufficientemente il livello per poter arrivare alla semifinale senza troppi acciacchi.
–Fognini è uno, nessuno e centomila.
Inconsistente nella prima parte del match contro Opelka, concentrato nella seconda. Caparbio e altalenante nella sfida con Thompson, determinato e inarrestabile contro Pella.
E ora? Impossibile a dirsi. La sfida di oggi è stata ottima sotto tutti i punti di vista. Ora non ci resta che pregare, nutrendo la forte speranza di vedere Fabio sulla Rod Laver Arena lottare con Federer per un posto in semifinale.
-Salutiamo Caroline Wozniacki.
La danese gioca l’ultima partita della carriera con Ons Jabeur, tunisina della quale vi ho parlato l’altro giorno, e dà l’addio definitivo alle scene. Colpita dall’artrite reumatoide, lascia un senso di amaro in bocca a tanti appassionati che, pur non apprezzandone lo stile di gioco, hanno sempre riconosciuto a Caroline enormi capacità atletiche ed un rovescio lungolinea da manuale. Fa sorridere che, a mettere la parola fine alla sua ottima carriera, sia stato un dritto sbagliato. Quel dritto sul quale, insieme al padre, ha lavorato per anni. Entrambi si godono, dal campo, i meritati applausi.
Suonano sempre retoriche le frasi scritte in occasione dei ritiri. Forse lo sono, ma se è vero che ci accorgiamo dell’importanza delle cose solo dopo averle perse, allora è vero che, questo genere di campioni, merita elogi più profondi nel giorno in cui, forse a malincuore, si staccano da noi.
–Bolelli e Paire, coppia di doppio insospettabile, estromettono le teste di serie numero 1 Herbert e Mahut. Il punteggio è anche piuttosto netto: 6-4 7-6.
Non è una notizia particolarmente rilevante, ma mi faceva piacere informarvi. D’altronde, quando si tratta di Paire, c’è sempre un motivo per prestare attenzione.
Figuriamoci quando si parla di doppio.